Le auto storiche più rivalutate: dalle Ferrari alla Lancia Delta Integrale

La macchina del tempo non è ancora stata inventata, ma forse di fronte alle vetture che stiamo per mostrare, a più d'uno verrà l'idea di adoperarsi per costruirne una. Dopotutto, è difficile resistere all'idea di possedere un'auto classica per vent'anni per poi rivenderla ad una cifra 1.000 volte superiore rispetto a quella alla quale si era acquistata. Certo, con la proverbiale sfera di cristallo saremmo tutti degli ottimi investitori, e tutti si sentono geni in un mercato che cresce. Per questo, il massimo che possiamo fare è riguardare le vecchie quotazioni di vetture oramai schizzate alle stelle, magari con un po' di rammarico di fronte ad alcuni affari che, con gli occhi di oggi, appaiono quasi assurdi. Di seguito, la rassegna perfetta per chi vuole "mangiarsi le mani" dietro ad alcune delle più clamorose occasioni perse. Ma prima, un'opportuna considerazione per contestualizzare i prezzi relativi al 2005: secondo la Banca d'Italia, in quell'anno il reddito medio individuale per un impiegato era pari a 20.660 euro, il listino della Fiat Punto partiva da 12.100 euro e più in generale, secondo l'Istat, 10.000 euro garantivano lo stesso potere d'acquisto di 14.100 euro di oggi.
Intorno al 2005 le Pagani Zonda passavano da un proprietario all'altro per una cifra intorno ai 500.000 euro. Una cifra che all'epoca la rendeva una delle vetture più costose in circolazione, mentre oggi quasi non basta per mettersi in garage una Ferrari 849 Testarossa. I tempi sono cambiati e non è più un tabù arrivare a spendere svariati milioni per un'automobile. Al punto che quelle poche, anzi pochissime Zonda che sono state vendute negli ultimi anni, hanno tutte fatto segnare cifre da capogiro. Ad esempio la Zonda LH, quella originariamente commissionata da Lewis Hamilton, è stata acquistata per una cifra superiore ai 10 milioni di euro, e una 760 LM Roadster più di recente è stata battuta all'asta per 9,4 milioni. Così, possiamo stimare che il valore di una Zonda si aggiri in media attorno ai 5 milioni di euro, tenuto conto anche del fatto che sempre più esemplari originali vengono trasformati in one-off dai proprietari. Possiamo quindi stimare un incremento del valore del 500%.
Cominciamo con un'auto che non è mai stata accessibile, ma che rappresenta un ottimo esempio di rivalutazione, la Ferrari F50. Il terzo atto della leggendaria famiglia delle supercars di Maranello, originariamente presentato nel 1995, nel corso di vent'anni ha infatti visto il proprio valore accrescersi del 1.127%. Intorno al 2005 era infatti possibile acquistarne una per circa 350.000 euro, cifra che all'epoca era superiore di un terzo rispetto al valore di una Ferrari F40 e pari alla metà di quello di una Enzo nuova. Nel corso delle aste più recenti, invece, la F50 ha raggiunto quotazioni nell'ordine dei 4,2 milioni di euro. Una quantità di denaro enorme che la rende attualmente la più preziosa tra tutte le "big 6" di Ferrari.
Numerosi i motivi dietro la rivalutazione della F50. Anzitutto, il fatto che il suo prezzo a dieci anni dall'introduzione fosse negativamente influenzato da alcune controversie legate alla vettura, non sempre giudicata all'altezza della precedente F40 e percettibilmente datata rispetto alla Enzo. Una volta che i collezionisti hanno iniziato ad apprezzarne le qualità, tuttavia, la situazione si è decisamente capovolta. Dopotutto, si tratta di una vettura dalle caratteristiche tecniche assolutamente uniche: V12 aspirato di diretta derivazione Formula 1, monoscocca in carbonio, cambio manuale e doppia configurazione coupé/spider con tetto asportabile. E a questo si aggiunge l'estrema rarità: al momento del lancio, la storica regola di Enzo Ferrari di "produrre una vettura in meno rispetto a quella richiesta dal mercato" era stata interpretata con eccessiva prudenza, al punto che ne sono state realizzate solamente 349. A titolo di paragone, di F40 ne hanno sfornate 1.315.
Qualche ex-possessore di Bmw M3 E30, forse, si sta ancora mangiando le mani. E non solo per essersi sbarazzato di un vero e proprio classico, con un'impostazione meccanica "da manuale" e un 2.3 aspirato da 200 Cv strettamente imparentato con il mondo delle corse. Ma anche alla luce del forte aumento delle quotazioni registrato negli ultimi anni, con un incremento in vent'anni del 260%. Questo perché nel 2005, era possibile portarsi a casa senza troppe difficoltà un esemplare di M3 E30, che all'epoca aveva un'età compresa tra i 15 ed i 19 anni sulle spalle, per circa 25.000 euro. Oggi che la prima generazione di M3 si appresta a spegnere 40 candeline, invece, i prezzi sono decisamente diversi. Per un buon esemplare, infatti, è difficile arrivare a spendere meno di 90.000 euro. Una cifra che trova giustificazione nella rarità della vettura e anche nelle numerose differenze rispetto alla Serie 3 da cui deriva. Gli unici pannelli della carrozzeria in comune sono cofano e tetto, mentre ogni altro componente è stato sostituito rendendola identica alla M3 da competizione, al fine di omologarla nella categoria Gruppo A. Il cambio è un manuale cinque marce con la prima verso il basso, l'impianto frenante è stato appositamente sviluppato e il peso non supera i 1.200 kg.
Che la "febbre Porsche" abbia contagiato da anni il mondo del collezionismo automobilistico è cosa ben nota. Tuttavia, a volte risulta ancora sorprendente osservare le quotazioni raggiunte da modelli che vent'anni fa potevano risultare, se non accessibili, almeno iscrivibili nella categoria di "sogni possibili". Ne è un esempio la Porsche 911 Turbo di generazione 964 con motore da 3.3 litri di cilindrata. La seconda iterazione della 911 turbocompressa, spinta da un propulsore direttamente derivato dalla precedente 930, nel 2005 era infatti acquistabile intorno ai 30.000 euro. Da allora, tuttavia, abbiamo assistito ad un incremento delle quotazioni del +533%, che ha portato i prezzi attuali intorno ai 190.000 euro. E va ancora peggio per la più rara versione con motore 3.6: per quella servono addirittura 400.000 euro.
La Gazzetta dello Sport