Sticchi Damiani: «Il mio Lecce tutto da amare»

Partenza per il ritiro in programma a Bressanone, oggi, per il Lecce, che preparerà in Trentino Alto Adige la nuova annata agonistica, in vista della quale abbiamo intervistato il presidente Saverio Sticchi Damiani. Tanti e vari i temi trattati con il massimo esponente della società salentina.
Quella che prenderà il via ad agosto sarà la sua nona stagione da presidente, l’undicesima da quando fa parte della società. Cosa vede se guarda dietro di sé e cosa se guarda avanti?
«Alle spalle abbiamo un percorso forse unico nel suo genere perché siamo partiti dalla C e, senza contare su colossi economici, dovendo quindi operare sempre con un margine d’errore molto basso, siamo arrivati in serie A e la disputeremo per la quarta volta consecutiva, un traguardo che non era stato mai tagliato prima nella storia del club. In prospettiva, invece, noto un grande fermento, non solo in seno alla società, ma anche intorno a noi, nell’ambiente inteso nel suo complesso, nel senso più ampio del termine. Step fondamentali quali la ristrutturazione e la copertura dello stadio, la costruzione di un centro sportivo di proprietà, la realizzazione di uno store tutto nostro hanno consolidato, tra chi ci segue con passione, la consapevolezza di una crescita che continua».
È possibile individuare un momento simbolo del cammino effettuato dal Lecce in questi anni?
«È quello del consolidamento in A. In C, purtroppo, si vive quasi alla giornata, un modo di operare lontano anni luce dalla nostra mentalità. In B si può pianificare nel breve periodo. In massima serie, invece, mutano del tutto gli scenari e, conservando la categoria per più stagioni, si può passare ad una progettualità di medio-lungo periodo, l’unica in grado di dare solidità al club. Ciò è stato possibile grazie alla crescita di tutte le aree strategiche del sodalizio, ma in particolare grazie alla crescita esponenziale dell’area tecnica, dall’arrivo di Pantaleo Corvino cinque anni fa».
C’è qualcosa, nelle otto stagioni trascorse, che, con il senno di poi, non rifarebbe?
«Mi tengo stretto tutto quello che è arrivato perché le scelte che abbiamo portato avanti sono state sempre improntate al rispetto dei tifosi ed alla trasparenza, due aspetti dai quali non prescinderemo mai. Le cose, poi, possono andare bene oppure meno bene, ma anche da ciò che non ha funzionato abbiamo tratto degli insegnamenti che ci hanno permesso di progredire».
Che stagione si aspetta?
«Di Francesco, che ho sempre molto stimato, sta lavorando sin dal primo giorno su codici tattici ben definiti. L’impostazione è chiara, netta. La costruzione della squadra tiene conto di questo fatto. Noto una sintonia totale con l’area tecnica. Questo significa che sarà un Lecce che si muoverà in campo in base a principi precisi. Non ci sono equivoci, né ibridi. Chissà che non arrivino delle belle sorprese sul piano della qualità del gioco. Per quel che riguarda i tifosi, l’auspicio è che la quarta stagione di fila in serie A, del tutto inedita, venga vissuta con gioia, oltre che con la grande passione che caratterizza la nostra gente».
L’obiettivo sarà la permanenza?
«Lo abbiamo già detto con chiarezza sia io che il responsabile dell’area tecnica Corvino. Restare in A equivale a vincere il nostro scudetto. Andrebbe bene anche raggiungere di nuovo il traguardo all’ultima giornata. Il grande stimolo è battere il nostro stesso record e raggiungere la quinta stagione consecutiva in serie A. Tutti vorremmo centrare un obiettivo così prestigioso senza dover soffrire, ma non sarà così, sarà durissima perché ci misureremo con proprietà più ricche di noi, oppure semplicemente più indebitate. Restando ancorati alla realtà si cresce, con i proclami o gli slogan non si va da nessuna parte».
Il mercato è diventato una sorta di partita a scacchi nella quale le possibili operazioni in uscita condizionano in maniera pesante quelle in entrata. A che punto siete?
«La politica che abbiamo portato avanti in questi anni, tendente a puntare in maniera quasi esclusiva su calciatori di proprietà, ci permette di affrontare la campagna acquisti-cessioni senza assilli. Se avessimo optato per i prestiti, invece, saremmo in affanno, perché ci sarebbe da costruire una nuova squadra. Intanto, abbiamo già inserito in organico Kouassi, Camarda e Perez, calciatori nei quali crediamo molto. Ci sono alcuni giocatori che, dopo avere dato tanto al Lecce, senza mai risparmiarsi o tirarsi indietro, aspirano a compiere un passo ulteriore nella propria carriera e riteniamo sia giusto accontentarli, anche a costo di perderci qualcosa rispetto alla valutazione di mercato che oggettivamente meriterebbero. Se però questi ragazzi dovessero restare, noi saremmo ben contenti di averli ancora con noi e mi aspetto che lo siano anche loro».
C’è qualche trattativa bene avviata?
«Sino ad oggi il mercato non è decollato. Eppure sono convinto che gli uomini in questione meriterebbero, per la loro caratura e per il loro spessore, di essere attenzionati in questa fase, nella quale vanno messi a segno i colpi più importanti. Invece, nulla si è mosso con concretezza. Non capisco perché in Italia sembri strano pagare certe cifre al Lecce per i calciatori più in vista, salvo poi farli tornare in serie A dall’estero. L’esempio di Hjulmand fotografa alla perfezione quanto sostengo. Lo abbiamo ceduto allo Sporting Lisbona perché da noi non ci sono state società disposte a pagarlo per quello che valeva. Ora potrebbe rientrare in A ad un costo di gran lunga superiore».
Kouassi, Camarda e Perez, i tre volti nuovi sin qui arrivati, sono giovani. Si tratta di una scelta dovuta alla volontà di capitalizzazione del club con eventuali, future cessioni?
«Non è così. Li abbiamo voluti in rosa perché crediamo nel loro potenziale e pensiamo che possano dare un contributo significativo alla nostra causa, nell’immediato ed in chiave futura. Il fatto che siano giovani non è uno svantaggio e potrebbe invece rivelarsi un vantaggio. Peraltro non è detto che prenderemo solo calciatori giovani o di prospettiva. L’importante è che siano funzionali al nostro progetto tecnico-tattico e che possano dare una mano al Lecce per raggiungere il risultato sportivo prefissato».
Da quando l’attuale proprietà ha rilevato la società, l’Unione Sportiva ha compiuto passi da gigante. In cosa si aspetta ulteriori progressi?
«Negli ultimi tempi, ci siamo dedicati soprattutto a crescere dal punto di vista delle strutture. Nel futuro prossimo, la nuova sfida sarà quella della digitalizzazione del club. Abbiamo molto da fare. Guardiamo alle nuove tecnologie, ma restando legati ad un calcio romantico».
Oggi partirà la campagna abbonamenti. Cosa si aspetta?
«I tifosi hanno a cuore il Lecce. Noi li abbiamo informati con la massima trasparenza della situazione legata alla ristrutturazione dello stadio e dei piccoli disagi con i quali, nell’ipotesi peggiore, potrebbero fare i conti. Pensiamo non siano tali da scoraggiare il popolo giallorosso a stare accanto alla squadra».
Conferma che, al ritorno dal ritiro, il Lecce si allenerà nel nuovo centro sportivo in via di costruzione?
«Non so se ciò accadrà appena staff e calciatori rientreranno da Bressanone o qualche giorno dopo. Il primo campo e gli spogliatoi saranno comunque pronti ad agosto, mentre il secondo campo verrà ultimato tra settembre ed ottobre. Per noi si tratterà di una data storica. È fondamentale che i tifosi possano toccare con mano che non parliamo a vanvera, che programmiamo e rispettiamo gli impegni che assumiamo. Anche in tempi brevi. Il rapporto di fiducia tra la società e la gente si consolida anche attraverso questi segnali».
Superato lo scoglio del ricorso al Tar avverso l’assegnazione dell’appalto relativo al primo lotto dei lavori, il percorso della ristrutturazione e della copertura dello stadio sarà in discesa?
«La procedura non è sotto il diretto controllo del nostro club, ma confidiamo che si proceda nel rispetto dei tempi previsti. Si tratta di un treno che non possiamo permetterci di perdere».
Oggi il Lecce partirà alla volta di Bressanone, dove resterà in ritiro sino al 4 agosto. Conta di andare a trovare staff tecnico e calciatori?
«Negli anni scorsi l’ho fatto sempre. Spero di riuscire a conciliare i miei impegni di natura professionale con la possibilità di essere presente per due o tre giorni in ritiro. Inoltre, ci terrei a fare altrettanto con la compagine Primavera 1, facendo una visita anche a Cotronei».
La Gazzetta del Mezzogiorno