Mal di testa, la storia della mia emicrania e la terapia con gli anticorpi monoclonali

La mia storia d’amore - si fare per dire - con il mal di testa comincia prestissimo. Ero un’adolescente quando ho cominciato a sperimentare i primi fortissimi attacchi.
Immaginate di avere un casco di piombo sul cranio, che ora dopo ora stringe la sua morsa sempre di più. Che ti fa pulsare gli occhi. Che ti occupa tutti i pensieri. Che si propaga sulla mandibola e sui denti. Ecco l’identikit del mio mal di testa. Sempre lui, sempre uguale negli anni: compagno fedele delle mie giornate. Colonna sonora della mia vita sia nei momenti belli che in quelli brutti.
Sono cresciuta, la vita mi ha messo davanti incontri e occasioni di cambiamento ma il mio mal di testa è rimasto sempre uguale. Sempre così forte. Senza orari. Mille indagini: per arrivare a un nulla di fatto. La mia cefalea non è legata ai cicli ormonali, nemmeno ai cambiamenti del meteo e tanto meno ai livelli di stress.
La mia emicrania ha però una doppia faccia. Si manifesta spesso con attacchi potenti: anche tre volte a settimana. Oppure insorge con un solo attacco violentissimo che a volte è arrivato a durare fino a due settimane.
La terapia? Sintomatica. Antidolorifici. Provando ogni volta molecole diverse. Perché quello che mi faceva passava il dolore per un po’ a un certo punto smetteva di funzionare.
Inutile dire il peso di questa patologia sulla mia vita. Sul lavoro. Sugli impegni familiari. Un incubo: una spada di Damocle sempre sospesa sulla mia testa e pronta a stravolgere la programmazione di vacanze, di appuntamenti e di scadenze lavorative.
Ho provato a indagare. A cercare di capire se fosse legato a qualche cosa che non andava in me. La postura, i denti, gli occhi. Mi sono addirittura operata al naso: per raddrizzare il setto nasale e togliere i turbinati sperando che fosse un problema respiratorio quello responsabile del problema. Nulla di nulla. Il mal di testa rimaneva.
A gennaio del 2024, disperata, provo l’ultima spiaggia. So che la nuova frontiera del mal di testa sono gli anticorpi monoclonali. Contatto un centro di eccellenza e come primo step mi viene proposto di partecipare ad un trial di sperimentazione di un farmaco nuovo. Si tratta di un test su un gruppo selezionato di pazienti di un farmaco già in commercio e che fa parte dei cosiddetti ‘gepanti’ nuove molecole utilizzate per la cura del mal di testa. Ok ci sto. Vengo ammessa nel trial e per sei mesi provo queste compresse. Una al giorno. I primi tre mesi non succede nulla (ma può capitare, nei primi tre mesi della sperimentazione è possibile che mi abbiano dato il placebo). Ma purtroppo non succede nulla nemmeno nel secondo trimestre: purtroppo anche questa terapia è un fallimento per me. Quella stramaledetta emicrania è sempre lì. Mi morde e mi distrugge.
Non mi rimane che l’ultima spiaggia, la terapia con anticorpi monoclonali: si tratta di farmaci di nuova generazione che vanno ad agire direttamente sui recettori responsabili del dolore emicranico. Ci provo, senza tante speranze. Un’iniezione al mese. Comincio a dicembre del 2024. Sono passati cinque mesi e i miei mal di testa si contano sulle dita di una mano: per me un successo pari quasi a un miracolo. Anche perché quei pochi attacchi che ho avuto li ho affrontati con un semplice farmaco da banco senza ricorre ai potenti antidolorifici che avevo finora utilizzato. Proseguirò la terapia per altri sei mesi: un anno in tutto. Poi ci sarà una sospensione: il mio corpo avrà imparato a difendersi da solo dal dolore o avrà bisogno ancora del sostegno dell’anticorpo? Vi terrò aggiornati.
Rai News 24