Mediobanca, volano gli utili. Nagel presenta il piano a Milleri

MILANO – Giornata intensa per Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca, che al mattino presenta i conti dei nove mesi al mercato e successivamente spiega l’operazione Banca Generali a Francesco Milleri e Romolo Bardin, gli uomini che guidano la Delfin. Il risultato è comunque molto positivo a giudicare dall’andamento del titolo di Piazzetta Cuccia che ha guadagnato il 5,4% a 20,4 euro, tra scambi pari all’1,3% del capitale. Volumi che alimentano il sospetto di rastrellamenti da parte di mani ancora sconosciute.
I conti dei primi nove mesi di Mediobanca si sono chiusi con un utile netto di 993 milioni, in crescita del 5%. Il modello di business meno esposto, rispetto a una banca commerciale, all’andamento dei tassi di interesse, ha permesso al margine di interesse di scendere di poco, a 1,48 miliardi (meno 1,1%) e alle commissioni di salire a 819 milioni (più 24,1%). In particolare è stato il credito al consumo di Compass a trainare la crescita del margine di interesse, avendo registrato un più 9% nei nove mesi. Il patrimonio della banca è rimasto su livelli con un coefficiente Cet 1 al 15,6% dopo benefici per Basilea IV pari a 55 punti base. Tutto ciò ha permesso al cda di deliberare un acconto sul dividendo da 0,56 euro per azione da staccare il 19 maggio, per un totale di 455 milioni.
Nagel con gli analisti ha messo poi l’accento sull’aggregazione con Banca Generali, annunciata lunedì 28, e definita “trasformativa” perché punta a potenziare l’area del wealth management (gestione di patrimoni di alto livello) e a trasformare il rapporto con Generali da finanziario a industriale. Al contrario del suo antagonista Luigi Lovaglio, ad di Mps, Nagel vede questa operazione come alternativa a quella lanciata da Siena proprio su Mediobanca. Sono «due opzioni che secondo la nostra esperienza professionale portano a due storie completamente diverse», ha detto il banchiere. «Da una parte c’è un’opzione che darà vita a un leader nel wealth management, dall’altra la creazione di un gruppo di banca commerciale di medie dimensioni». Quindi, seguendo questo ragionamento, chi voterà a favore dell’Ops su Banca Generali nell’assemblea del 16 giugno, non dovrebbe poi consegnare le azioni Mediobanca all’Ops di Mps. «Come discusso anche più volte con i vertici di Mps credo che per loro la migliore operazione sia una combinazione con banche commerciali con la possibilità di fare reali sinergie», ha aggiunto Nagel. Mentre un’unione Mps-Mediobanca porterebbe degli svantaggi, amplificati con l’arrivo di Banca Generali per la fuga di consulenti che si verificherebbe.
Un quadro che Nagel ha esposto anche ai vertici di Delfin, primo azionista di Mediobanca con il 19,8%, il cui voto in assemblea sarà molto importante. Milleri si è già espresso favorevolmente su Banca Generali tenendo però il punto anche su Mps, in un’ottica di un’integrazione a tre. L’impressione è che per dare un via libera definitivo Milleri voglia avere visibilità anche sulla destinazione di quel 6,5% di azioni Generali che, in seguito allo scambio, rientreranno a Trieste. Un pacchetto che diventerà determinante per il futuro controllo della compagnia.
La Repubblica