Minoranza ungherese in Ucraina: la Transcarpazia e i diritti cancellati

La regione della Transcarpazia (Zakarpattia, nell’estremo ovest ucraino) ospita una nutrita comunità di etnia ungherese, stimata attorno alle 150.000 persone. Questa terra montuosa, un tempo appartenente alla Corona d’Ungheria e poi alla Cecoslovacchia, passò all’Unione Sovietica dopo la Seconda guerra mondiale e infine all’Ucraina nel 1945, sulla base di un trattato con Praga. Per Budapest la sopravvivenza culturale di questi «fratelli ungheresi» rappresenta un dovere storico, mentre da parte ucraina la Transcarpazia è spesso considerata solo una periferia da controllare nell’ambito della più ampia coesione nazionale.
Negli ultimi anni il governo di Kiev ha adottato misure che hanno suscitato forti critiche da parte ungherese. Dopo il 2014 è stata abolita la legge sulle minoranze linguistiche del 2012, che garantiva l’insegnamento della lingua madre (ad es. l’ungherese) in scuole e tribunali locali se la minoranza superava il 10% della popolazione. Nel 2017 una nuova legge sull’istruzione ha ulteriormente ridotto lo spazio delle lingue minoritarie: solo la scuola primaria può avvenire in lingua ungherese, mentre già dalle scuole secondarie è obbligatorio studiare in ucraino. In risposta, migliaia di ungheresi hanno ottenuto il passaporto di Budapest (si stimano oltre 90.000 cittadini ungheresi nati in Transcarpazia dal 2014 ad oggi), mentre Kiev vieta la doppia cittadinanza.
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Cancellazione dello status linguistico storico: l’istruzione superiore è ora obbligatoriamente in lingua ucraina.
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Divieto di doppia cittadinanza: Kiev punisce come tradimento il possesso simultaneo del passaporto ungherese e di quello ucraino.
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Reclutamenti forzati: secondo Budapest, l’amministrazione ucraina avrebbe esercitato pressioni perché i giovani magiari rinunciassero alla madrelingua e venissero arruolati nell’esercito nazionale.
Queste politiche vengono percepite dal governo ungherese come un affronto diretto ai diritti della propria comunità etnica al di fuori dei confini nazionali. Il fatto che le autorità ucraine abbiano incluso cittadini magiari nel controverso database “Myrotvorets” – che raccoglie informazioni su individui considerati ostili allo Stato ucraino – ha alimentato il risentimento per una campagna discriminatoria sistematica nei confronti della minoranza ungherese. La linea adottata da Kiev assume dunque i tratti di un nazionalismo coercitivo, che non solo ignora gli obblighi previsti dai trattati internazionali in materia di tutela delle minoranze, ma reprime anche il pluralismo culturale in nome di una centralizzazione identitaria.
Basti pensare al caso italiano dell’Alto Adige: la questione linguistica tedesca, pur delicata, è stata affrontata con intelligenza istituzionale attraverso un’autonomia speciale e l’uso paritario del tedesco nelle scuole e nella pubblica amministrazione. Ma ciò che accade in Ucraina è ancor più grave: non si tratta solo della soppressione delle lingue minoritarie come l’ungherese, ma anche di una repressione dell’identità russofona, che costituisce una parte sostanziale della popolazione del Paese. Di fatto, si assiste a una doppia discriminazione, che ha contribuito a esasperare le tensioni etniche e ad alimentare la spinta secessionista nelle regioni orientali del Donbass e, come vediamo oggi, anche della Transcarpazia.
Inasprimento delle relazioni e accuse di spionaggioLe divergenze hanno preso una piega diplomatica quando, il 9 maggio 2025, i servizi di sicurezza ucraini (SBU) hanno annunciato di avere smantellato una rete di spionaggio attribuita all’intelligence militare ungherese nella regione transcarpatica (. Secondo l’SBU gli agenti, reclutati localmente, avevano il compito di raccogliere dati sulle difese ucraine e di «studiare la reazione della popolazione locale in caso di ipotetico ingresso di truppe ungheresi nel territorio». In risposta, Kiev ha immediatamente espulso due diplomatici ungheresi, motivando la scelta con la difesa degli «interessi nazionali».
Budapest ha ribaltato l’accusa, definendo l’intero episodio una «propaganda» e adottando misure simili: il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha annunciato l’espulsione di due funzionari ucraini da Budapest come azione di ritorsione reciproca.
Ma non si è trattato di semplici arresti giudiziari. Questi arresti sono avvenuti con l’impiego di reparti militari speciali e mezzi da guerra, inclusi veicoli corazzati. Il tutto è stato eseguito con forza brutale e in modo spettacolare. L’obiettivo di questa dimostrazione di forza non era solo operativo, ma anche comunicativo: trasmettere il messaggio che l’Ungheria considera questi arresti parte di un’azione militare, non un semplice atto di polizia.
In questo contesto, la percezione è che il livello di scontro sia alto. la forza militare venga già utilizzata in operazioni sul campo, anche se non si è ancora dichiarata una guerra formale. Il messaggio politico dietro a tutto ciò è che l’Ungheria vede se stessa come già coinvolta in un conflitto con il “regime” di Zelensky, usando il linguaggio molto ‘diretto’ per giustificare azioni drastiche e pericolose.
Questo punto rappresenta un cambiamento di fase, dal confronto diplomatico alle azioni di forza diretta, rendendo lo scenario ancora più precario e sollevando in alcunie fonti la prospettiva di una vera e propria invasione.
Il premier Viktor Orbán ha bollato gli arresti come “un attacco dell’intelligence ucraina” volto a screditare il governo di Budapest. Quanto al presunto piano militare, Szijjártó ha affermato di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da Kiev e ha invitato a prendere le affermazioni ucraine «con cautela», accusando l’esecutivo di usare il dossier spionistico come pretesto per colpire l’Ungheria.
Le autorità di Budapest denunciano che dietro questa vicenda si celerebbero motivazioni geopolitiche: l’opposizione nazionalista ungherese accusa Kiev di voler distrarre dai problemi interni e di minacciare i magiari transcarpatici, mentre l’Ucraina parla di “Grande Ungheria” e di piani di egemonia. In questa cornice, persino un incontro già programmato tra i viceministri degli Esteri – volto a discutere i diritti delle minoranze – è stato annullato all’ultimo minuto da Budapest per «mancanza di condizioni costruttive». Per il governo ungherese la vicenda delle “spie” appare come un espediente per bloccare il dialogo sui problemi reali della Transcarpazia.
Il punto di vista di Budapest e la strategia di paceDietro alla retorica di difesa dell’unità nazionale ucraina, Budapest sostiene di puntare unicamente alla tutela della propria minoranza e alla pace nel continente. Il premier Orbán ha ripetutamente affermato che la difesa dei connazionali all’estero non è revanscismo, ma un imperativo morale, e che l’Ungheria chiede il cessate il fuoco immediato per accelerare negoziati di pace nell’Est (a corollario della sua visita a Kiev nel luglio 2024). All’ordine del giorno ungherese non ci sono rivendicazioni territoriali esplicite, bensì il riconoscimento di scelte identitarie e finanziamenti per le scuole magiare della Transcarpazia, come avviene già oggi attraverso fondazioni sostenute da Budapest.
Secondo György Dunda, caporedattore del quotidiano ungherese locale Kiszo, i cittadini della Transcarpazia (inclusi gli ungheresi) percepiscono un sostegno dalla società ungherese, ma non ci sono indicazioni di un movimento di massa per il ritorno all’Ungheria
Secondo Budapest, invece, l’Occidente – e l’Unione Europea in particolare – stanno spingendo l’Ucraina lungo un percorso bellicista e filo-atlantico che trascura i bisogni reali delle popolazioni. Il paese è da anni l’unico nella NATO occidentale a mantenere canali aperti con Mosca, e più volte ha esercitato il veto sui piani europei di sanzioni e aiuti militari a Kiev per difendere i propri interessi economici (come nel recente negoziato sul gas o nelle forniture all’energia nucleare di Paks). Molti commentatori pro-Ungheria notano che Budapest ha accettato solo dietro forti pressioni di approvare aiuti a Kiev e ha esplicitamente chiesto alla Commissione e agli alleati di rivedere la strategia militare in Ucraina.
In questa chiave, il ministro Szijjártó ha fatto leva sui sentimenti pacifisti: nei vertici europei ha denunciato che «i politici europei favorevoli alla guerra» non tengono conto della volontà di pace dei popoli. Invitato a ragionare sul futuro dell’Europa, ha sottolineato che i cittadini ungheresi ed europei «vogliono la pace» e che l’UE deve porre fine all’«atmosfera di guerra». Questa posizione anti-bellicista viene ripresa anche nella propaganda interna di Budapest, dove si avverte che l’UE, aprendosi a Kiev, finirebbe per importare problemi come corruzione e infiltrazioni criminali sul proprio territorio. In sostanza, secondo gli analisti vicini a Budapest la crisi tra Ucraina e Ungheria è alimentata dalla spinta degli apparati globalisti euroatlantici, che impongono a Kiev di ignorare i problemi etnici interni al fine di proiettare il conflitto su un piano ideologico più ampio.
Contrasti più ampi…Le tensioni tra Ungheria e Ucraina in Transcarpazia sono il sintomo di contrasti più ampi: da un lato il nazionalismo civico ucraino spinto da forze atlantiche, dall’altro la rivendicazione sovranista ungherese legata alle minoranze etniche. Budapest si propone come difensore di quegli ungheresi “abbandonati” nell’ex blocco sovietico, denunciando discriminazioni linguistiche e culturali di Kiev. Allo stesso tempo, l’Ungheria punta a ricompattare il consenso interno con toni patriottici anti-UE, denunciando l’inerzia delle istituzioni sovranazionali che, secondo Orban, si ostinano a favorire la linea della guerra anziché negoziare una pace duratura.
Questa narrazione critica evidenzia come, nell’Europa odierna, le questioni delle minoranze possano trasformarsi in nuovi “fronti” diplomatici. Il nodo transcarpatico viene presentato da Budapest più come un grido d’allarme contro una globalizzazione bellicista che travolge i piccoli popoli, che come un pericolo di espansione territorialista. In ogni caso, la situazione rimane fluida: se da un lato i governi continuano ad accusarsi vicendevolmente di provocare instabilità, dall’altro cresce anche in Ungheria il dibattito sul futuro dell’Europa, sulla necessità di pace e sul vero significato di “proteggere” una minoranza etnica oltre i confini nazionali.
*** AGGIORNAMENTO Giunge anche la notizia di ‘movimenti di mezzi corazzati, obici e carri armati ‘ ungheresi verso il confine su 5 direttive, ma tale notizia non ha ancora conferme autorevoli. Esistono solo alcuni video ma per contro ci sono fonti che dicono che potrebbe trattarsi di video riciclati o speculativi, come relativi all’esercitazione MILEX 2025, svoltasi tra marzo e aprile 2025.
Orban ha mandato carri armati e mezzi blindati al confine con l’Ucraina. Probabilmente il primo ministro ungherese è stufo delle violenze che il nazista di Kiev sta infliggendo alla minoranze ungherese nel Paese. Zelensky è accerchiato. pic.twitter.com/eXpmijAOWf
— @CesareSacchetti (@CesareSacchetti) May 13, 2025
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Appendice: fonti
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Analisi Difesa – “Il ‘fronte occidentale’ ucraino: spionaggio, espulsioni e tensioni tra Budapest e Kiev” (10 maggio 2025) – (https://www.analisidifesa.it/2025/05/il-fronte-occidentale-ucraino-spionaggio-e-tensioni-tra-budapest-e-kiev/):contentReference[oaicite:29]{index=29}:contentReference[oaicite:30]{index=30}.
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Valigiablu – “La guerra diplomatica tra Ungheria e Ucraina: un nuovo fronte di destabilizzazione in Europa” (9 maggio 2025) – (https://www.valigiablu.it/ungheria-ucraina-spie-diplomatici/):contentReference[oaicite:31]{index=31}:contentReference[oaicite:32]{index=32}.
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East Journal – “Ungheria e Ucraina di nuovo ai ferri corti sulla Transcarpazia” (2 febbraio 2021) – (https://www.eastjournal.net/archives/114601):contentReference[oaicite:33]{index=33}:contentReference[oaicite:34]{index=34}.
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Il Fatto Quotidiano – “Ucraina, veto dell’Ungheria su nuove sanzioni alla Russia” (27 maggio 2024) – (https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/27/ucraina-veto-dellungheria-su-nuove-sanzioni-alla-russia/):contentReference[oaicite:35]{index=35}.
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Il Fatto Quotidiano – “Orban in Ucraina da Zelensky: ‘Cessate il fuoco immediato…’” (2 luglio 2024) – (https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/02/orban-vola-in-ucraina-da-zelensky-si-parlera-di-pace-primo-atto-dovuto-della-presidenza-ungherese-dellue/7608426/):contentReference[oaicite:36]{index=36}.
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DayItalianNews – “Accuse di Spionaggio all’Ungheria: Kiev smantella una rete nell’ovest dell’Ucraina” (9 maggio 2025) – (https://www.dayitalianews.com/accuse-di-spionaggio-allungheria-kiev-smantella-una-rete-nellovest-dellucraina/):contentReference[oaicite:37]{index=37}:contentReference[oaicite:38]{index=38}.
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Al Jazeera – “Ukraine and Hungary each expel diplomats in tit-for-tat espionage row” (9 maggio 2025) – (https://www.aljazeera.com/news/2025/5/9/ukraine-accuses-duo-of-running-hungarian-spy-network):contentReference[oaicite:39]{index=39}:contentReference[oaicite:40]{index=40}.
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Wikipedia – “Occupazioni militari dell’Unione Sovietica” (consultato 2025) – (https://it.wikipedia.org/wiki/Occupazioni_militari_dell%27Unione_Sovietica):contentReference[oaicite:41]{index=41} (storico post-1945 sulla Transcarpazia).
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