Moda. K-Way festeggia i suoi 60 anni: come questa iconica giacca a vento si è reinventata

Nato nei laboratori di Roubaix (Francia settentrionale) nel 1965, il K-Way ha attraversato innumerevoli tempeste fino a diventare il capo di tendenza che è oggi. Questa giacca a vento – ormai diventata un termine generico – sfila ora sulle passerelle di Milano, come racconta lo storico della moda Pascal Monfort in un libro.
Per celebrare il suo 60° anniversario, K-Way annuncia con orgoglio di aver venduto 45 milioni di pezzi della sua celebre giacca a vento in tutto il mondo dalla sua creazione. Il marchio, ora di proprietà del gruppo italiano BasicNet, coltiva la sua tradizione francese e sfrutta la sua fama nazionale per posizionarsi al fianco delle grandi case di moda. "In realtà, è perfettamente logico che questo capo sia diventato 'ultra-fashion'. Perché ha due caratteristiche molto ricercate: è disponibile in tutti i colori e le fantasie, ed è adatto a tutti: bambini, adulti, sportivi, cittadini, corrieri, uomini d'affari…", spiega Pascal Monfort, storico della moda e autore del libro " K-Way 60 Years" (*).
Dal 23 al 26 ottobre si è tenuta a Parigi una mostra dedicata a K-Way. Intitolata "In Your Life ", ha ripercorso la straordinaria storia di questa giacca a vento, che ha rischiato di scomparire meno di 30 anni dopo la sua creazione da parte di Léon-Claude Duhamel, figlio di un piccolo produttore tessile di Roubaix, nel nord della Francia. La leggenda narra che, seduto al Café de la Paix di Parigi nell'autunno del 1965, l'allora giovane notò una madre sul marciapiede che lottava per proteggere i suoi figli dalla pioggia. Ebbe allora l'idea di utilizzare il nylon impiegato nei laboratori del padre (utilizzato per realizzare tute da lavoro) per creare capi d'abbigliamento pratici e di largo consumo. Il successo fu immediato e la fama di K-Way (il cui nome deriva da "En cas de..." - "In caso di...") raggiunse persino le piste da sci. Il marchio fu partner ufficiale delle Olimpiadi invernali di Albertville del 1992.

Negli anni '70, K-Way vestiva gli sciatori. Il marchio divenne partner ufficiale delle Olimpiadi invernali di Albertville del 1992. (Foto d'archivio K-Way)
Fu anche l'anno in cui l'unica fabbrica K-Way al mondo, situata ad Harnes, vicino a Roubaix, andò a fuoco. Tutto sembrava perduto: "Per oltre 20 anni, non vennero più prodotti K-Way. Per trovarne uno, bisognava rovistare nell'armadio o avere la fortuna di trovarne uno in un negozio dell'usato. Ma la gente non lo dimenticò, continuò a indossarlo e la parola K-Way entrò persino nel dizionario nel 1995", racconta Laëtizia Guetta, direttrice della comunicazione di K-Way Francia.
Poi, nel 2004, l'azienda italiana BasicNet ha puntato sulla giacca a vento francese, acquisendo all'asta quello che allora era più di un semplice nome. Ha rilanciato la produzione dai laboratori in Asia, dove produce anche abbigliamento sportivo Kappa. Da allora in poi, la storia di K-Way si è dipanata sugli scaffali delle boutique di lusso. Il primo negozio del marchio ha aperto a Parigi nel 2013. Oggi il marchio vanta 65 negozi, da Saint-Malo a Chamonix, inclusi quelli di Strasburgo e Bordeaux. Venduto a un prezzo medio di 45 euro negli anni '80 (circa 142 franchi all'epoca), il K-Way basico ora viene venduto al dettaglio a un prezzo minimo di 150 euro. "È un capo che si conserva per tutta la vita", spiega Laëtizia Guetta. "E proprio come prima, con un K-Way si può fare tutto: vestirsi, proteggersi dalla pioggia, metterlo in borsa o trasformarlo in un accessorio di gioco per i più piccoli."
La popolarità di questa giacca a vento deriva anche dalla sua reputazione di essere al tempo stesso popolare e chic. Fu grazie in particolare a Sophie Marceau nel film La Boum (1980), che sfoggia con orgoglio un K-Way per "scappare" sul motorino del fidanzato, che il capo conobbe un boom inaspettato. "La cosa straordinaria è che tutti abbiamo in mente questa immagine di Sophie Marceau, ma abbiamo anche un aneddoto personale da raccontare sul K-Way", afferma Pascal Monfort.
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Sophie Marceau (al centro) indossa un impermeabile K-Way in La Boum (1980). Foto: La Bam Filmverleih
Un patrimonio industriale e culturale che oggi rende K-Way "un capo essenziale del guardaroba, abbracciato dai grandi stilisti", spiega lo storico della moda. Dopo Jean-Charles de Castelbajac, poi Fendi nel 2024, K-Way ha sfilato a Milano durante la Settimana della Moda lo scorso gennaio.
(*) K-Way 60 anni , Éditions du Cherche Midi.
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