Farmaci per dimagrire ed effetto pelle cascante: cosa si può fare

Hanno ritrovato la salute. Hanno perso decine di chili. Ma davanti allo specchio, qualcosa stona: il corpo è cambiato, la pelle non ha tenuto il passo. Per molti pazienti obesi che, grazie alle nuove terapie farmacologiche, riescono a dimagrire rapidamente, l’entusiasmo iniziale lascia spazio a un disagio nuovo. Non è solo questione di numeri sulla bilancia: è il volto a spegnersi, il profilo a cedere, il corpo a ‘svuotarsi’. Un prezzo estetico da pagare per una conquista clinica. Ma si può intervenire e in molti casi, restituire armonia come hanno sottolineato gli esperti al congresso, della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime), in corso a Roma fino al 18 maggio.
‘Facce e pance da incretine’: cosa sonoLe terapie con semaglutide e tirzepatide hanno rivoluzionato il trattamento dell'obesità, offrendo risultati significativi nella riduzione del peso corporeo. Tuttavia, una perdita di peso rapida può comportare effetti collaterali estetici, come la lassità cutanea e l'aspetto scavato del viso tanto che sui social si parla di ‘facce da semaglutide o tirzepatide’, espressione che descrive l'aspetto emaciato e invecchiato del viso che può derivare appunto da una rapida perdita di peso, soprattutto quando il tessuto adiposo si riduce significativamente. “Una perdita di peso abbastanza rapida – afferma Emanuele Bartoletti, presidente della Società Italiana di Medicina Estetica - che riguarda prevalentemente il tessuto adiposo, molto meno quello muscolare e per niente quello osseo, può determinare degli inestetismi a livello del viso, che appare smunto e scavato, conferendo al paziente un’aria poco sana”.
La comparsa dei ‘bargigli’Dunque, se da un lato c’è la soddisfazione di aver perso peso, dall’altra il paziente potrebbe non piacersi quando si guarda allo specchio: “Dopo un forte dimagrimento - prosegue Bartoletti - i tessuti non più sostenuti dal volume del tessuto adiposo, tendono a scendere verso il basso, a cedere alla forza di gravità. E questo può determinare un accumulo di tessuto adiposo a livello della mandibola, con la comparsa dei ‘bargigli’, quelle pieghe o accumuli di tessuto molle che si formano nella parte inferiore del viso, ai lati della mandibola, e che scendono verso il collo. Oltre alle guance, anche le tempie cominciano a scavarsi. Tutto questo contribuisce a dare l’impressione di una persona emaciata, invecchiata precocemente”.
Cosa può fare la medicina esteticaCosa può fare oggi la medicina estetica per affrontare questi inestetismi? “Il medico estetico può correggere questi difetti attraverso una serie di interventi. In primo luogo, vanno rimessi in tensione i legamenti, che sostengono le ‘logge’ che contengono il tessuto adiposo del viso, in modo tale da riposizionarle verso l’alto. Poi dovrà provvedere a ridare volume alle logge adipose stesse, che si sono svuotate”, spiega il presidente della Sime. Normalmente queste correzioni vengono effettuate soprattutto nella regione sotto lo zigomo e della guancia.
Le correzioni della medicina rigenerativaQuesto si può ottenere attraverso la medicina rigenerativa, andando a prelevare del tessuto adiposo a livello dell’addome o dei fianchi e facendo un lipofilling autologo a livello del volto. “Si tratta della prima scelta, viste le potenzialità del tessuto adiposo come tessuto rigenerativo”, prosegue Bartoletti che aggiunge: “Qualora questo non fosse possibile, si può ricorrere non tanto ai filler, che per aumentare i volumi dovrebbero essere abbastanza densi e strutturati e quindi rischierebbero di essere troppo visibili o ‘palpabili’ a livello delle guance, quanto piuttosto ai bio-ristrutturanti. Si tratta di sostanze, come l’acido polilattico, il policaprolattone o l’idrossiapatite diluita, da iniettare nel sottocutaneo, lì dove si trova il tessuto adiposo per stimolare la deposizione di collagene”.
I bioristrutturantiQueste sostanze insomma operano un riempimento indiretto: non solo loro che ‘riempiono’, ma il collagene del quale inducono la deposizione, che nel tempo porta ad un aumento di volume. “Tra i bio-ristrutturanti più efficaci ci sono anche i complessi ibridi cooperativi stabili. Si tratta della combinazione di molecole di acido ialuronico ad alto e basso peso molecolare stabilizzata attraverso un processo termico e ad elevata concentrazione che li rendono idonei alla rigenerazione dei tessuti del viso e del corpo. Può essere indicato quando iniziano a esserci i primi segni di cedimento sulle guance”.
Trattamenti specifici per tempie e mandibolaE per alcune aree come tempie e mandibola, cosa si può fare? “Per la zona delle tempie - risponde Bartoletti - si può utilizzare o l’idrossiapatite di calcio, da iniettare in profondità, sotto il muscolo temporale e sopra la superficie ossea, o dell’acido ialuronico da iniettare in superficie. Anche per ridistendere il bordo mandibolare si può utilizzare una sostanza come l’idrossiapatite di calcio o l’acido ialuronico, in questo caso molto cross-linkato, cioè molto ‘robusto’, da iniettare sopra l’osso per cercare di aumentare un po’ il volume della mandibola e distendere i tessuti molli che scendendo si accumulano a livello del bargiglio. In un secondo momento, dopo aver operato tutte queste correzioni e aver ristabilito lo spessore del tessuto sottocutaneo, se necessario è possibile ricorrere anche ai fili da trazione”.
L’effetto ‘collo di tacchino’Ma quando una persona con obesità perde molto peso, soprattutto in tempi relativamente brevi e senza accompagnare il percorso con un'attività fisica strutturata, gli inestetismi o esiti post-dimagrimento, non coinvolgono soltanto il viso. Può comparire il cosiddetto ‘collo di tacchino’, cioè la pelle rilassata sotto il mento e lungo la mandibola. Inoltre, può formarsi una piega sotto il mento marcata, in particolare nei soggetti che avevano accumuli adiposi evidenti in quella zona. “Se non ci sono lassità molto importanti - spiega Bartoletti - l’inserimento di fili di trazione riesce a spostare verso la parte laterale la cute in eccesso, mettendola nuovamente in tensione nell’area centrale, ricostituendo un buon angolo cervico-facciale tipico dei colli più giovani”.
Lipoaspirazione, endolaser e piastrineQuando il cedimento cutaneo nella zona del collo è importante, l’intervento di lifting resta la soluzione più efficace. Tuttavia, per chi cerca un’opzione meno invasiva, oggi è possibile intervenire con una tecnica combinata che consente di ottenere buoni risultati senza ricorrere subito al bisturi. “La procedura - spiega il presidente della Sime - inizia con una sorta di lipoaspirazione leggera o uno scollamento dei tessuti, che serve a liberare e mobilizzare la zona interessata. A questo punto si interviene con un endolaser: una sottile fibra ottica viene inserita sotto la pelle per riscaldare i tessuti dall’interno. Il calore generato stimola la retrazione cutanea e migliora la tonicità della pelle. Per completare il trattamento, vengono infine iniettate le piastrine concentrate del paziente stesso (PRP), che funzionano come una sorta di ‘colla biologica’: stabilizzano i tessuti, favoriscono la rigenerazione e migliorano l’effetto finale in modo naturale”. Infine, il seno che appare svuotato e cadente, anche molto accentuato. Come si può intervenire? “In questo caso - risponde Bartoletti - la medicina estetica può fare molto poco, serve un vero e proprio lifting che consiste nel sollevamento del seno e nella rimozione della pelle in eccesso, senza necessariamente inserire protesi. Per chi rifiuta le protesi o vuole un aumento più soft, si può prelevare grasso da altre zone del corpo come addome e fianchi e iniettarlo nel seno per migliorarne il volume e la forma”.
Le braccia a ‘tendina’Altro cruccio post dimagrimento sono le pieghe dorsali che si formano nella zona sotto il reggiseno (soprattutto nelle donne), che possono permanere come lembi di pelle flaccida e le braccia "a tendina" (ptosi brachiale), un rilassamento marcato della parte interna del braccio, soprattutto nella zona del tricipite. “Per le braccia - suggerisce Bartoletti - sarebbe interessante agire già durante il dimagrimento trattando questa regione con infiltrazioni di sostanze bioristrutturanti che favoriscono la produzione di collagene e si oppongono al cedimento con l’aggiunta di sedute di radiofrequenza”.
La pancia cadente e i glutei svuotatiQuando si perdono 20-25 chili inevitabili sono anche le conseguenze a livello addominale dove si concentra in genere la maggior quantità di grasso poi perso con il dimagrimento. Si parla di pannicolo addominale cadente, la cosiddetta ‘pancia pendula’, spesso visibile anche sotto i vestiti. Quando il rilassamento addominale è marcato, l’intervento di riferimento resta l’addominoplastica, una procedura chirurgica che prevede lo scollamento dei tessuti e la rimozione della pelle in eccesso. “Nei casi più lievi - spiega il presidente della Sime - si possono valutare soluzioni meno invasive: ad esempio, l’Endolift, una tecnica laser che stimola la retrazione cutanea e può essere utilizzata sia sull’addome che sulla parte interna delle braccia. Per le adiposità localizzate, come la cosiddetta pancetta, può essere utile la criolipolisi, che agisce sul grasso in eccesso tramite il raffreddamento selettivo. Per quanto riguarda i glutei, negli ultimi anni, inoltre, si stanno ottenendo risultati interessanti anche con l’acido polilattico e altre sostanze bioristrutturanti sviluppate per il corpo, capaci di migliorare il tono e offrire un lieve effetto riempitivo nei tessuti svuotati. Il tutto va sempre accompagnato da un lavoro costante sull’attività fisica, fondamentale per mantenere il risultato nel tempo e migliorare l’aspetto generale della silhouette”.
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