Auto elettriche: Pechino prova a porre fine alla guerra dei prezzi

Questa settimana le autorità cinesi hanno dichiarato che intendono porre fine alla concorrenza disordinata nel settore dei veicoli elettrici, in un momento in cui le guerre dei prezzi tra i produttori minacciano la sostenibilità del settore.
L'avvertimento giunge in un momento di forte crescita delle vendite, ma anche di crescenti preoccupazioni per l'eccesso di offerta e la redditività di molti dei nuovi produttori emergenti nel Paese. La Cina è il più grande mercato automobilistico al mondo, frutto di una strategia industriale guidata da Pechino che ha guidato la transizione verso i veicoli elettrici.
BYD, leader di mercato, ha annunciato di aver venduto 2,1 milioni di veicoli nei primi sei mesi dell'anno, il 31% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Quasi la metà di queste vendite riguarda veicoli elettrici al 100% e il resto ibridi, secondo i dati pubblicati dall'azienda.
La casa automobilistica ha smesso di produrre auto con motore a combustione interna nel 2022, ma è stata criticata per aver lanciato una serie di tagli di prezzo, l'ultimo dei quali a maggio, che hanno spinto diversi concorrenti a seguirne l'esempio. Il presidente di Great Wall Motors, Wei Jianjun, aveva avvertito all'epoca che l'attuale tendenza minaccia l'intero settore.
Nel frattempo, il governo cinese si è impegnato a combattere quella che definisce “devolution”, una forma di competizione esaustiva e improduttiva che è diventata una caratteristica di diversi settori in Cina, tra cui l’istruzione e la tecnologia.
Diversi enti hanno messo in guardia dai rischi della guerra dei prezzi, giunta ormai al quarto anno consecutivo. L'Associazione Cinese dei Produttori di Automobili ha auspicato una sana concorrenza, mentre il Ministero dell'Industria e dell'Informazione Tecnologica ha affermato che la situazione attuale rappresenta un ostacolo allo sviluppo sostenibile del settore.
All'estero, le case automobilistiche cinesi stanno cercando di compensare l'erosione dei margini esportando. BYD ha più che raddoppiato le vendite al di fuori della Cina nella prima metà dell'anno, raggiungendo le 464.000 unità. Ma si trova ad affrontare ostacoli crescenti: gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno imposto dazi sui veicoli elettrici di produzione cinese, citando la concorrenza sleale dovuta ai sussidi statali.
Il dibattito si è intensificato dopo le dichiarazioni di Wei Jianjun, che ha paragonato la situazione dell'industria automobilistica a quella di Evergrande, il colosso immobiliare la cui bancarotta ha sconvolto l'economia cinese. "L'Evergrande del settore automobilistico esiste già, solo che non è ancora crollato", ha affermato.
BYD ha reagito con indignazione. "Sono confuso, arrabbiato e tutto questo è ridicolo", ha scritto sui social media Li Yunfei, responsabile del marchio BYD, respingendo qualsiasi somiglianza con il crollo immobiliare.
Il mese successivo, 17 produttori, tra cui BYD, hanno firmato un impegno a pagare i fornitori entro 60 giorni, una novità che potrebbe alleviare la pressione finanziaria sulla catena di approvvigionamento. Finora, era prassi comune differire i pagamenti per mesi, spesso con debiti a breve termine anziché con denaro contante, replicando i meccanismi utilizzati da costruttori immobiliari come Evergrande.
"L'impegno di 60 giorni è la risposta diretta del governo alla concorrenza distruttiva", ha affermato Cui Dongshu, segretario generale della China Passenger Car Association.
Gli analisti avvertono che l'impatto di queste misure potrebbe essere decisivo per stabilizzare i prezzi ed evitare una crisi sistemica simile a quella del settore immobiliare. "Vedremo in che misura queste iniziative riusciranno a invertire la tendenza al ribasso dei prezzi e come ciò influenzerà la domanda nei prossimi trimestri", ha concluso Jing Yang, direttore dell'agenzia di rating finanziario Fitch Ratings.
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