Almasri che uccide a mani nude un uomo in strada: il giallo del video non cancella i lager e gli assassinii

L'aguzzino libico liberato dall'Italia
Loro dicono di avere salvato Almasri per ragion di stato. Se non lo salvavano Almasri avrebbe fatto interrompere le azioni attraverso le quali i libici riducono l’afflusso di profughi africani in Italia? Ok. In che modo lo riducono? Uccidendo i profughi o torturandoli.

C’è un filmato, diffuso da un giornale libico, e rilanciato dalla Ong “Refugees in Libya”, nel quale si vede Osama Almasri aggredire e uccidere in mezzo alla strada, a mani nude, in pieno giorno, una persona, forse un cittadino libico, forse un profugo. Non c’è l’assoluta sicurezza che il filmato sia autentico, perché in tempi di intelligenza artificiale non è difficile costruire documenti non veri. Però chi se ne intende un po’ di questo tipo di immagini ritiene abbastanza probabile che si tratti di un documento autentico. Anche perchè a quanto si sa esistono anche delle testimonianze sulla aggressione.
La segretaria del Pd Elly Schlein ha chiesto a Giorgia Meloni di informarsi e di reagire. Perché una cosa è del tutto evidente: se il filmato fosse vero il governo Italiano dovrebbe assumersi la responsabilità di non avere permesso l’esecuzione del mandato di cattura emesso contro Almasri dal tribunale dell’Aja e di avere di conseguenza permesso ad Almasri di proseguire la sua attività di killer. Ha fatto molto bene la segretaria del Pd a chiamare in causa il governo. L’evasione – possiamo chiamarla così – di Almasri dal carcere di Torino e poi la fuga in Libia (non favorita ma addirittura organizzata dal governo italiano) sono fatti di estrema gravità, sui quali è intervenuta anche la magistratura, e che non si possono nascondere sotto il tappeto. Se davvero ci fossero le prove di un nuovo omicidio, realizzato personalmente da Almasri, dopo la sua liberazione su ordine dei ministri e su decisione della Meloni – è stata lei a rivendicare la scelta – vedete bene che ci troveremmo di fronte a una responsabilità diretta e altissima del nostro goveno nell’uccisione di una persona.
Tuttavia bisogna dire che questo nuovo ipotetico omicidio di Almasri non cambia nulla nella valutazione della sua persona e della decisione del governo di ostacolare la giustizia internazionale e di restituirgli la libertà. Non solo -attenzione – la libertà personale, ma la libertà di riprendere la sua attività. Qual è la sua attività? Su questo non c’è il rischio di notizie false o manipolate, c’è un’inchiesta molto approfondita della Corte dell’Aja e ci sono persino – ancora più antiche – le accuse del dipartimento di Stato americano. Almasri aveva il controllo del più importante campo di concentramento organizzato dai libici per ammassare i profughi, e in questo campo di concentramento ha ordinato, controllato e talvolta forse anche eseguito personalmente, violenze sessuali, stupri (anche su un bambino) torture e molti omicidi. Oltre ad essere l’organizzatore della tratta dei profughi, costretti a pagare – spesso più di una volta – per essere liberati dal lager e imbarcati sulle bagnarole che tentano di raggiungere l’Italia.
Questo è Almasri, e su questo giornale abbiamo tante volte parlato di lui prima che scattassero il mandato di cattura e il suo arresto da parte della Digos. Quindi non si può dire che il governo, quando si è trovato per le mani questa persona, non sapesse chi fosse. Lo sapeva molto bene il ministro Nordio quando si è rifiutato di firmare le carte che avrebbero potuto impedire che fosse scarcerato. Lo sapeva molto bene anche il ministro dell’Interno, Piantedosi, che insieme al sottosegretario Mantovano ha inviato un jet all’aeroporto di Torino per permettere ad Almasri di raggiungere la Libia in due ore dopo essere stato scarcerato. Lo sapeva anche Giorgia Meloni, che ha dichiarato di avere preso lei la decisione. Lo sapeva il capo dei nostri servizi segreti che ha fatto da consulente al governo.
Ora la posizione di queste persone (non della Meloni che è stata risparmiata dai magistrati, forse proprio per ragion di stato, e cioè per la necessità di non mettere a rischio la stabilità del governo) dovranno presentarsi davanti alla Camera per supplicare i deputati di salvarli col voto dalla possibilità di essere giudicati. Stavolta non giudicati per qualche traffico di influenze o altri reati di questo genere, ma per favoreggiamento nell’evasione di uno dei peggiori criminali in circolazione in Italia da diversi decenni. La Camera li salverà, e impedirà che i giudici li mettano in prigione. Noi siamo sempre contenti quando si evita di mettere qualcuno in prigione, quindi va bene così. Ma se i due ministri, e il sottosegretario, e la premier si salvano, per fortuna, dal processo penale, non è possibile salvarli dal processo politico. Loro dicono di avere salvato Almasri per ragion di stato.
Cosa vuol dire? Che se non lo salvavano Almasri avrebbe fatto interrompere le azioni attraverso le quali i libici riducono l’afflusso di profughi africani in Italia? Ok. In che modo lo riducono? Uccidendo i profughi o torturandoli. Qualcuno può negare tutto questo? No. Quindi il governo ci dice: “Siamo costretti a proteggere quelli che uccidono e torturano i profughi in Libia, altrimenti aumenterebbe il flusso degli immigrati”? Benissimo. Venga in Parlamento Giorgia Meloni e ci dica così: “lasciateci lasciare che li uccidano…”
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