<p>“La Juve non aspetterà Tudor. Vlahovic triste, l’addio non è l’unica soluzione”</p>

Angelo Di Livio commenta così il momento dei bianconeri: “Alberto Costa mi piace, Koopmeiners non è stato all’altezza”
TORINO - Di corsa. Sul mercato come sulla fascia. E chi può dirne di più, se non Angelo Di Livio? Il Soldatino, 269 volte in campo con la maglia bianconera, ha attraversato più periodi, più percorsi, molto spesso vincenti. Non solo: ha incrociato pure Igor Tudor quando aveva appena vent’anni. Arrivava da Spalato e sembrava all’inizio un pesce fuor d’acqua, poi con il silenzio e con il lavoro è entrato nel cuore di tutti. Un po’ come accaduto nel suo processo da allenatore della Juve. Sotto traccia, e alla fine al centro di ogni cosa. Dev’essere il suo destino, quello da underdog. E Di Livio l’aveva colto al volo, anche lui partito dalla periferia per arrivare sul tetto d’Europa. "E sapete qual è la prima cosa che ci aveva colpito di Igor? L’umiltà", racconta, con un immancabile sorriso.
Angelo Di Livio, che ricordi ha del Tudor calciatore?
"Ci siamo incrociati per un anno. Era il suo primo, era il mio ultimo. Igor era molto giovane, proprio all’inizio. Poi è diventato un bel difensore".
Colpito da qualcosa in particolare?
"Mi è sempre piaciuta la sua umiltà, appunto. Lui è entrato in uno spogliatoio di figure importanti. L’ha fatto in punta di piedi, con rispetto".
Di Livio su Tudor allenatoreE da allenatore?
"Mi piace. Mi sembra concreto. E mi pare pure sia entrato nella mentalità della Juventus».
Cioè?
"Non necessariamente un grande gioco, ma devono arrivare i risultati".
Il primo l’ha portato: la qualificazione in Champions.
"Sì, quel quarto posto è stato determinante per tanti motivi. Adesso si parte da zero. Ed è consapevole di dover fare risultato, altrimenti la Juve non ti aspetta. Non l’ha mai fatto con nessuno e con lui non farebbe certo un’eccezione".
Dal punto di vista tattico, cosa pensa del suo lavoro con gli esterni offensivi?
"Si è adeguato a quello che aveva a disposizione. Il suo sistema di gioco prevede due giocatori alle spalle della punta, e ha messo gli esterni lì. Ne aveva molti".
Scelta giusta?
"Ah, quello lo diranno i risultati. Può sicuramente cambiare. E mi auguro che qualcuno in quel ruolo possa dargli una mano".
Tipo?
"Beh, Koopmeiners. Non è stato all’altezza. Tocca far vedere quanto valga. Poi Douglas, anche se ho sentito che può partire. E bisogna capire la situazione di Dusan Vlahovic. Non è una squadra priva di qualità".
Sul mercato della JuveAcquistare Conceiçao era la mossa da fare?
"Assolutamente sì, Conceiçao a tratti si è caricato la squadra sulle spalle. È un giocatore vivace, veloce, salta l’uomo. Non ce ne sono tanti così e può fare la differenza".
E Sancho? Le piacerebbe?
"Ha gol e dribbling, potrebbe avere tanti assist nelle gambe e può giocare alle spalle del’attaccante. Sulla carta può sostituire Nico Gonzalez".
Già, Nico Gonzalez. Si aspettava queste difficoltà?
"Ho visto: può essere ceduto. Ma la Juve è esattamente questa roba qui: se non dimostri, rischi di essere risucchiato dalla corrente. E di perdere il posto".
Anche Alberto Costa può essere venduto. Sarebbe d’accordo con la cessione?
"A me, Alberto Costa, piace pure. Non solo: può ancora crescere, ha davvero tutto per fare l’esterno. Ha una bella corsa, ha un bel piede. Dipende poi da cosa vai a prendere dopo".
Quale profilo?
"Non faccio nomi, ma magari ne prendono uno più pronto. A quel punto avrebbe senso privarsene. Qualcosa di più interessante potrebbe aiutare e non poco la Juve".
Come finirà, invece, il caso Vlahovic?
"Non so cos’accadrà. E non so nemmeno cosa l’abbia portato a tutta questa negatività".
Lo vede in una spirale?
"Lo percepisco cupo, triste, infelice".
Gli dia un consiglio.
"No, niente consigli. Lui deve tornare a essere sereno. A essere se stesso. Non è possibile che un attaccante così faccia tanta fatica. Vero, c’è il tema stipendio. E si parla molto di lui".
Altrove rifiorirebbe?
"Perché soltanto altrove? I grandi giocatori devono essere bravi a tirarsi fuori dalle situazioni più complicate. E a farlo da soli. Gli allenatori e i compagni possono aiutarti, ma non saranno mai determinanti".
Cosa deve ritrovare, Dusan?
"La cattiveria, soprattutto".
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TORINO - Di corsa. Sul mercato come sulla fascia. E chi può dirne di più, se non Angelo Di Livio? Il Soldatino, 269 volte in campo con la maglia bianconera, ha attraversato più periodi, più percorsi, molto spesso vincenti. Non solo: ha incrociato pure Igor Tudor quando aveva appena vent’anni. Arrivava da Spalato e sembrava all’inizio un pesce fuor d’acqua, poi con il silenzio e con il lavoro è entrato nel cuore di tutti. Un po’ come accaduto nel suo processo da allenatore della Juve. Sotto traccia, e alla fine al centro di ogni cosa. Dev’essere il suo destino, quello da underdog. E Di Livio l’aveva colto al volo, anche lui partito dalla periferia per arrivare sul tetto d’Europa. "E sapete qual è la prima cosa che ci aveva colpito di Igor? L’umiltà", racconta, con un immancabile sorriso.
Angelo Di Livio, che ricordi ha del Tudor calciatore?
"Ci siamo incrociati per un anno. Era il suo primo, era il mio ultimo. Igor era molto giovane, proprio all’inizio. Poi è diventato un bel difensore".
Colpito da qualcosa in particolare?
"Mi è sempre piaciuta la sua umiltà, appunto. Lui è entrato in uno spogliatoio di figure importanti. L’ha fatto in punta di piedi, con rispetto".
Di Livio su Tudor allenatoreE da allenatore?
"Mi piace. Mi sembra concreto. E mi pare pure sia entrato nella mentalità della Juventus».
Cioè?
"Non necessariamente un grande gioco, ma devono arrivare i risultati".
Il primo l’ha portato: la qualificazione in Champions.
"Sì, quel quarto posto è stato determinante per tanti motivi. Adesso si parte da zero. Ed è consapevole di dover fare risultato, altrimenti la Juve non ti aspetta. Non l’ha mai fatto con nessuno e con lui non farebbe certo un’eccezione".
Dal punto di vista tattico, cosa pensa del suo lavoro con gli esterni offensivi?
"Si è adeguato a quello che aveva a disposizione. Il suo sistema di gioco prevede due giocatori alle spalle della punta, e ha messo gli esterni lì. Ne aveva molti".
Scelta giusta?
"Ah, quello lo diranno i risultati. Può sicuramente cambiare. E mi auguro che qualcuno in quel ruolo possa dargli una mano".
Tipo?
"Beh, Koopmeiners. Non è stato all’altezza. Tocca far vedere quanto valga. Poi Douglas, anche se ho sentito che può partire. E bisogna capire la situazione di Dusan Vlahovic. Non è una squadra priva di qualità".
Sul mercato della JuveAcquistare Conceiçao era la mossa da fare?
"Assolutamente sì, Conceiçao a tratti si è caricato la squadra sulle spalle. È un giocatore vivace, veloce, salta l’uomo. Non ce ne sono tanti così e può fare la differenza".
E Sancho? Le piacerebbe?
"Ha gol e dribbling, potrebbe avere tanti assist nelle gambe e può giocare alle spalle del’attaccante. Sulla carta può sostituire Nico Gonzalez".
Già, Nico Gonzalez. Si aspettava queste difficoltà?
"Ho visto: può essere ceduto. Ma la Juve è esattamente questa roba qui: se non dimostri, rischi di essere risucchiato dalla corrente. E di perdere il posto".
Anche Alberto Costa può essere venduto. Sarebbe d’accordo con la cessione?
"A me, Alberto Costa, piace pure. Non solo: può ancora crescere, ha davvero tutto per fare l’esterno. Ha una bella corsa, ha un bel piede. Dipende poi da cosa vai a prendere dopo".
Quale profilo?
"Non faccio nomi, ma magari ne prendono uno più pronto. A quel punto avrebbe senso privarsene. Qualcosa di più interessante potrebbe aiutare e non poco la Juve".
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