Una regola per l'opposizione

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Una regola per l'opposizione

Una regola per l'opposizione

Il protagonista dell'evento più solenne di inizio anno politico si è rivelato Albert Núñez Feijóo, a causa della sua assenza. Si è sostenuto, con molte ragioni, che avrebbe dovuto essere presente all'apertura dell'anno giudiziario, sebbene nessuna norma lo imponesse, in quanto leader dell'opposizione, e pensando opportunamente, peraltro, al tempestoso 2025-26, ricco di eventi importanti che avranno ripercussioni sull'intero establishment politico. Anche solo per non distogliere l'attenzione dall'evento, si è detto che sarebbe valsa la pena essere presente con il Procuratore Generale.

Il re Filippo VI, insieme al procuratore generale dello Stato, Álvaro García Ortiz, alla presidente della Corte Suprema e del Consiglio generale della magistratura (CGPJ), Isabel Perelló, e al ministro della Giustizia Félix Bolaños durante la tradizionale cerimonia di apertura dell'anno giudiziario

Chema Moya / EFE

Come alla fine è stato, mentre la cerimonia di Stato subiva l'insidiosa replica del promotore dell'azione di giustizia, in difesa della legalità nel Paese, prendendo posizione confermata in carica accanto al Re, trovandosi sulla soglia di un processo in cui l'accusa pubblica sarà portata avanti da un subordinato dell'imputato, come se la sua permanenza fosse una questione di dimissioni, almeno per le 24 ore del 5 settembre e per evitare di danneggiare ulteriormente le alte istituzioni, come aveva progettato di fare l'assente Feijóo.

Né Feijóo né i suoi predecessori nel PP sono necessari agli eventi statali.

Secondo queste richieste ben intenzionate, sembra che la posizione di un leader dell'opposizione spagnola abbia solide basi, con doveri e benefici, alla maniera dei paesi anglosassoni, tanto graditi a Fraga, che fu il primo a ricevere un riconoscimento così formale nel 1984, un riconoscimento che è stato adottato anche da diversi stati federali tedeschi e dal parlamento catalano.

Ad oggi, la realtà è che né lui né i suoi predecessori nel PP hanno bisogno di presenziare alle funzioni statali per completarle, fatta eccezione per i parlamentari, naturalmente, i membri più preziosi di una democrazia. La leadership dell'opposizione, concepita dal socialista Peces Barba, è rimasta solo una breve distinzione, senza alcun effetto reale, certamente non agli occhi dei giudici invitati alla Camera della Corte Suprema, nonostante si presuma che abbia svolto un ruolo significativo nella formazione del Consiglio Generale della Magistratura.

Deve essere il desiderio di ritrovare il clima di consenso della prima fase di una democrazia, ormai prossima al suo cinquantesimo anniversario, a spingerci a desiderare questi opportuni barlumi di conciliazione e tregua in mezzo all'incessante lotta del nostro imperfetto sistema bipartitico. Senza andare oltre, questa sembra essere l'unica virtù delle noiose celebrazioni del 6 dicembre che ci riuniscono nella sala dei passi perduti del Congresso.

Ora che i rapporti tra i partiti si fanno sempre più difficili, saranno necessari nuovi gesti verso la minoranza, ma più efficaci e inclusivi. Si tratta dei nuovi poteri dell'opposizione parlamentare che altri Paesi stanno sperimentando per contrastare la sfiducia nella democrazia, attraverso i quali dettano l'agenda parlamentare e controllano il potere esecutivo, e che chiamano "statuto dell'opposizione". Questo è particolarmente vero laddove hanno più voti e seggi del partito del presidente.

lavanguardia

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