Il monito di Leone alla Curia: 'Basta smanie di potere'

E' segnato da un forte monito l'esordio di Leone all'atteso, tradizionale appuntamento dello scambio di auguri con la Curia romana. "L'amarezza a volte si fa strada anche tra di noi quando, magari dopo tanti anni spesi al servizio della Curia, notiamo con delusione che alcune dinamiche legate all'esercizio del potere, alla smania del primeggiare, alla cura dei propri interessi, non stentano a cambiare. E ci si chiede: è possibile essere amici nella Curia Romana?".
Un discorso franco, quindi quello rivolto da Leone ai confratelli cardinali cui ha raccomandato un rinnovato slancio missionario e un ritrovato senso di "comunione" anche perchè, avverte, ad osservare la Curia romana dall'esterno c'è un mondo sempre più "ferito da discordie, violenze e conflitti", "in cui assistiamo anche a una crescita di aggressività e di rabbia, non di rado strumentalizzate dal mondo digitale come dalla politica". Leone vorrebbe invece che i vertici vaticani a cui dona il libro "La pratica di Dio" sull'esempio del frate umile Lorenzo della Risurrezione (che faceva addirittura le pulizie sempre pregando), diventino addirittura un modello di fraternità e di vera amicizia. "In Illo Uno unum" ricorda ai confratelli citando il suo motto agostiniano, nel "Cristo l'unità".
Per arrivare a questo però, è necessario lasciare le divisioni. "La comunione nella Chiesa rimane sempre una sfida - osserva -Talvolta, dietro un'apparente tranquillità, si agitano i fantasmi della divisione. E questi ci fanno cadere nella tentazione di oscillare tra due estremi opposti: uniformare tutto senza valorizzare le differenze o, al contrario, esasperare le diversità e i punti di vista piuttosto che cercare la comunione". Anche "nelle relazioni interpersonali - afferma il Pontefice -, nelle dinamiche interne agli uffici e ai ruoli, o trattando le tematiche che riguardano la fede, la liturgia, la morale, si rischia di cadere vittime della rigidità o dell'ideologia, con le contrapposizioni che ne conseguono".
"Nella fatica quotidiana - raccomanda invece Leone - , è bello quando troviamo amici di cui poterci fidare, quando cadono maschere e sotterfugi, quando le persone non vengono usate e scavalcate, quando si riconosce a ciascuno il proprio valore e competenza, evitando di generare insoddisfazioni e rancori". "Ma questo - ha avvertito - si costruisce, più che con le parole e i documenti, mediante gesti e atteggiamenti concreti che devono manifestarsi nel nostro quotidiano". "Il Natale - ha rimarcato infine - reca con sé il dono della pace e ci invita a diventarne segno profetico in un contesto umano e culturale troppo frammentato. Il lavoro della Curia e quello della Chiesa va pensato in questo orizzonte ampio: non siamo piccoli giardinieri intenti a curare il proprio orto, ma siamo discepoli e testimoni del Regno di Dio", "tra popoli diversi, religioni diverse, tra le donne e gli uomini di ogni lingua e cultura". "Noi per primi" sottolinea, dobbiamo vivere come "fratelli".
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