L'ex presidente filippino Duterte accusato dalla CPI di crimini contro l'umanità

I procuratori della Corte penale internazionale (CPI) dell'Aia hanno incriminato l'ex presidente filippino Rodrigo Duterte per crimini contro l'umanità. Duterte è accusato di essere coinvolto in almeno 76 omicidi commessi durante la sua brutale violenza contro spacciatori e consumatori di droga nella sua "guerra" alla droga. Questo secondo l' atto d'accusa di luglio, reso pubblico lunedì.

L'ottantenne Duterte è in custodia cautelare a Scheveningen da marzo. La CPI sta indagando sulle uccisioni di massa avvenute durante la cosiddetta "guerra alla droga" di Duterte. Dal carcere, è stato eletto sindaco di Davao City a maggio, carica attualmente ricoperta dal figlio Sebastian, sindaco facente funzioni.

Nello specifico, Duterte è accusato di essere coinvolto, tra gli altri, in diciannove omicidi commessi tra il 2013 e il 2016 durante il suo mandato come sindaco di Davao City. Una seconda accusa riguarda quattordici omicidi commessi tra il 2016 e il 2017, quando Duterte era presidente.

Un terzo atto d'accusa denuncia 43 omicidi commessi durante "operazioni di bonifica" di presunti consumatori o spacciatori di droga minorenni tra il 2016 e il 2018. I gruppi per i diritti umani stimano che il numero delle vittime durante la presidenza di Duterte sia di decine di migliaia, per lo più piccoli spacciatori e consumatori di droga uccisi senza processo.

Duterte, il primo ex capo di Stato asiatico ad essere incriminato dalla CPI, non sarebbe in grado di affrontare il processo a causa delle sue precarie condizioni di salute, secondo quanto riferito dal suo avvocato. Nel suo Paese, l'ex presidente rimane popolare come sempre: i sostenitori di Duterte affermano che la CPI viene strumentalizzata politicamente dall'attuale presidente Ferdinand Marcos, un oppositore di Duterte.