Questo film meno noto di Robert Redford è più attuale che mai
Robert Redford era sempre presente, ma non l'ho mai visto, né tantomeno incontrato. A ogni grande raduno democratico a cui ho partecipato nella mia carriera, era una specie di fantasma, una voce, ma pur sempre una presenza.
Oltre alla sua carriera come uno degli ultimi autentici idoli delle matinée, bravo attore e regista e creatore del Sundance Resort and Field Institute che ha rilanciato il cinema indipendente, Redford è stato un attore politico per le cause che ha adottato, in particolare quelle riguardanti l'ambiente e, per estensione, i diritti degli indigeni.
Uno dei film meno noti del suo curriculum è "The Candidate", un'acuta analisi della nascita della politica dei mass media negli anni '70. In questo film, Redford interpreta Bill McKay, il figlio attivista di un astuto ex governatore della California, che si candida contro un senatore veterano. Mentre la campagna elettorale procede, vediamo il processo affinare gli spigoli del giovane McKay finché, nella scena finale del film, la sera in cui ottiene la sua sorprendente vittoria, McKay alza lo sguardo verso il suo guru della campagna, interpretato da Peter Boyle, e chiede: "Cosa facciamo adesso?". Non sono sicuro, a 50 anni di distanza, che conosciamo ancora la risposta a questa domanda.
Nei suoi film migliori, Redford ha giocato con il suo aspetto da lavoratore incallito, sebbene in ruoli molto specializzati. In Tutti gli uomini del Presidente, il suo Bob Woodward era un semplice impiegato alla redazione metropolitana del Washington Post. In La stangata, era un truffatore qualunque costretto a una truffa di alto livello. In I tre giorni del Condor, lavorava per la CIA, ma solo come analista che leggeva libri finché un complotto interno non lo trasformò in un agente sul campo naturale. Era un uomo qualunque a modo suo, e lavorava onestamente ogni giorno. Non è un brutto modo di essere ricordato.
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