Il legame semitico nella musica tra ebrei e arabi

A cavallo tra il 1900 e il 1910, il direttore d'orchestra argentino-israeliano Daniel Barenboim e lo studioso americano-palestinese Edward Said si guadagnarono il plauso fondando la Western-Oriental Divan Orchestra. Questa iniziativa riunì musicisti e intellettuali provenienti da vari paesi del Medio Oriente, ma principalmente da Israele e Palestina.
La professionalità dei musicisti si è tradotta in un successo immediato. Nel 2012, un'esibizione alla presenza di Papa Benedetto XVI per commemorare la fondazione dell'ordine benedettino è stata seguita dall'esecuzione da parte di Barenboim del ciclo completo delle nove sinfonie di Beethoven ai BBC Proms.
Tutto ciò è culminato nel 2015 con la creazione dell'Accademia Barenboim-Said a Berlino. Inizialmente, sono state assegnate borse di studio a novanta aspiranti musicisti provenienti dagli stessi paesi mediorientali della Divan Orchestra, ed è stato autorizzato il conferimento di lauree e diplomi universitari. Sotto la guida ispirata di Barenboim e di una costellazione di mecenati artistici internazionali, come la pianista argentina Martha Argerich, la Fondazione ha prodotto una serie di progetti che soddisfano le esigenze delle orchestre di tutto il mondo. Le donazioni finanziarie hanno permesso la costruzione della Sala Concerti Pierre Boulez per l'esecuzione di musica da camera e composizioni moderniste.
Prima della sua prematura scomparsa nel 2003, Edward Said sottolineò che l'intento dell'orchestra Divan era quello di unire, attraverso la musica, un senso di coesistenza amorevole che avrebbe superato la brutalità dell'attivismo politico che continuamente affligge le relazioni tra i popoli semiti.
Inevitabilmente, i suoi principi provocarono una furiosa condanna sia da parte dei sionisti determinati sia da parte degli islamisti fanatici (tra cui iraniani non arabi), le cui ferventi convinzioni religiose nella superiorità etnica alimentarono le terribili tragedie del genocidio a Gaza e in altre parti del Medio Oriente dilaniato dalla guerra.
Due compositori hanno appena pubblicato opere molto pertinenti a questo contesto:
In "After The Last Sky", il maestro di oud tunisino Anouar Brahem collabora con i musicisti Anja Lechner, Django Bates e Dave Holland per presentare undici brani evocativi, con titoli come "The Eternal Olive Tree", "The Sweet Oranges of Jaffa", "Dancing under the Meteorites" e "Edward Said's Reverie". Non si tratta di "canzoni di protesta", ma piuttosto di una meditazione sul disagio palestinese causato da una persecuzione apparentemente infinita. Lo stile è un mix di musica da camera ed etno-jazz, che richiede un'attenzione particolare.
Altrettanto impegnativo è il lavoro del moderno minimalista Steve Reich, che attinge profondamente alle sue origini ebraiche e agli studi biblici con "La scala di Giacobbe", in cui l'immaginario di Bruegel e William Blake è evocato dalla salita di scale per consentire ai messaggeri di Dio di portare la liberazione al Popolo Eletto. Al contrario, "La preghiera del viaggiatore" è paragonabile al "Pellegrinaggio senza fine" di Brahem e ricorda la condizione spesso abissale di coloro che cercano rifugio dalle calamità.
Consiglio di ascoltare queste opere interessanti ma inquietanti insieme ai video e alle fotografie della scena orribile di Gaza, appena pubblicati dal Washington Post.
Tomar, 4 agosto 2025
Jornal Sol