Raddoppiate le intimidazioni a sindaci e assessori. Così la crisi avvelena la convivenza

Raddoppia negli ultimi cinque anni la percentuale delle intimidazioni agli amministratori pubblici da parte di persone con problemi economici o in cerca di un lavoro. Persone in difficoltà che decidono di passare alle maniere forti quando non ottengono risposte (o le pretendono pur non avendo diritto) da parte dei sindaci, degli assessori o del personale amministrativo.
Un fenomeno che non sembra arrestarsi, anzi è in crescita, come documenta l’ultimo rapporto di Avviso pubblico, la rete di 604 enti locali fra Comuni, Province e Regioni che si batte per promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Violenze fisiche e minacce verbali, scritte offensive e lettere minatorie, incendi e danneggiamenti di cose e di persone, a partire dai parenti dei politici finiti nel mirino.

Nel 2024 le intimidazioni sono tornate a salire del 4% passando nel complesso da 315 dell’anno precedente a 823. Quelle originate da difficoltà economiche registrano un incremento da 81 a 83 casi e in termini percentuali dal 16% al 20% del totale delle tipologie di violenze messe in atto. Numeri probabilmente sottostimati se si considerano i casi di minacce verbali non denunciate. Ma è nel lungo tempo che si nota maggiormente la differenza.
Vita ha recuperato i dati delle relazioni precedenti per monitorare l’andamento negli anni dei casi non direttamente riconducibili alla criminalità. La quota di atti violenti legati alla povertà è passata dall’11% del 2020 a, come visto, il 20% dell’anno scorso. Il doppio in cinque anni.
Un quinquennio segnato nella fase iniziale dal Covid-19. Nello specifico, nel biennio 2020-21, a fronte di un numero di casi più elevato legato agli effetti della pandemia, la percentuale sul totale delle violenze è stata intorno al 10%. Nel triennio 2022-24, invece, le minacce e le violenze originate dal disagio sociale sono calate assestandosi intorno all’ottantina di episodi all’anno, ma è salita la quota sul complesso degli atti. Dall’11% si è passati al 16% e infine al 20%.
Un indicatore, di fatto, anche questo della sofferenza sociale. Nell’ultimo anno si è ridotta invece la quota di casi originata da decisioni amministrative relative all’abusivismo edilizio. Il rapporto di Avviso pubblico raccoglie anche le testimonianze degli amministratori sotto tiro.
Emblematico il caso di Elena Carraro, sindaco di Lonate Pozzolo, 12mila abitanti in provincia di Varese. Ecco la sua testimonianza. «Durante il mandato di sindaco capita spesso, ultimamente, che i giudici tutelari affidino una persona fragile affinché, il sindaco, ne diventi amministratore di sostegno. Il più delle volte il percorso è lineare, ci sono i servizi sociali che comunque aiutano, altre volte, la gestione è più complessa. Capita che ci siano i familiari che non accettano l’amministratore di sostegno, allora iniziano le difficoltà. Nel mio caso era il fratello del signore che amministravo: ha messo in atto una vera e propria azione di stalkeraggio nei miei confronti e in quelli dei dipendenti comunali», racconta Carraro, che ha denunciato l’accaduto ai carabinieri.
Un caso emblematico perché sembra anticipare quello che potrebbe accadere nei prossimi anni con l’incremento del numero di anziani soli che saranno affidati dai tribunali alle cure degli amministratori di sostegno istituzionali come i primi cittadini o gli assistenti sociali comunali.
In apertura photo by Claudio Schwarz on Unsplash
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