Un nuovo sentiero geologico nella val Zebrù svela milioni di anni di storia delle Alpi

Ci sono escursioni che riescono in una missione che sembra impossibile: viaggiare nel tempo. È quello che accade percorrendo il nuovo sentiero geologico della val Zebrù che è appena stato inaugurato all’interno del parco nazionale dello Stelvio. Un’opportunità che supera il semplice trekking e propone un’avventura geologica e scientifica che permette di scoprire in modo incredibile diverse pagine di storia.
Sette tappe, centinaia di metri di dislivello e anni da attraversare: il sentiero della val Zebrù in oltre 12 chilometri racconta le metamorfosi e l’evoluzione della montagna che in passato è stata prima spiaggia poi regno di ghiacciai e oggi simbolo della fragilità legata all’emergenza ambientale.
L’inaugurazione del nuovo sentiero della val ZebrùIl sentiero della val Zebrù appena inaugurato aiuta a percorrere una valle incontaminata attraverso le diverse epoche geologiche. L’escursione aperta dal 29 luglio dà modo di visitare il parco nazionale dello Stelvio. Il progetto nato in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca e il corso di Scienze e Tecnologie Geologiche guidato dal Professor Giovanni Vezzoli è pensato per rendere accessibile a tutti la complessità affascinante delle Alpi.
Il percorso si snoda lungo il Giro del Confinale, uno degli itinerari più suggestivi del comprensorio di Bormio, e accompagna escursionisti curiosi in un’esperienza immersiva a 360 gradi. Dalle pieghe delle rocce alle testimonianze dei ghiacciai, ogni tappa è una porta temporale: si parte da fondovalle e si arriva fino al Passo Zebrù, affrontando un dislivello di oltre 1100 metri e attraversando l’evoluzione terrestre durata milioni di anni.
Tra le cose più belle che si scoprono durante l’escursione c’è la consapevolezza che va oltre le nozioni scientifiche acquisite e l’oggettiva bellezza del luogo. I cartelli esplicativi, disseminati lungo le sette tappe, non si limitano a elencare dati tecnici: raccontano, evocano, stimolano l’immaginazione. Parlano di antichi fondali marini oggi innalzati a tremila metri, di collisioni continentali che hanno scolpito guglie vertiginose, di glaciazioni che hanno inciso la roccia come scalpelli di ghiaccio.
Durante l’escursione inaugurale, il professor Vezzoli ha sottolineato l’importanza educativa del progetto:“La Val Zebrù è come un gigantesco libro aperto, scritto in linguaggio geologico. È un luogo che ci ricorda quanto la Terra sia viva, mutevole, e quanto sia urgente imparare a rispettarla.”
Le 7 tappe del percorsoIl nuovo percorso elaborato si snoda su 7 tappe spaziando tra tante tipologie di rocce e paesaggi dall’effetto wow garantito. Indipendentemente dal proprio passo, ci si può fermare lungo il cammino e godere la meraviglia pur toccando quasi con mano gli evidenti impatti del cambiamento climatico. Si estende per circa 12 chilometri e attraversa il torrente tra boschi, pascoli e zone rocciose dove potersi godere l’evoluzione del tempo e riflettere su quello che è l’impatto dell’uomo.
Se stai cercando informazioni più dettagliate su ciò che vedrai ecco le 7 tappe che riuscirai a visitare lungo i 12 chilometri di sentiero:
- Tappa 1, la baita del pastore. In questo primo punto di sosta, lo sguardo abbraccia due volti opposti della Val Zebrù: a sinistra, il regno verde e vivo delle rocce scure; a destra, pareti nude e chiare, testimoni di un passato diverso;
- Tappa 2, la frana di punta Thurwieser. Un gigantesco crollo roccioso del 2004 ha trasformato questo versante in una cicatrice viva, scolpita dal tempo e dai movimenti della crosta terrestre. Un episodio che ricorda quanto il paesaggio alpino sia tutt’altro che immobile: è un organismo che respira, si muove, cambia;
- Tappa 3, le Dolomie del Triassico. Attorno al Rifugio Quinto Alpini, le rocce dolomitiche parlano di un’epoca in cui questa zona era sommersa da acque calde e limpide. In un tempo lontanissimo, tra coralli e sedimenti privi di ossigeno, si formavano strati rocciosi che oggi raccontano il passato sottomarino delle Alpi;
- Tappa 4, l’incontro tra Dolomie e Gneiss. Due storie geologiche si sovrappongono, da una parte le Dolomie chiare, nate da antichi sedimenti marini, dall’altra gli Gneiss scuri, figli del calore e della pressione delle profondità terrestri. Un punto di contatto spettacolare, dove le spinte tettoniche hanno fatto emergere la complessità del sottosuolo alpino;
- Tappa 5, la faglia del Confinale. Una frattura gigantesca taglia la crosta terrestre come una cicatrice, visibile proprio in questo tratto. È una delle tante faglie che hanno modellato il paesaggio alpino, generando montagne, valli e crinali;
- Tappa 6, le rocce verdi. Sembrano venire da un altro pianeta, ma sono tracce antichissime del fondo di un oceano preistorico. Le rocce verdi che affiorano qui sono il risultato di un’attività vulcanica remota, quando il magma si raffreddava lentamente sotto il mare;
- Tappa 7, il ritiro dei ghiacciai. L’ultimo step è quello che congiunge alle morene, conche modellate dal ghiaccio e fronti glaciali in arretramento mostrano le conseguenze tangibili del riscaldamento globale. Il paesaggio invita ad una riflessione su come i nostri comportamenti stanno impattando sull’ambiente.
Il sentiero, che risulta oggettivamente bello, diventa un modello di turismo che mixa sostenibilità, emozione e intelligenza. Oggi siamo in un momento storico in cui la montagna soffre gli effetti del riscaldamento globale e offrire un percorso che dà modo di unire l’etica alla cultura, stimolando il pensiero critico è più che mai fondamentale.
Il sentiero lungo la val Zebrù sa lasciare il segno grazie alla biodiversità e ai paesaggi diventando uno dei gioielli del parco nazionale dello Stelvio. Lunga oltre 12 chilometri, ospita pascoli d’alta quota, boschi di larici e tanti animali tra cui camosci, aquile o marmotte che se si è sufficientemente fortunati si possono incrociare.
Il progetto ha lo scopo di educare, sensibilizzare e mostrare le cicatrici che i ghiacciai hanno lasciato sulla roccia non è solo un’operazione didattica, ma anche un monito sul futuro.
Il turismo che il sentiero geologico della val Zebrù vuole promuovere è lento, rispettoso, contemplativo. Un turismo che non consuma, ma che si nutre: di storie, di silenzi, di domande. E mentre si parla di overtourism in montagna con sentieri che mettono il tornello per limitare gli accessi, ci sono altri percorsi che meritano di essere scoperti con rispetto.
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