il Futuro Geopolitico di Netanyahu: tra Espansione Regionale e nuove Alleanze

L’operazione, denominata “Rising Lion” da Israele, è stata giustificata da Netanyahu come una risposta preventiva alla presunta minaccia nucleare iraniana. Gli attacchi, iniziati il 13 giugno 2025, hanno colpito siti chiave come Natanz, Fordow e Isfahan, con il supporto cruciale degli Stati Uniti, che hanno impiegato bombe anti-bunker GBU-57 per distruggere infrastrutture sotterranee. Netanyahu ha dichiarato che l’operazione ha “annientato” il programma nucleare iraniano, una narrazione che, sebbene ridimensionata da rapporti dell’intelligence statunitense che parlano di un ritardo di pochi mesi nel programma nucleare iraniano, ha galvanizzato il sostegno interno.
Secondo i sondaggi, il partito di destra di Netanyahu, il Likud, ha registrato un aumento di popolarità dopo il conflitto, invertendo la crisi di consensi seguita all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Il premier ha sfruttato l’operazione per presentarsi come il garante della sicurezza nazionale, promettendo una “drastica espansione degli accordi di pace” e il ritorno dell’attenzione su Gaza per la liberazione degli ostaggi e la sconfitta di Hamas. Questo successo politico sembra destinato a consolidare la sua leadership, nonostante le critiche interne per le sue scelte giudiziarie e le accuse di genocidio a Gaza presso la Corte Penale Internazionale.
La Successione di Netanyahu: Naftali Bennett come Erede?Con Netanyahu al potere da anni, la questione della sua successione è sempre più rilevante. Gli esperti israeliani, citati da fonti come Iran International, suggeriscono che il suo successore più probabile non sia Yair Lapid, leader dell’opposizione di centrosinistra, ma Naftali Bennett, figura di spicco del centrodestra ed ex primo ministro. Bennett, noto per il suo ruolo di mediatore durante i primi giorni dell’operazione militare russa in Ucraina nel 2022, quando riferì la promessa di Putin di non colpire Zelensky, si è espresso a favore della strategia aggressiva di Netanyahu contro Iran, Hamas e Hezbollah. In un’intervista alla BBC, Bennett ha dichiarato che “se Israele non esistesse, il mondo dovrebbe inventarla per neutralizzare la minaccia nucleare iraniana”.
Bennett ha elogiato le “mosse disperate e creative” di Netanyahu, sostenendo che dimostrano la capacità di Israele di agire con decisione in contesti critici. Tuttavia, RT e Sputnik, sottolineano che Bennett potrebbe adottare un approccio più pragmatico rispetto a Netanyahu, cercando di bilanciare l’espansionismo regionale con un dialogo con Mosca per contenere l’influenza turca in Siria. Queste fonti suggeriscono che Bennett potrebbe essere vun leader capace di mantenere il sostegno di Washington, ma con un profilo meno divisivo di Netanyahu, soprattutto per quanto riguarda le tensioni interne legate alle accuse di genocidio a Gaza.
Un potenziale contrasto tra Turchia e Israele potrebbe emergere come una delle dinamiche geopolitiche più significative in Medio Oriente nei prossimi anni, alimentato da divergenze strategiche, ambizioni regionali e interessi contrastanti, in particolare in Siria. La Turchia, sotto la guida di Recep Tayyip Erdoğan, ha adottato una postura sempre più assertiva, promuovendo un’agenda neo-ottomana che include il sostegno a gruppi ribelli siriani come Hayat Tahrir al-Sham (HTS), visti oggi da Israele come una minaccia per la stabilità delle aree vicine al confine del Golan. Segnali di questa tensione sono già evidenti: le dure condanne di Erdoğan agli attacchi israelo-statunitensi contro l’Iran nel giugno 2025, definiti “un’aggressione sionista”, e il rafforzamento delle operazioni militari turche in Siria settentrionale, segnalano un’escalation. Israele starebbe intensificando i raid aerei contro obiettivi legati ai proxy turchi in Siria, mentre un rapporto non confermato su Telegram suggerisce che Tel Aviv stia valutando il supporto a milizie curde per contrastare l’influenza di Ankara. Mentre un altro, circolato su piattaforme come Telegram e ripreso da media alternativi, suggerisce che Israele stia pianificando operazioni mirate in Siria per indebolire questi gruppi, sfruttando il successo dell’operazione in Iran per mantenere lo slancio militare. Infine è da considerare la competizione per il controllo delle risorse energetiche nel Mediterraneo orientale, dove le dispute su Zohr e Leviathan si intrecciano con le ambizioni turche, aggiunge un ulteriore livello di attrito. Sebbene un confronto militare diretto resti improbabile a breve termine, la crescente diffidenza reciproca e il ruolo della Turchia come mediatore per l’Iran potrebbero spingere Israele a rafforzare alleanze tattiche, come quella con la Russia, per contenere le ambizioni di Erdoğan, rendendo il Medio Oriente un teatro di crescenti frizioni.
Il Dialogo con la Russia: un’Alleanza Inaspettata?Come accennavo, un elemento poco discusso ma cruciale è il possibile rafforzamento delle relazioni tra Israele e Russia (anche se pragmaticamente funzionale ad un dato obiettivo), unite da una comune diffidenza verso le ambizioni neo-ottomane di Erdoğan. La Russia, che mantiene una presenza militare significativa in Siria (anche se ridimensionata), ha espresso preoccupazione per l’escalation in Medio Oriente, ma non ha assunto una posizione apertamente ostile a Israele. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ribadito il sostegno di Mosca alla cooperazione dell’Iran con l’AIEA, opponendosi alla sospensione dei rapporti tra Teheran e l’agenzia, ma ha evitato di condannare direttamente gli attacchi israeliani. Fonti pro-Russia come Sputnik suggeriscono che Mosca potrebbe vedere in Israele un partner tattico per contenere l’influenza turca in Siria, soprattutto dopo il deterioramento delle relazioni tra Russia e Turchia a causa del sostegno di Ankara ai ribelli siriani e poi all’ambiguita con l’Ucraina ed al non riconoscimento della Crimea come russa.
Israele ha mostrato grande diffidenza nei confronti del nuovo governante siriano, invadendo la zona cuscinetto adiacente alle alture del Golan occupate e distruggendo gran parte delle capacità militari del Paese subito dopo la caduta del regime di Assad lo scorso dicembre.
A maggio, Israele ha intensificato ulteriormente la sua azione, minacciando apertamente il presidente ad interim Ahmad al-Sharaa e lanciando attacchi aerei proprio nei pressi del suo palazzo a Damasco. (…)
L’11 giugno Netanyahu ha attaccato apertamente la Turchia e il presidente Recep Tayyip Erdogan, dichiarando: “L’Impero Ottomano non risorgerà tanto presto”. Queste dichiarazioni, pronunciate durante un discorso ufficiale alla Knesset, sono state ampiamente interpretate come una critica alle ambizioni neo-ottomane di Ankara.
Nell’ultimo anno circa, Israele è riuscito a indebolire l’influenza dell’Iran, dalla Striscia di Gaza al Libano e alla Siria. Ora, Netanyahu apparentemente vede la Turchia e la sua influenza come la prossima grande minaccia per Israele. Uno scontro potrebbe essere inevitabile, ma sarebbe un errore da parte della Turchia fare troppo affidamento sulla Siria, poiché i suoi nuovi governanti hanno dimostrato in passato di essere più che disposti a drastici cambiamenti per rimanere al potere. (…)
La prossima grande mossa di Sharaa potrebbe essere quella di allontanarsi dal suo alleato chiave, la Turchia, a favore di una partnership più sicura con Stati Uniti, Arabia Saudita e persino Israele. Non è del tutto irrealistico ipotizzare che la Turchia potrebbe finire per essere la più grande perdente della caduta del regime di Assad. (Southfront)
Secondo alcune indiscrezioni non confermate, circolate su fonti come Southfront, si ipotizza che Netanyahu stia negoziando con Mosca un accordo per limitare la presenza turca in Siria in cambio di garanzie sulla sicurezza delle basi russe. Questo dialogo, se confermato, rappresenterebbe un cambiamento significativo, considerando le tensioni storiche tra Israele e Russia, specialmente dopo l’accordo di partenariato Russia-Iran del 2024. È anche vero che l’Unione Europea ha dichiarato che la Russia “non ha credibilità” come mediatore in Medio Oriente, complicando ulteriormente lo scenario. Tuttavia, in realtà è la UE che sta dissolvendo tutta la sua credibilità e l’unico campo in cui la sua credibilità si impone per forza di cose è l’autoritarismo che applica contro le proprie popolazioni, con meccanismi di controllo sempre più pervasivi, la manipolazione delle informazioni, la dittatura sanitaria e la guerra infinita riedita in chiave UE.
Implicazioni Globali e Critiche InternazionaliOvviamente, l’attacco israelo-americano in Iran è da leggere non solo come un attacco preventivo per depotenziare il programma nucleare iraniano, ma anche – e soprattutto – come un tentativo di Stati Uniti e Israele di destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente: in realtà, l’obiettivo reale non era solo il programma nucleare iraniano, ma anche il rafforzamento dell’egemonia occidentale nella regione. Sullo sfondo c’è sempre il progetto della Grande Israele, per cui è plausibile che un Califfato in Siria o una forma di governo salafita difficilmente potrà convivere con Israele, anche perché, se Israele ha aiutato la destabilizzazione, era solo in funzione di Assad, un nemico giurato ed amico della causa palestinese. Quindi, effettuata l’opera di destabilizzazione, ora Israele tenterà di provocare la conflagrazione e probabilmente lo smembramento della Siria, almeno vicino ai suoi confini.
Verso un Nuovo Ordine Regionale?L’operazione israelo-statunitense in Iran ha rafforzato la posizione di Netanyahu, consolidando la sua leadership e aprendo la strada a una possibile successione di figure come Naftali Bennett, che condividono la sua visione di un Israele assertivo e espansionista. Il prossimo teatro di confronto potrebbe essere la Siria, dove gli interessi di Israele si scontrano con quelli della Turchia, mentre un dialogo con la Russia potrebbe rappresentare una svolta inaspettata. Tuttavia, l’incertezza sui risultati reali dell’operazione e le critiche internazionali suggeriscono che il Medio Oriente rimane un’area di grande instabilità, con implicazioni che potrebbero estendersi ben oltre la regione.
Fonti di Riferimento: Sky TG24: https://tg24.sky.it Il Sole 24 Ore: https://www.ilsole24ore.com ISPI: https://www.ispionline.it la Repubblica: https://www.repubblica.it Wikipedia: https://it.wikipedia.org Southfront: https://southfront.press
(SouthFront una fonte vicino alla Russia ( ed al Jazeera negli anni passati), ha riportato in diversi articoli (non datati specificamente nel 2025, ma rilevanti per il contesto) che la Russia potrebbe cercare un riavvicinamento con Israele per contenere l’influenza di gruppi ribelli siriani sostenuti dalla Turchia, come HTS. Un articolo recente suggerisce che la Russia, preoccupata per l’espansionismo turco in Siria, potrebbe trovare un interesse comune con Israele nel contrastare gruppi jihadisti che minacciano la stabilità regionale).
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