Trump minaccia Putin, dietrofront su Zelensky e Ucraina

A un giorno dal vertice in Alaska con Vladimir Putin, c’è un Donald Trump che si presenta nelle vesti di mediatore, deciso a imprimere una svolta nei negoziati sulla guerra in Ucraina. Abbiamo visto negli scorsi mesi un comportamento a fisarmonica, con un avvicinamento al presidente russo, poi un allontanamento che è coinciso con un avvicinamento all’Ucraine. Ora c’è nuovamente un tentativo di far finire la guerra, ma a determinate condizioni.
L’inquilino della Casa Bianca punta addirittura a un successivo incontro a tre col presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma senza mancare di retorica, avvertendo Mosca che il rifiuto di fermare l’offensiva comporterà “conseguenze molto gravi”.
Quest’ultima dichiarazione arriva dopo un confronto virtuale con i principali leader europei, descritto diplomaticamente come “molto buono” e incentrato sul rafforzare una linea comune in vista dell’appuntamento di Anchorage.
Putin e Trump, vertice in Alaska: la questione delle terre rareSecondo il quotidiano britannico Daily Telegraph, tra le ipotesi sul tavolo di Anchorage ci sarebbe una proposta fuori dagli schemi: offrire a Mosca un accesso controllato alle terre rare dell’Alaska, risorsa strategica per le tecnologie avanzate, come incentivo a fermare la guerra. Un dettaglio rilevante è che, per agevolare la partecipazione della delegazione russa, le autorità statunitensi hanno sospeso temporaneamente alcune sanzioni, consentendo l’ingresso in Alaska anche a figure precedentemente colpite da provvedimenti restrittivi.
Nello stesso pacchetto rientrerebbe l’idea di allentare alcune restrizioni statunitensi sull’industria aeronautica russa, un gesto che nelle intenzioni potrebbe smuovere il Cremlino senza apparire come una concessione politica diretta.
La Russia all’angolo? La minaccia di TrumpCome riportato dal Guardian, Trump ha evitato di entrare nei dettagli, ma il segnale politico è stato inequivocabile. Alla domanda di un cronista sul futuro dei rapporti con Mosca in caso di mancato accordo, ha risposto con un secco “Sì, certo”, lasciando intendere che sarebbero arrivate conseguenze. Quando gli è stato chiesto di chiarire, ha rincarato: “Ci saranno, non serve dirlo, saranno molto gravi”. Una dichiarazione volutamente ambigua, democristiana, funzionale a trasmettere l’idea di strumenti di pressione già pronti all’uso.
In un post su Truth, Trump ha poi attaccato duramente i media americani, accusandoli di “citare perdenti e gente stupida” come John Bolton e sostenendo che, anche se ottenesse “Mosca e Leningrado gratis” in un accordo con la Russia, la stampa definirebbe comunque l’intesa un fallimento. Ha concluso ribadendo che “si sta vincendo su tutto” e che le notizie vere stanno smascherando la corruzione dei suoi avversari.
Vertice in Alaska, esclusi gli alleati europeiIl faccia a faccia tra Trump e Putin avverrà in un presidio militare ai margini di Anchorage, cuore demografico dell’Alaska. Sarà il primo incontro diretto dal 2018, dopo mesi di scambi telefonici sul conflitto ucraino. L’assenza di Zelensky e dei leader europei non è casuale: sottintende la volontà americana di gestire la situazione in solitaria il momento. Questo punto ha alimentato sospetti su possibili concessioni territoriali e su una spartizione da creare senza coinvolgere il leader ucraino.
Di conseguenza, Friedrich Merz, cancelliere tedesco, ha riunito in video conferenza Zelensky, diversi capi di governo europei e il premier britannico Keir Starmer, nel tentativo di vincolare Washington a una serie di paletti.
Il senso del messaggio era quello che ci si aspetta, e cioè che:
- Kiev deve essere presente a ogni discussione;
- i confini restano intoccabili;
- il tavolo deve essere a tre;
- la tregua deve scattare subito;
- le garanzie di sicurezza devono essere concrete, senza che Mosca possa ostacolare il cammino dell’Ucraina verso Ue e Nato.
Per il presidente francese Emmanuel Macron, la posizione europea non è in discussione: la sorte dei confini ucraini appartiene solo a Kiev, unico soggetto legittimato a trattare. Nel lessico del presidente francese, la capitale ucraina è l’avamposto contro l’espansionismo russo, il perno attorno a cui ruota la tenuta dell’intero continente.
Nella stessa ottica, il vertice in Alaska dovrebbe produrre almeno una tregua, uno scambio di prigionieri e il ritorno in patria dei minori deportati, obiettivi che Washington, a suo dire, condivide.
Londra, Parigi e Berlino, alla testa della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, hanno rimarcato un principio basilare della geopolitica: i confini non si spostano con la forza militare. Da qui la richiesta di garanzie di sicurezza tangibili per Kiev, accompagnata dalla minaccia di nuove misure punitive se Mosca rifiuterà una tregua.
Zelensky accusa Putin: “Sta bluffando”Zelensky, consapevole della posta in gioco, ha ricordato che Kiev non intende cedere porzioni di territorio e che qualsiasi modifica dei confini, per legge, passerebbe dal voto popolare.
Ha bollato come un “bluff” l’operazione russa nell’area di Dobropillya e lungo il fronte orientale, intesa come una mossa tattica, letta come un tentativo di mostrare un’avanzata per influenzare il clima del vertice di Anchorage.
Nel ragionamento del presidente ucraino, concedere il Donbas significherebbe spalancare la porta a nuove offensive, dando a Mosca la percezione di poter agire impunemente.
Cosa potrebbe accadere dopo AnchorageTrump ha lasciato intendere che, se l’incontro con Putin avrà un esito positivo, si potrebbe organizzare subito un secondo vertice includendo anche Zelensky. Il presidente ucraino ha riferito che Trump gli parlerà dopo il faccia a faccia con il leader del Cremlino e che Washington continuerà a sostenere Kiev.
Avanzata russa nell’est dell’UcrainaCon l’avvicinarsi del vertice di Anchorage, Mosca ha mosso le sue pedine anche sul campo. A Dobropillya e lungo un tratto del fronte orientale, le truppe russe hanno guadagnato circa dieci chilometri in pochi giorni: un progresso modesto che ricorda quasi le trincee della prima guerra mondiale, ma sufficiente a segnalare pressione.
Nella regione di Donetsk, l’ordine di evacuare i civili con bambini dalle aree esposte conferma il deterioramento della sicurezza. Luhansk è quasi interamente sotto controllo russo, così come oltre il 70% di Donetsk. Dall’altra parte, proprio questa notte è stata presa di mira una raffineria russa nella zona di Volgograd.
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