La corte conferma l'assoluzione di José Luis Abarca nel caso Ayotzinapa

Il 22 maggio, la Corte d'Appello del 19° Circuito, con sede a Matamoros, Tamaulipas, ha emesso una sentenza che ha scosso il ricordo della tragedia di Ayotzinapa. Ha confermato l'assoluzione di José Luis Abarca Velázquez, ex sindaco di Iguala, Guerrero, processato per la scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa.
Quasi un decennio dopo l'incidente di Iguala, i genitori degli studenti scomparsi hanno ricevuto la notizia più temuta: "il sistema giudiziario federale non protegge né sostiene le vittime indirette". Una sentenza che chiude legalmente la porta alla speranza giudiziaria che avevano tenuto aperta dal 2014.
La sentenza, emessa nell'ambito del processo Amparo 70/2022, conferma che il Tribunale Distrettuale di Procedura Penale Federale di Tamaulipas ha agito nel rispetto della legge. Per le vittime, tuttavia, rappresenta la conferma di un sistema giudiziario che non riesce a raggiungere le famiglie che, da quella notte, sono intrappolate nell'incertezza.
Il Centro per i diritti umani Miguel Agustín Pro Juárez, che ha presentato l'ingiunzione per conto dei genitori, non è riuscito a ribaltare la decisione: la corte federale ha ritenuto i genitori degli studenti vittime indirette e, pertanto, esclusi dalla protezione.
Nonostante la Corte abbia confermato la sua assoluzione per la scomparsa degli studenti, José Luis Abarca Velázquez resta detenuto nel carcere numero 1 “Altiplano” —ad Almoloya de Juárez, Stato del Messico— per altri reati che gravano sulla sua fedina penale:
- 20 anni di carcere per l'omicidio di Justino Carbajal Salgado, attivista sociale ucciso nel marzo 2013.
- Procedimenti penali per operazioni con proventi illeciti e reati contro la salute.
L'ombra della corruzione e della criminalità continua a perseguitare la sua carriera politica, anche dopo la sua caduta da sindaco.
Da quella fatidica notte del 26 settembre 2014, il nome Ayotzinapa è diventato il simbolo della lotta per la giustizia e delle ferite aperte di un Paese che chiede verità. Le famiglie dei 43 studenti scomparsi – giovani che aspiravano a diventare insegnanti rurali – hanno affrontato una lotta impari contro un sistema giudiziario che, in più di un'occasione, ha voltato le spalle al loro dolore.
La conferma dell'assoluzione di Abarca ci ricorda che nel Messico odierno la giustizia per i genitori degli studenti resta un'utopia.
La sentenza della Corte d'Appello Collegiale suggella un altro capitolo della lunga storia giudiziaria del caso Ayotzinapa, ma non ne sana le ferite. Per le famiglie, l'assoluzione di Abarca significa molto più di una soluzione legale: rappresenta la negazione del loro diritto alla verità, alla giustizia e al risarcimento del danno.
Nonostante le promesse delle autorità federali di garantire che i crimini non restino impuniti, il sistema giudiziario messicano continua a inviare segnali contraddittori che minano la fiducia del pubblico.
Il caso Ayotzinapa è il riflesso di un sistema giudiziario incapace di rispondere alle richieste delle vittime e delle loro famiglie. L'assoluzione di Abarca per la scomparsa dei 43 studenti lascia un sapore amaro che difficilmente potrà essere attenuato da altri casi pendenti.
Nel frattempo, a Cefereso No. 1, Abarca rischia condanne per altri reati, ma per i genitori di Ayotzinapa la sentenza del tribunale è una condanna all'impunità che perpetua la loro sofferenza.
La Verdad Yucatán