Un sondaggio rivela: una donna su tre si separerebbe se il partner pubblicasse le sue foto su siti sessisti

Una donna su tre in Italia lascerebbe il proprio partner se scoprisse che il coniuge avesse diffuso senza consenso le sue immagini su un sito clandestino o a sfondo sessista. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Spot and web per conto della società Argo, su un campione di 543 coppie di età compresa fra i 30 e i 60 anni. Secondo i dati, il 27% delle intervistate chiederebbe spiegazioni, mentre il 23%, pur profondamente turbata, proverebbe a perdonare il partner. Il 34% cercherebbe il consiglio di un legale, il 37% quello di un’amica, e il 22% arriverebbe a discuterne direttamente con i figli prima di prendere una decisione. A riportare l’indagine è La Gazzetta del Mezzogiorno.
La fiducia di coppia al centro“Per le donne (ma non solo loro) è molto difficile proteggersi da simili abusi ed è comprensibile che alcune prendano in considerazione la separazione o il divorzio” ha spiegato Matteo Adjimi, presidente di Argo. “Più che il fatto penale un evento simile mina la fiducia di coppia e fa sentire la donna profondamente offesa, mentre la vera umiliazione riguarda l’autorevolezza di un marito o di un padre”. Adjimi ha ricordato come la giustizia preveda diverse ipotesi di reato: dalla diffusione illecita di immagini e video alla condivisione non consensuale di materiale intimo, dal trattamento illecito di dati personali alla diffamazione, fino ai casi più gravi di pedopornografia.
Lo stesso Adjimi ha citato il caso del gruppo Facebook “Mia Moglie”, che per sette anni ha raccolto oltre 32.000 uomini intenti a condividere fotografie private di donne – mogli, compagne, fidanzate – ritratte in contesti quotidiani o intimi, senza consenso. “Dietro la facciata di voyeurismo – ha aggiunto – si nasconde un meccanismo di dominio: l’idea che il corpo femminile sia patrimonio collettivo da esibire e consumare”.
L’allarme del Garante della PrivacySul tema è intervenuto anche il Garante della Privacy. La vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni ha spiegato come l’Autorità sia già da tempo attiva contro simili fenomeni. “Possiamo muoverci sia d’ufficio, come nel caso delle istruttorie su Mia Moglie e Phica.eu, sia su segnalazione delle persone coinvolte. Suggerisco di presentare sempre reclamo al Garante, che ha poteri di intervento immediati”. Cerrina Feroni ha parlato di “fatti gravissimi, che mettono in gioco dignità e reputazione delle persone, toccando dati sensibili come quelli relativi alla sfera intima”.
Il Garante ha inoltre acceso i riflettori sul deep nude, ovvero i software che spogliano digitalmente le persone a partire da semplici fotografie prese online, definendolo “un furto di identità non solo fisica, ma anche del pensiero e dello stile di vita”. Grave anche il fronte del revenge porn, con oltre 800 casi segnalati nell’ultimo anno. “Il fenomeno – ha aggiunto – riguarda ormai anche personalità politiche. È importante parlarne seriamente perché le responsabilità sono molteplici: da quelle dei gestori delle piattaforme a quelle di chi carica foto e video, fino agli utenti che alimentano i commenti sessisti e violenti”.
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