Il rallentamento del mercato Usa frena la crescita dell’export di orologi svizzeri


Lino Terlizzi
L’export di orologi svizzeri in novembre ha registrato una flessione. Le esportazioni di segnatempo elvetici hanno risentito, ancora una volta, dell’andamento del mercato statunitense, che resta comunque al primo posto come sbocco ma che ha registrato forti arretramenti in questi mesi. La nuova battuta d’arresto degli Usa, che si intreccia con la vicenda dei dazi americani, è stata compensata solo in parte dai passi avanti di alcuni mercati asiatici ed europei, tra i quali l’Italia. L’export rossocrociato in novembre è stato di 2,24 miliardi di franchi (2,40 miliardi di euro), il 7,3% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso; negli undici mesi gennaio-novembre le esportazioni sono state di 23,44 miliardi di franchi (25,11 miliardi di euro), il 2,2% in meno in rapporto allo stesso periodo del 2024.
A metà novembre Stati Uniti e Svizzera hanno firmato una dichiarazione di intenti, che ha tra i suoi punti principali il passaggio dal 39% al 15% dei dazi Usa sulle merci elvetiche. Solo la settimana scorsa è stato chiarito da Washington che la diminuzione era effettiva già dal 14 novembre, ma nel frattempo il mese di novembre era appunto passato ed è probabile che anche la mancanza di chiarezza sulle date abbia inciso sull’export verso gli Usa. Questo l’andamento dei primi dieci mercati nel mese di novembre: Stati Uniti 201 milioni di franchi (-52%), Regno Unito 183 milioni (+7%), Hong Kong 176 milioni (+3%), Giappone 164 milioni (-4%), Singapore 156 milioni (+4%), Cina 146 milioni (-3%), Emirati Arabi Uniti 142 milioni (+20%), Francia 123 milioni (-0,4%), Italia 109 milioni (+8%), Germania 107 milioni (-8%).
Per quel che riguarda il tipo di prodotti esportati, in novembre solo la gamma media ha registrato il segno positivo. La gamma alta, con prezzo sopra i 3 mila franchi, ha archiviato un -7% in valore; la gamma medio-alta, con prezzo tra 500 e 3 mila franchi, ha avuto un -5%; la gamma media, con prezzo tra 200 e 500 franchi, ha ottenuto un +6%; la gamma di base, con prezzo sotto i 200 franchi, ha avuto una chiara caduta, con un -19%.
Guardando all’insieme degli undici mesi gennaio-novembre, quasi tutti i mercati principali registrano un segno negativo, seppur in genere contenuto. Nella top ten il segno positivo riguarda gli Emirati Arabi Uniti e l’Italia. Queste le cifre del periodo per i primi dieci mercati: Stati Uniti 3,9 miliardi di franchi (-2%), Giappone 1,7 miliardi (-6%), Cina 1,66 miliardi (-12%), Hong Kong 1,64 miliardi (-6%), Regno Unito 1,59 miliardi (-0,5%), Singapore 1,50 miliardi (-0,2%), Emirati Arabi Uniti 1,18 miliardi (+4%), Francia 1,17 miliardi (-2%), Germania 1,14 miliardi (-5%), Italia 982 milioni (+1%).
Il polo svizzero degli orologi rappresenta oltre il 50% del fatturato mondiale del settore ed esporta più del 90% della sua produzione. I dati della Federazione dell’industria orologiera svizzera (Fh) sull’export sono un indicatore rilevante. Il rallentamento economico internazionale, la forza del franco che rende più cari i prodotti elvetici, da aprile anche la vicenda dei dazi statunitensi: sono fattori che nel corso dell’anno hanno frenato l’export di segnatempo svizzeri. L’industria elvetica è peraltro riuscita a limitare i danni nell’insieme degli undici mesi. I riflettori ora sono puntati sulle vendite di fine anno, come sempre importanti, per vedere se il bilancio di questo anno complicato potrà essere migliorato.
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