Cimice asiatica, allarme danni: pere e mais devastati, calo della produzione fino al 60%

Ferrara, 15 ottobre 2025 – Un calo fino al 60% della produzione di pere. E tra le ‘vittime’ finisce anche il mais. La cimice asiatica, l’insetto che si pensava debellato, torna a colpire le campagne. Una doccia fredda sul reddito di chi lavora in un settore diventato sempre più difficile.
Calderoni (Cia): “In discussione la sostenibilità dell’attività agricola”A lanciare l’allarme il presidente di Cia Ferrara, Stefano Calderoni. "La presenza della cimice asiatica mette in discussione la sostenibilità stessa dell'attività agricola in un territorio che continua a pagare un prezzo altissimo per la presenza di fitopatie e per le restrizioni sui mezzi di difesa”, sottolinea il numero uno dell’associazione di categoria.
Il bilancio al termine della raccolta dell’AbateIl bilancio tra le aziende agricole di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara al termine della raccolta dell'Abate conferma una presenza significativa dell'insetto, anche se la percentuale del danno risulta al momento molto variabile, probabilmente dovuta alle differenze dei sistemi di difesa adottati dalle aziende agricole, soprattutto la presenza di reti anti-cimice.
Dati preoccupanti per le pere estivePer quello che riguarda le pere estive, una ricognizione tra i produttori ha mostrato dati preoccupanti per la William Bianca che ha subito cali produttivi fino al 40%. Più contenute le perdite registrate da Carmen, Santa Maria e Conference, con danni intorno al 10%.
In azione anche la psilla, un parassita fitofagoCali legati certamente al caldo di giugno, forte lo stress di piante e frutti in piena fase di maturazione. E siccome piove sul bagnato le rese dell'Abate sono state anche colpite dalla psilla, un parassita fitofago. Si passa da danni sostanzialmente irrisori a picchi che superano il 50-60% soprattutto nei frutteti biologici.
I rimedi? “Più ricerca e soluzioni meno costose e più efficaci”"La cimice è solo uno degli esempi - riprende Calderoni - di come le problematiche che si pensavano risolte ritornano perché da un lato non si investe abbastanza sulla ricerca scientifica in campo agronomico e dall'altro si continuano a dare soluzioni costose ed inefficaci. Siamo in prima linea nella tutela del territorio e della salute delle persone ma, come abbiamo già ripetuto in questi anni, la sostenibilità deve essere anche economica e sociale: pensiamo ai posti di lavoro persi in questi anni a causa del continuo estirpo di frutteti e al contrarsi della domanda di manodopera lungo tutta la filiera pericola. Ogni agricoltore che si alza al mattino, con uno sconfinato amore per il proprio lavoro ma che non può essere infinito, si chieda se ci sono ancora le condizioni per fare agricoltura. Credo che debbano essere le istituzioni, soprattutto quelle di Bruxelles che spesso calano le decisioni dall'alto, a dargli questa risposta che è fondante per la tenuta agricola del nostro territorio e del nostro Paese”.
İl Resto Del Carlino