Quanti sono i detriti spaziali e quali pericoli rappresentano per il traffico aereo

Uno spazio cosmico più sostenibile, anche per ridurre sempre di più i rischi durante le missioni, ma anche per evitare danni ingenti sulla Terra.
E’ una delle sfide nuove da parte delle agenzie spaziali soprattutto, e in futuro anche da parte delle compagnie private.
La caduta di frammenti dallo spazio, specie se di grosse dimensioni, può rappresentare un pericolo anche sulla Terra. Come capitato lo scorso gennaio, quando dopo un disastroso test dell’astronave Starship di SpaceX, avvenuto a 146 chilometri d’altezza, alcuni frammenti hanno rischiato di colpire dei velivoli in rotta verso Porto Rico.
Già nel febbraio 2003 fu registrato un alto rischio - come ci ricorda Tommaso Sgobba, ingegnere italiano con lunga esperienza all’Esa (Agenzia Spaziale Europea) - con la caduta dei frammenti dello Space Shuttle Columbia, distrutto al rientro negli strati atmosferici.
Probabilità bassa, ma in futuro potrà aumentare
“I detriti che entrano nell’ atmosfera o ricadono da alta quota come nel caso dell’esplosione di Starship, possono generare rischi seri anche per il traffico aereo - ci dice l’ingegner Mario Ferrante, Presidente di Aicq Aerospace, e per anni a capo del Settore Qualità e Sicurezza in Thales Alenia Space, in particolare per i moduli della Stazione Spaziale Internazionale –. Pur essendo la probabilità molto bassa , considerando la quantità di razzi che vengono, e verranno lanciati per le costellazioni di satelliti e non solo , questi eventi aumenteranno. E’ quindi fondamentale, per avere uno spazio sostenibile, ridurre a zero eventuali detriti che possano raggiungere la Terra”.
Sgobba, assieme ad un gruppo di esperti di spazio internazionali, ha già proposto da tempo, in collaborazione con SAE International, che è uno dei maggiori enti di standardizzazione a livello mondiale, il primo Ente di sicurezza spaziale: “L’idea è di varare lo Space Safety Institute, un organo di competenza istituzionale e tecnico in materia di livello internazionale, che riguarda tutte le nazioni impegnate in campo spaziale. Sarebbe un ente che collabora strettamente con le agenzie, le industrie di settore, e le istituzioni”.
Lo Space Safety Institute, che quindi punta a monitorare e segnalare situazioni di rischio e a maggior ragione di incidenti, si occupa anche delle questione dei detriti spaziali.
Dall'inizio dell'era spaziale, nel 1957, quando vennero lanciati i primi due satelliti Sputnik 1 e 2, sono stati effettuati circa 8.000 lanci, escludendo i fallimenti. Questi lanci hanno posizionato intorno al nostro pianeta quasi 20.000 satelliti.
Le cifre dei detriti spaziali (aggiornate a dicembre 2025)Attualmente orbitano intorno alla Terra 11.700 satelliti. Se invece ci riferiamo a tutti i detriti spaziali ( parti di satellite, serbatoi ecc.) regolarmente monitorati dalle reti di sorveglianza terrestre, i numeri portano a circa 40.000 oggetti.
La massa complessiva di questi detriti raggiunge più di 10.ooo tonnellate.
Ma non tutti gli oggetti sono tracciati e catalogati. Il numero di detriti, stimati sulla base di modelli statistici in orbita, hanno valori notevolmente superiori: 40.000 oggetti-detriti spaziali superiori a 10 cm; 1 milione e mezzo di oggetti-detriti spaziali da più di 1 cm e fino a 10 cm, e 150 milioni di oggetti-detriti spaziali da più di 1 mm a 1 cm. Le costellazioni di satelliti rappresenteranno il 70 per cento delle necessità future , si stima nei prossimi 10 anni, più di 25.000 satelliti gestiti da aziende private.
Il volo di Iberia Airlines“Se andrete a San Juan, sarà un grosso rischio per voi. Cambiate rotta”.
Il controllore del traffico aereo così raccomandò lo scorso 16 gennaio i piloti di un volo di Iberia Airlines.
Il rischio, quella sera del 16 gennaio, era rappresentato dai detriti della Starship di SpaceX, dopo uno dei peggiori fallimenti tra i test effettuati nel 2025, con una pioggia di detriti sui Caraibi. Un’astronave ancora lontana, per la sua complessità, dal diventare operativa, e che in una “variante” dovrà garantire i primi allunaggi del Programma lunare Artemis.
Anche per la lentezza nei miglioramenti di Starship, è pressoché ufficiale lo slittamento dal 2027 al 2028 del primo allunaggio con Artemis 3.
I piloti del jet, posizionati a nord di San Juan, hanno dovuto prendere una decisione: continuare il viaggio attraverso un possibile campo di detriti missilistici o rischiare di rimanere a corto di carburante sull'acqua.
Altri due aerei, uno operato da Iberia Airlines e un jet privato, si sono trovati in una situazione simile. Tutti e tre i voli, che secondo i registri trasportavano un totale di circa 450 persone, sono atterrati sani e salvi. I documenti della FAA esaminati dal Wall Street Journal dimostrano che l'esplosione del 16 gennaio dello Starship di SpaceX ha rappresentato un pericolo maggiore per gli aerei in volo di quanto fosse noto al pubblico.
Prima che la commissione di sicurezza della FAA completasse l'analisi dell'esplosione di gennaio, l'agenzia ha autorizzato SpaceX a lanciare il successivo Starship la sera del 6 marzo. Decisione che ha causato molte polemiche.
I rischi nello spazioLa sfida è quindi di rendere sostenibile lo spazio intorno alla Terra.
Le agenzie e l’Associazione per la sicurezza dello spazio, ormai da tempo stanno pensando a come controllare questi rischi. Vi sono diverse iniziative di tracciamento e predizione delle collisioni, come i cambi di orbita della Stazione Spaziale (compresa quella cinese) per evitare collisioni con detriti e il cambio di orbita di alcuni satelliti per evitare incidenti. Anche in questo caso i rischi si possono ridurre.
Le soluzioni?
Al di là dei progetti di satelliti “spazzini”, che saranno di grande utilità ma che da soli non possono “ripulire” l’orbita bassa terrestre?: “E’ cambiato il paradigma dell’ ambiente spaziale, che viene visto come una risorsa condivisa e limitata - conclude Ferrante - L’ obiettivo e di progettare razzi e i veicoli spaziali che riducano al minimo la quantità di detriti emessi durante le loro operazioni. Progettare i satelliti in modo che a fine vita, possano deorbitare, cioè ricadere bruciando negli strati atmosferici, o spostandosi su una "orbita cimitero”, cioè a grande distanza dalla Terra. Avremo sicuramente in futuro un sistema di gestione del traffico Spaziale a livello planetario simile al controllo del volo del traffico aereo terrestre. Adottando questi principi possiamo rendere sostenibile anche lo Spazio intorno al nostro pianeta. Ma dobbiamo farlo in tempi brevi”.
La Repubblica



