Nel suk di Trump. Perché l’opzione del 15 per cento per i dazi all'Ue è una finta vittoria

Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

Nel suk di Trump. Perché l’opzione del 15 per cento per i dazi all'Ue è una finta vittoria

Nel suk di Trump. Perché l’opzione del 15 per cento per i dazi all'Ue è una finta vittoria

(foto EPA)

le trattative

Unione Europea e Stati Uniti sono vicini a raggiungere un accordo sul modello di quello raggiunto da Washington con il Giappone. Bruxelles aveva a lungo coltivato l'illusione di dazi zero. Adesso dovrà gestire l'aver calato giù i pantaloni (e i contraccolpi che si abbatteranno soprattutto su Germania e Italia)

Modello britannico? No, modello giapponese. Unione europea e Stati Uniti sono vicini a raggiungere un accordo per dazi al 15 per cento proprio come è avvenuto con il Giappone e non del 10 per cento come con Londra. L’annuncio ufficiale non c’è ancora mentre scriviamo, ma si sente già un sospiro di sollievo nelle borse e nei corridoi di Bruxelles: il 15 per cento è meglio del 25 per cento o di tutte le cifre percentuali che sono girate nella gran tombola delle tariffe. Certo la Ue aveva coltivato troppe illusioni: prima zero dazi per tutti (ipotesi irrealistica) poi il 10 per cento o niente, e aveva preparato persino un pacchetto di ritorsioni per 93 miliardi di euro. Ma nel suk di Trump tutto può accadere e questa volta a calarsi i pantaloni sono i negoziatori europei.

Non sappiamo ancora che ne sarà del 25 per cento sulle auto e del 50 per cento per cento su acciaio e alluminio. Con il Giappone verranno ridotte ed è probabile che avvenga lo stesso anche per la Ue. Tokyo in cambio si è impegnato a investire 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti e Trump lo ha definito “il più grande accordo mai raggiunto”. Il primo ministro Ishiba non ha stappato sakè anche perché ha perso la maggioranza che lo sostiene. Sono girate voci di dimissioni, poi smentite, ma difficilmente potrà restare in carica. La sua linea rossa l’aveva tracciata sulla sabbia. Lo stesso accade per la Ue. Dazi generalizzati del 10 per cento erano un balzello pesante per l’industria europea che ha bisogno di vendere fuori e investire molto all’interno della Ue se non vuole ammainare la bandiera della competitività come ha spiegato il rapporto Draghi. Con il 15 per cento sarà ancora peggio. Le previsioni avevano calcolato una riduzione della crescita che langue sotto l’un per cento quest’anno, mentre negli Usa il pil rallenta, ma segna comunque un più 2 per cento. L’Italia risultava già uno dei paesi più penalizzati insieme alla Germania (le due principali economie manifatturiere in Europa). Con il 15 per cento, anche chi si appella al realismo e alla Realpolitik non ha davvero nulla da celebrare.

Di più su questi argomenti:

ilmanifesto

ilmanifesto

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow