Dazi, le prime contromisure Ue il 6 agosto. Nella seconda lista aerei, auto e bourbon

BRUXELLES – Se e quando ce ne sarà bisogno, dice l’Europa, le ritorsioni contro gli Stati Uniti saranno pronte. Ma l’accelerazione invocata da alcuni governi, in primis quello francese, e assicurata dalla Commissione all’indomani del nuovo affondo di Trump, ora che si prova di nuovo a trattare appare già meno decisa.
Primi controdazi il 6 agostoIl primo indizio è di calendario e riguarda il “vecchio” pacchetto di controdazi tra il 10 e il 25% su 21 miliardi di prodotti americani, già approvato da settimane in risposta alle tariffe Usa in vigore su acciaio e alluminio ma di nuovo messo in pausa lunedì per favorire il dialogo. Ieri la Commissione ha confermato che, anche in caso di mancato accordo, le tasse doganali non scatterebbero il primo agosto - la data di entrata in vigore dei dazi americani al 30% - bensì solo il 6. Una scelta procedurale dietro cui si legge la volontà di non innescare una reazione immediata, ricavarsi qualche giorno di trattativa in più ed eventualmente lasciare alla Casa Bianca un margine di ripensamento, come già avvenuto con i dazi reciproci. Ma una scelta che rischia di indebolire la forza della minaccia.
Il nuovo pacchetto da 72 miliardiAncora più tempo poi potrebbe prendere l’attivazione del nuovo e più cospicuo pacchetto da 72 miliardi, che nei giorni scorsi si era ipotizzato potesse scattare contestualmente al primo. Ieri la Commissione ha detto che il suo utilizzo sarà valutato «in base all’evoluzione delle trattative».
La lista delle importazioni americane da colpire, già oggetto di quattro settimane di consultazioni con industrie e governi, è stata condivisa lunedì sera con i 27 per un ulteriore parere. Se il primo pacchetto prendeva di mira soprattutto prodotti simbolici del made in Usa - come le Harley-Davidson e i jeans - e merci provenienti da stati repubblicani - come soia o chimica - questa seconda allarga di molto lo spettro. Tre i criteri seguiti: risposta ai dazi americani, presenza di fonti di importazione alternative, difesa di settori in cui la produzione rischia di spostarsi negli Stati Uniti.
Dai Boeing al bourbonCirca 6,4 miliardi sono prodotti agricoli e alimentari, soprattutto vegetali e alcolici (leggi: bourbon). Ma la parte decisamente più cospicua, 65,8 miliardi, è costituita da quelli industriali. I soli aerei - leggi: Boeing - valgono 10,9 miliardi, seguiti da macchinari (9,4), le automobili (quasi 8), prodotti chimici, apparati medici ed elettrici.
La lobby europea delle aziende vinicole è stata la prima a protestare: Trump ha promesso controritorsioni sui settori colpiti, voi tassate il whiskey, io tartasso champagne e chianti. In teoria i vari Paesi europei, come hanno già fatto nelle scorse settimane per proteggere le loro aziende, potrebbero chiedere di eliminare dei prodotti dalla lista, che all’inizio valeva 95 miliardi. In pratica la Commissione considera solida l’intesa già raggiunta. E ritene che, quando e se sarà necessario, i dazi potranno essere approvati e attivati in modo molto rapido, nel giro di un giorno. La sua competenza esclusiva sul commercio la mette in condizioni di controllare la procedura, che solo una maggioranza qualificata dei Paesi può bloccare.
Unità alla provaQuesta unità però andrebbe verificata al momento della verità, quello dell’effettiva ritorsione. Anche perché - particolare non secondario - la lista non contiene il valore dei controdazi da applicare, su cui le opinioni dei governi più morbidi e di quelli più duri potrebbero divergere. La strategia sembra insomma essere, anche nel caso in cui il primo agosto scattasse la tagliola americana, quella di una risposta graduale. Nell’interesse del negoziato, meno della deterrenza.
La Repubblica