Caso Fascina in Commissione, FI perde un componente. Il gruppo: lasci Marta, è sempre assente


Il caso
In Commissione Difesa della Camera gli azzurri ora hanno cinque deputati: troppi. La grana dell'ex compagna di Silvio Berlusconi finisce sul tavolo di Tajani
La faccenda sarebbe semplice. Questione di matematica, dunque quasi banale. Con l’approdo in Forza Italia di Nino Minardo, la commissione Difesa della Camera conta cinque componenti del partito azzurro. Troppi. Uno di loro deve lasciare e andare altrove, ha fatto sapere – informalmente – la segreteria generale di Montecitorio prima della pausa estiva. E peraltro già si sa dove: in commissione Affari sociali dove FI ha solo tre esponenti.
Semplice, no? La faccenda però è destinata a diventare pepata per le mani di Antonio Tajani, perché tra i magnifici cinque compare lei, Marta Fascina. L’ultima compagna e “quasi moglie” di Silvio Berlusconi è la Donnafugata della commissione Difesa e del Parlamento. In quasi tre anni di legislatura ha sempre evitato qualsiasi contatto con questo organismo – così come con l’Aula – di cui sarebbe anche formalmente segretario, preferendo rifugiarsi ad Arcore.
I registri di Montecitorio dicono che la deputata di Forza Italia ha collezionato finora il 94 per cento di assenze. Un record.
Quando a settembre riprenderanno i lavori del Parlamento e delle commissioni occorrerà compiere una scelta: chi farà un passo indietro?
Oltre a Marta Fascina, il pacchetto azzurro comprende il presidente Nino Minardo (insostituibile per ruolo), Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e già sottosegretario alla Difesa con il governo Draghi (dunque un punto di riferimento per esperienza e contatti), il capogruppo Roberto Bagnasco (attivissimo e tra i più presenti) e Gloria Saccani Jotti (stimata da tutti, anche dalle opposizioni, per il lavoro portato avanti finora).
Si ritorna così a Fascina, sempre assente, seppur giustificata dal dolore per la perdita incolmabile. Di fatto nessuno l’ha mai vista in commissione. Eccetto quando lo scorso giugno è apparsa – come una cometa – per farsi confermare segretaria, nonostante i dubbi dei vertici del partito fondato dal suo ex compagno. “Questo posto lo scelse Silvio per me e non lo abbandonerò mai”, fu la risposta della deputata. La quale alla fine venne rieletta, ma le mancarono nel segreto dell’urna anche un paio di voti.
Adesso il problema si ripropone, ma nessuno nel gruppo di Forza Italia è intenzionato al bel gesto. In attesa dell’incontro Putin-Zelensky, Tajani va alla ricerca di garanzie di sicurezza per il suo partito affinché non imploda.
Di più su questi argomenti:
ilmanifesto