Green messo da parte, von der Leyen traballa. Schlein: "I nostri voti non sono garantiti"

26 giu 2025

Figlio di un compromesso sottile, il patto tra popolari, socialisti e liberali che soltanto un anno fa consegnò per la...
Figlio di un compromesso sottile, il patto tra popolari, socialisti e liberali che soltanto un anno fa consegnò per la seconda volta le chiavi dell’Europa a Ursula von der Leyen traballa sotto il peso delle contraddizioni green. Accusata di riscrivere le regole a colpi di interpretazioni unilaterali, accentrare il potere e cedere alla destra, la presidente della Commissione europea è al centro di una tempesta istituzionale che ne mette a repentaglio la maggioranza. "I nostri voti non sono garantiti e i nostri voti contano", è stato lo strappo della segretaria del Pd Elly Schlein (foto) dalla summer school dei dem a Bruxelles, a dare ulteriore forza alla lettera firmata dalle capogruppo di socialisti e liberali per chiedere alla numero uno del Parlamento europeo, Roberta Metsola, di agire davanti all’ennesima marcia indietro su quel Green deal annunciato nel 2019 dalla tedesca come "il momento dell’uomo sulla Luna" e accantonato – nelle accuse incrociate dei progressisti – in nome di un asse alternativo parallelo tra il Ppe e i Conservatori Ue di Giorgia Meloni. L’annuncio a freddo di Palazzo Berlyamont, una settimana fa, del ritiro della direttiva contro il greenwashing su pressione degli stessi popolari di von der Leyen ha riacceso le tensioni latenti. La decisione - non ancora formalizzata - è planata sul tavolo degli ambasciatori dei Ventisette a Bruxelles. E il fronte tra i governi si è aperto.
Quotidiano Nazionale