Dopo l’antibiotico, la dieta mediterranea aiuta il microbioma intestinale


Cosa mangiamo può fare la differenza anche sulle capacità di recupero del nostro microbiota intestinale dopo un ciclo di antibiotici. E’ quanto suggerisce un nuovo studio pubblicato su Nature, secondo cui una dieta mediterranea aiuterebbe il naturale e rapido ripristino dei batteri intestinali utili. Gli studi sono stati condotti sui topi, ma contribuiscono ad ampliare le conoscenze in fatto di dieta e microbiota intestinale.
Diete e microbiotaSebbene l’entusiasmo sui test del microbiota sia oggi esagerato, sono diversi gli studi che stanno mettendo in luce l’importanza che questa grande quantità e varietà di batteri (soprattutto, ma non solo) ha sulla nostra salute. Così come tante sono le ricerche su diete e microbiota. Per esempio, i cibi ultraprocessati e in generale una dieta molto ricca di grassi e povera di fibre sembrano avere un impatto negativo sulla diversità batterica e aumentare il rischio di insorgenza di alcune malattie metaboliche, ricordano gli autori. Al contrario, una dieta simil-mediterranea sembra avere, tra i numerosi benefici, anche un impatto positivo anche sulla composizione del nostro microbiota. Specialmente, come dimostra la ricerca odierna, dopo l’assunzione di antibiotici, che non colpiscono solo i batteri patogeni ma anche i batteri “buoni” del nostro apparato digerente.
Mediterranea e “occidentale” a confrontoGli autori e le autrici del nuovo studio hanno somministrato a un gruppo di topi una dieta più o meno simile a quella mediterranea, ossia ricca di fibre vegetali e povera di grassi, mentre a un secondo gruppo hanno fornito quella che loro definiscono “dieta occidentale”, ossia una dieta poco sana, ricca di grassi e povera di fibre. In seguito hanno osservato la capacità di ripresa del loro microbiota dopo l’assunzione di antibiotici.
Nel corso dello studio i ricercatori hanno anche testato gli effetti del trapianto di feci, che mira a supportare il ripristino del microbiota grazie al trasferimento dei batteri intestinali da un individuo sano a uno che invece presenta una flora batterica danneggiata (nella pratica clinica oggi è utilizzato soprattutto per il trattamento di infezioni di Clostridium difficile).
Così rinasce la flora battericaAnalizzando la composizione del microbiota intestinale dei topi sottoposti alle due diverse diete e al trapianto fecale, il gruppo di ricerca ha osservato che solo quelli a cui era stata somministrata una dieta simil-mediterranea andavano incontro al regolare ripristino della flora intestinale dopo l’assunzione di antibiotici. “Questo non accade perché la dieta occidentale non fornisce le sostanze nutritive ai microbi giusti nel momento giusto - ha spiegato Eugene Chang dell’Università di Chicago, coordinatore della ricerca - Si finisce così per avere poche specie che monopolizzano queste risorse e non creano le condizioni per altri organismi necessari al recupero”.
I dubbi sul trapianto fecaleGli altri animali sono invece risultati più suscettibili all’infezione con il batterio della salmonella, e nemmeno il trapianto di feci è sembrato essere efficace per ristabilire l’adeguata quantità e varietà di batteri intestinali. “I nostri dati mettono in discussione il diffuso entusiasmo per il trapianto di microbiota fecale (FMT) come strategia per affrontare la disbiosi e dimostrano che specifici interventi dietetici sono, come minimo, un prerequisito essenziale per un trapianto fecale efficace e possono rappresentare un'alternativa più sicura, più naturale e meno invasiva”, concludono gli autori.
La Repubblica