Andare all'opera è la stessa cosa che andare al mare?

Il 3 luglio 1905 il quotidiano britannico “The Times” pubblicò una lettera indignata di George Bernard Shaw, indirizzata alla Royal Opera House.
Le regole sull'abbigliamento e gli accessori applicate al pubblico maschile sembravano non avere equivalenti per il pubblico femminile. Il risultato? La sua serata all'opera era stata sabotata dall'accessorio sporgente che una donna nel suo campo visivo, poche file più avanti, indossava sull'orecchio sinistro.
Nel 2025, e senza lettere pubblicate sui giornali, ma con la stessa acutezza, il Teatro alla Scala di Milano ha annunciato un paio di giorni fa che il dress code del teatro lirico è cambiato. D'ora in poi, pantaloncini corti, canottiere (uomini e donne) e infradito non saranno ammessi. I kimono, invece, sono ammessi. L'iniziativa fa seguito a diverse lamentele sull'abbigliamento di alcuni spettatori, più appropriato a una giornata in spiaggia che a uno spettacolo d'opera.
Chiunque visiti la Scala troverà un cartello all'ingresso che elenca le "regole di comportamento" del teatro, ora riportate anche sui biglietti e sul sito web dell'istituzione. "Il pubblico è pregato di vestirsi in modo decoroso, per rispetto del teatro e degli altri spettatori. Non sarà consentito l'accesso in sala a chiunque indossi pantaloncini corti o magliette senza maniche; in tal caso, i biglietti non saranno rimborsati."
Contenuto riservato agli abbonati. Per leggere la versione completa, accedi a JE Leitor qui .
jornaleconomico