DOMENICA XVI DEL TEMPO ORDINARIO L'ospitalità è l'arte dell'accoglienza, con attenzione a chi è accolto.

La Liturgia della Parola di questa sedicesima domenica del Tempo Ordinario porta alla nostra riflessione il tema dell'Ospitalità, sia attraverso l'atteggiamento di Abramo nella prima lettura, sia attraverso l'accoglienza che Marta e Maria di Betania riservarono a Gesù. L'ospitalità è un segno distintivo menzionato nella Sacra Scrittura ed è diventata parte del nostro modo di vivere la fede nella tradizione giudeo-cristiana, poiché la presenza di Dio nella persona o nelle persone che accogliamo ci spinge a desiderare di farlo nel modo migliore possibile. Tuttavia, le letture ci portano a riflettere sul nostro atteggiamento verso la presenza di Dio che ci visita, sapendo come approfittare della Sua presenza per concentrarci maggiormente su di essa che su ciò che Gli offriamo. L'arte dell'accoglienza, cioè l'Ospitalità in Abramo e Sara e in Marta e Maria, sono chiari esempi di ciò a cui l'autore della Lettera agli Ebrei fa riferimento a un punto: "Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo, hanno accolto degli angeli" (Eb 13,2).
È questo tipo di religiosità profondamente radicato che la cultura giudaico-cristiana ha promosso e patrocinato nel corso dei secoli e che oggi ha bisogno di essere rivitalizzato, principalmente per rompere la supremazia dell'egoismo e dell'isolamento sull'altruismo e sul gesto di aprire la porta a chi chiede aiuto.
Così, la prima lettura del Libro della Genesi ci racconta come Abramo riconosca la presenza del Signore Dio nei tre uomini che passano davanti alla sua tenda e come li accoglie, donando loro "acqua per lavare i piedi" come pellegrini, "ombra per riposare sotto gli alberi" e cibo per "riprendere le forze e proseguire il cammino". La supplica e la richiesta di Abramo trovano accoglienza in quegli "Uomini", ed essi vengono serviti e nutriti in modo tale che essi, avvertendo questo profondo gesto di ospitalità, lo ricompensano con una promessa di vita, con il figlio che Sara gli darà. Accogliere significa aprirsi agli altri, esporsi, donarsi e rivelare la propria vita con gesti significativi di condivisione, accoglienza e compassione. Pertanto, la nobiltà di chi accoglie è la via per rivelare la grandezza di chi è accolto; è la via per far riconoscere all'altro la propria importanza nella semplicità e nell'umiltà di portare la presenza di Dio nel suo cuore.Nella seconda lettura, tratta dalla Lettera di San Paolo ai Colossesi, l'Apostolo dice loro che, ora in prigione, le sofferenze che sopporta completano nella sua carne ciò che manca alla passione di Cristo, spiegandone il significato, che è riposto nel bene superiore del "Corpo di Cristo", che è la Chiesa . Guardando indietro, possiamo vedere la missione da lui compiuta, piena di sofferenza e fatica, ma degna di essere compiuta perché "il mistero nascosto" è stato rivelato a tutti, ebrei e pagani, attraverso il suo ministero. Le ricchezze di Dio e la sua gloria sono state rivelate anche attraverso San Paolo, come Apostolo delle genti.
San Paolo afferma quindi di comprendere ora come le sofferenze sopportate per amore di Cristo e per coloro che hanno accolto l'annuncio del Vangelo portino gioia al loro cuore. La missione evangelizzatrice e apostolica di San Paolo rivela difficoltà e sofferenze, ma ne vale sempre la pena per la grazia di essere strumento nelle mani di Dio affinché "la salvezza giunga fino ai confini della terra". Nel Vangelo di San Luca, il testo riprende il tema dell'ospitalità e dell'accoglienza, in cui è Gesù stesso ad essere accolto nella casa di Marta e di sua sorella Maria. Accogliere qualcuno nella nostra casa risveglia in noi il desiderio di offrire il meglio, di far sì che non manchi nulla, che la tavola sia imbandita, che non manchi il bere. Marta voleva proprio che a Gesù non mancasse nulla nella sua casa. Tuttavia, accogliere e ricevere nella nostra casa richiede anche di dare tempo e attenzione, di ascoltare e parlare, e di far sì che la persona accolta abbia la presenza di chi la accoglie con questo prezioso tempo di ascolto. Così, il testo evangelico ci pone davanti proprio questo atteggiamento di chi vuole accogliere bene e non farsi mancare nulla, e il tempo dedicato all'ascolto di chi è stato accolto. Gli atteggiamenti di Marta e Maria rivelano la preoccupazione di accogliere e ricevere al meglio, ma la Parola di chi è accolto trasforma queste preoccupazioni in apprezzamento per la presenza e il tempo di chi è nella nostra casa. Accogliere il Signore Gesù nell'Eucaristia dovrebbe farci apprezzare la sua presenza in noi, non solo il ricevere, quasi come un gesto ripetuto nella normalità del momento.L’ospitalità, come arte dell’accoglienza, richiede sempre più di valorizzare la presenza di chi accogliamo e di dedicare del tempo all’ascolto di ciò che nasce dal suo cuore.
Carlos Manuel Dionisio de Sousa
Jornal A Guarda