Torino, nuovo stadio per Cairo: vuole il trattamento Juve ma niente da fare

La storia recente del Torino parla di un club che non dà emozioni. Ottimo l’undicesimo posto nella Serie A 2024-25, senza rischi retrocessione reali, ma qual è l’obiettivo? I tifosi a cosa possono aspirare, a parte (alcuni) l’addio di Carico? Si resta in un limbo, mentre si guarda il Como arrivare e far sognare in grande, il Bologna spiccare il volo, la Fiorentina confermarsi in Conference e così via.
Un obiettivo a breve termine potrebbe essere lo stadio ma il condizionale è d’obbligo. Ecco quali sono le prospettive per il nuovo impianto.
Nuovo stadio TorinoUrbano Cairo non intende di certo rovinarsi per il bene del Torino. È un eccellente imprenditore, dentro e fuori dal calcio, ma non un tifoso ossessionato come potevano essere Moratti e Berlusconi nei loro periodi d’oro.
Vede dunque nel nuovo stadio un’ottima opportunità, come ha dichiarato di recente, ma solo alle giuste condizioni. I contatti sono stati avviati e a settembre ci sarà l’incontro con il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. Si affronterà una discussione delicata, incentrata sulla possibilità di acquistare lo stadio Olimpico Grande Torino.
Il tutto appare però al momento improbabile, ma ecco cosa ha dichiarato il numero uno granata: “L’obiettivo di prendere lo stadio è connesso allo sviluppo delle strutture e non ci sono secondi fini connessi a una possibile vendita. C’è solo la voglia di prendere uno stadio, se ci saranno le condizioni. Me ne aspetto di simili a quelle avute dalla Juventus”.
La cessione del TorinoÈ ormai un tema ricorrente, considerando l’amarezza di parte della tifoseria, che vede in Cairo un “nemico” e non un alleato. Qualcosa di simile a quanto sperimentato per svariati anni da Aurelio De Laurentiis al Napoli, che oggi investe e convince, ma non è scevro da critiche feroci.
Cairo ha però voluto parlare chiaramente e lo ha fatto in occasione della presentazione del nuovo tecnico, Marco Baroni. Alla stampa ha chiarito che le sue parole di novembre 2024 non erano di certo “aria fritta”. Aveva infatti dato disponibilità alla cessione del club. Ma cos’è successo da allora? Nulla.
“Fino a ora non ho ricevuto nessuna offerta. Vado quindi avanti con ancora più determinazione. Se dovesse arrivare qualcuno, bisognerebbe anche capire che tipo è. A volte abbiamo visto anche squadre importanti essere cedute a soggetti che li hanno portati in condizioni negative. Nei dieci anni prima di me ci sono stati 6 anni di Serie B e 3 retrocessioni. Ora le cose sono diverse”.
Olimpico Grande Torino, il piano del sindacoUrbano Cairo ha parlato di condizioni come per la Juventus. Il presidente granata si attende un certo tipo di atteggiamento da parte del Comune, ma ecco gli ultimi aggiornamenti in merito. Il sindaco Lo Russo sembra avere già un piano d’azione in merito allo stadio Olimpico Grande Torino.
Non hanno spaventato le parole del numero uno granata, che ha tentato di smuovere le acque e porre pressione sulle spalle dell’amministrazione. In nessun caso il primo cittadino intende fronteggiare la questione in maniera frettolosa. Non basterà una stretta di mano, questo è certo. Il percorso amministrativo promette d’essere lungo e articolato.
Al netto del fatto che i rapporti siano cordiali e non ci siano strappi in stile San Siro a Milano, ciò non vuol dire che tutto filerà secondo i piani di Cairo (che ha ottenuto una concessione ponte di 18 mesi).
Dopo la rimozione delle ipoteche sull’impianto da parte dell’Agenzia delle Entrate, il Comune mira a studiare la questione in maniera approfondita, individuando la giusta formula giuridica. Ecco le tre opzioni possibili:
- vendita definitiva, non seriamente considerata dall’amministrazione;
- concessione del diritto di superficie (modello Juve), con durate di 30, 60 o 90 anni;
- concessione d’uso, il che rispecchia quasi totalmente la condizione attuale.
Le carte potrebbero però essere stravolte da Cairo. Non è infatti da escludere che presenti una proposta allettante di “project financing”. In questo modo ci si indirizzerebbe verso un iter differente, basato sul Codice degli Appalti.
Spazio a un investimento privato per lo sviluppo dell’impianto, e magari dell’area circostante, con negoziato diretto e infine gara pubblica che vedrebbe però Cairo come soggetto privilegiato. Ci sarebbe infatti un diritto di prelazione, a parità di offerta, nei confronti di chiunque altro.
Il sindaco non può fare nulla sotto questo aspetto. È un’ipotesi percorribile soltanto da Cairo, eventualmente. Ciò che il Comune procederà a fare sarà una perizia patrimoniale sull’impianto. In realtà il processo è in corso e si attende risposta dalla Praxi.
Tutto ciò si lega all’ipotesi vendita, che è però totalmente dai piani attualmente, per quanto sia giusto analizzarla. Volendo restare ancorati a un certo senso di concretezza, è il caso di parlare di diritto di superficie e concessione d’uso.
La prima opzione sarebbe quella preferibile per il Comune, considerando la tutela della proprietà pubblica e, al tempo stesso, un aumento del ritorno economico di pari passo alla durata della concessione.
Trattamento JuveIl Torino sarà trattato come la Juve? No! La risposta è negativa però non per una differenza di blasone. La storia granata è ben nota e, al netto dei minori trofei in epoca moderna, il problema è più che altro amministrativo.
Il Delle Alpi è stato abbattuto senza difficoltà, cosa che con l’Olimpico non sarebbe possibile. É infatti tutelato dalla Sovrintendenza, che impedisce anche una libera e totale trasformazione. Del resto, se c’è qualcosa in cui in Italia siamo bravi, è la creazione di vincoli.
La soluzione finale dovrà dunque essere diversa. Ciò non esclude, però, un gran numero di investimenti che possano trasformare del tutto l’esperienza dei tifosi. È infatti già prevista la possibilità di:
- costruire un albergo da 6mila metri quadrati;
- riqualificare l’area botteghini, trasformandola in spazi per attività commerciali e di ristorazione;
- riqualificare locali per negozi e uffici all’interno dell’Olimpico.
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