Via i no vax dal Gruppo tecnico sulle vaccinazioni. I problemi per Schillaci restano


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Il ministro si ritrova in una posizione delicatissima: accusato prima di aver dato il via libera a una nomina inopportuna, ora dovrà giustificare una revoca che potrebbe apparire tardiva, incoerente o addirittura illegittima se non supportata da valide motivazioni
Il ministero della Salute ha ufficialmente revocato, tramite un decreto firmato dal Ministro Orazio Schillaci, il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (Nitag). Una decisione che arriva dopo giorni di polemiche e critiche a seguito della nomina di due figure, Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle, notoriamente critiche nei confronti delle politiche vaccinali, all’interno dello stesso gruppo. Una scelta che ha generato sgomento nella comunità scientifica e sollevato reazioni indignate anche a livello internazionale, rendendo l’Italia oggetto di scherno e preoccupazione.
La decisione ministeriale è stata motivata con l’intenzione di “avviare un nuovo procedimento di nomina dei componenti del Nitag per coinvolgere tutte le categorie e gli stakeholder interessati”. Tuttavia, al di là delle vaghe spiegazioni di facciata, la revoca solleva numerosi interrogativi. Un atto già siglato e, con ogni probabilità, già trasmesso per la registrazione non può essere annullato senza motivazioni giuridicamente solide. La mancanza di dettagli nel comunicato ufficiale lascia un vuoto di trasparenza che rischia di alimentare ulteriori tensioni.
Il fronte politico, infatti, è già in fermento. La Lega, con una nota firmata dai parlamentari Bagnai, Borghi e Loizzo, aveva difeso apertamente nei giorni scorsi la nomina dei due componenti contestati, criticando la precedente gestione pandemica e invocando una “sintesi politica” tra opinioni diverse: “Altro che dimissioni per la nomina dei dott. Bellavite e Serravalle, ci vorrebbe un ricambio totale rispetto alla gestione di Speranza. Ben vengano quindi idee ed esperienze diverse. Al contrario, Forza Italia aveva espresso forti perplessità".
La revoca, dunque, rischia ora di innescare un duro scontro interno alla maggioranza. Se da un lato Forza Italia potrà rivendicare una vittoria politica, dall’altro Fratelli d’Italia e Lega – che avevano sostenuto la nomina – potrebbero non accettare la marcia indietro del Ministro senza aprire un confronto acceso.
Orazio Schillaci si ritrova così in una posizione delicatissima: accusato prima di aver dato il via libera a una nomina inopportuna, ora dovrà giustificare una revoca che potrebbe apparire tardiva, incoerente o addirittura illegittima se non supportata da valide motivazioni. Sul piano internazionale, l’immagine dell’Italia ne esce ulteriormente compromessa: prima la nomina di esperti con posizioni scientificamente controverse, poi il dietrofront improvviso. Una sequenza che fa apparire l'intero sistema decisionale del nostro Paese poco serio e instabile.
In un momento in cui la fiducia nella scienza e nelle istituzioni sanitarie è fondamentale, l’episodio Nitag rappresenta una vera débâcle. E rischia di lasciare segni profondi sia sulla credibilità del Ministero della Salute che sulla tenuta della maggioranza di governo.
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