In attesa del referendum, approvato in Senato il decreto ‘Cittadinanza’: oriundi traditi dal governo

Italiani solo figli e nipoti
Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Momento molto importante che restituisce dignità e significato a un diritto"

“Tradimento” e “delusione” sono i sentimenti più diffusi tra i discendenti italiani in Argentina e Brasile, dove vivono le comunità più numerose al mondo, di fronte al decreto cittadinanza approvato dall’aula di Palazzo Madama. decreto che di fato limita la possibilità di ricongiungersi alle proprie radici. In Argentina, dove gli iscritti agli schedari consolari sono 1,2 milioni, emerge dalle stime che vi sia un potenziale tra i 12 e i 20 milioni di discendenti interessati dalle nuove disposizioni, mentre in Brasile si ricorda che sono in 30 milioni ad avere origini italiane, di cui 20 milioni solo nello Stato di San Paolo. Il provvedimento “deteriora i legami, perché circoscrive lo ius sanguinis solo a figli e nipoti“, spiega all’ANSA il presidente del Comitato degli italiani all’estero (Comites) di Buenos Aires, Dario Signorini.
Prevale la delusione – si spiega – soprattutto alla luce del discorso della premier Giorgia Meloni al Teatro Coliseo, in occasione della sua visita in Argentina del novembre scorso, quando aveva rivendicato il ruolo degli italiani all’estero dicendo che sono autentici ambasciatori d’Italia. In quell’occasione aveva affermato di “voler rimediare al periodo in cui erano stati trascurati dai precedenti governi“. Ma quelle parole – si afferma – “non si riflettono certo nel decreto cittadinanza“. Questa legge “è un tasto molto dolente“, commenta il vicepresidente del Comites di San Paolo, Matteo Arcari. “C’è un sentimento di abbandono. La maggior parte di quanti vivono in Brasile, discendono da italiani che emigrarono nel secolo passato per necessità. E nonostante la grande maggioranza non parli la lingua e non sia mai stata in Italia, c’è un senso di appartenenza indescrivibile, grazie alle tradizioni e alla cultura trasmessa di generazione in generazione“.
D’altra parte, uno studio esplorativo condotto da Walther Bottaro, professore universitario di economia aziendale e dottorando alla Università di San Paolo, rivela che il decreto avrà un impatto anche sul consumo degli oriundi di prodotti Made in Italy. Il 70% dei partecipanti ha dichiarato che la misura influenzerà negativamente le proprie decisioni di acquisto: il 37% intende smettere o quasi, e il 20% prevede di dimezzare i consumi. L’87% afferma che il legame culturale e familiare con l’Italia orienta fortemente le scelte di consumo. Ma il dato forse più curioso è che proprio chi consuma di più è anche il più propenso a reagire: tra chi spende oltre 2.000 reais al mese (circa 333 euro), il 55% vuole cessare o quasi i consumi di prodotti italiani.
“È molto importante il voto con cui il Senato ha approvato il ‘decreto cittadinanza’. È un provvedimento voluto per restituire dignità e significato a un diritto che deve fondarsi su un legame autentico con l’Italia, non solo burocratico, ma culturale, civico e identitario. La cittadinanza deve essere un riconoscimento serio e consapevole, che si conferma attraverso l’impegno. Questa riforma non esclude, ma responsabilizza. Propone criteri più selettivi e trasparenti, capaci di rafforzare l’integrità del nostro sistema e prevenire abusi“. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani dopo l’ok del Senato al decreto.
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