Una legge sulle lobby, il Parlamento ci riprova: a settembre ricomincia l’esame

Certi amori non finiscono, verrebbe da dire. Anche se più che di amori forse bisognerebbe parlare di approcci mai andati a buon fine. La commissione Affari costituzionali di Montecitorio è al lavoro su una materia che il Parlamento tenta di disciplinare da quasi trent'anni: le lobby.
Era il gennaio 1998, infatti, quando, nell'ambito delle misure per la prevenzione dei fenomeni di corruzione, fu stralciata alla Camera la prima proposta di legge sulla rappresentanza di interessi. Ventisette anni dopo, l'Italia è tra i pochi Paesi europei, insieme a Grecia e Spagna, a non essersi ancora dotata di una legge quadro in materia. Con tanto di richiami Ue.
Oltre a quello della XIII legislatura, si contano, secondo il dossier elaborato dal centro studi di Montecitorio, almeno altri tre tentativi, nella XIV legislatura (era il 2005), nella XVII (2015) e nella scorsa, la XVIII, quando una proposta di legge sulla rappresentanza di interessi fu approvata in prima lettura alla Camera, senza però riuscire a ottenere il via libera definitivo dall'aula del Senato.
La proposta in commissioneOra il Parlamento ci riprova e qualche giorno fa il presidente della Affari costituzionali Nazario Pagano (FI), firmatario della pdl adottata come testo base, ha spiegato all’agenzia di stampa Public Policy che potrebbe essere la volta buona, ma "è meglio sbrigarsi".
Ad auspicare l'approvazione di un testo è stato lo stesso presidente della Camera Lorenzo Fontana durante la cerimonia del Ventaglio del 25 luglio scorso: "Mi auguro si possa arrivare a una legge in tempi brevi" ha detto, ricordando anche l'unica misura oggi attiva a livello centrale: la disciplina interna già adottata da Montecitorio nel 2017. Anche l’Unione Europea ha richiamato l’Italia per la mancanza di una legge in materia di lobby. La I commissione Camera lavora sulla rappresentanza di interessi da più di due anni. Era il marzo 2023, infatti, quando la Affari costituzionali diede il via a un'indagine conoscitiva poi affiancata da un tavolo di lavoro di professori ordinari di diritto pubblico e di diritto pubblico comparato, che ha portato, nel settembre 2024, all'approvazione all'unanimità di un documento finale propedeutico alla redazione di una pdl. È sulla base di quel testo che è nata la pdl presentata da Pagano (una proposta "di natura istituzionale", che "non ho firmato come esponente di partito, ma come presidente della commissione", aveva spiegato), incardinata a giugno e adottata come testo base tra le proposte pervenute anche da M5s (Silvestri), Forza Italia (De Monte), Avs (Zanella) e FdI (Gruppioni).
Gli emendamentiSul testo sono pervenute circa 140 proposte emendative. Pagano ha dichiarato a Public Policy che il testo non è blindato e che è aperto a "parziali modifiche". La pdl di Nazario Pagano si compone di 12 articoli e ha come obiettivo "la trasparenza dei processi decisionali", ma anche la "conoscibilità dei soggetti che influenzano i processi", l'ordinata partecipazione, l'acquisizione di un'ampia base informativa e la "tutela della legalità dell'azione amministrativa". Altra novità è l'attribuzione al Cnel dei poteri di vigilanza e controllo, attraverso l'istituzione di un comitato centrale costituito da 9 membri. Quanto alle definizioni, il testo introduce una nomenclatura precisa su "rappresentanti di interesse", "portatori di interesse" (soggetti che conferiscono ai rappresentanti gli incarichi professionali finalizzati alla rappresentanza) e "decisori pubblici", tra cui rientrano "i membri del Parlamento e del Governo, i presidenti, gli assessori e i consiglieri regionali" e provinciali, i sindaci e i consiglieri delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di Regione, "i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti; gli organi di vertice degli enti pubblici statali, regionali e locali". Esclusi dai decisori (a differenza di altre proposte di legge) i membri di staff e i titolari di incarichi dirigenziali generali. La norma individua anche i soggetti a cui non applicare la disciplina, tra cui giornalisti, partiti, organizzazioni intergovernative, funzionari pubblici, sindacati, soggetti coinvolti in attività finalizzate alla stipula di protocolli d'intesa e confessioni religiose.
Tra le principali novità, poi, l'istituzione da parte dell'Istat di un nuovo codice Ateco specifico per le attività di rappresentanza di interessi. Per il presidente Nazario Pagano (FI) i tempi sono maturi per procedere, ma, considerando che "manca mezza legislatura", "è meglio sbrigarsi", anche alla luce dei tanti testi su cui lavora la commissione. A cominciare dalla separazione delle carriere.
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