Dall’Euro alla Testata Nucleare: il Nuovo Delirio della UE

Negli ultimi anni, un’idea sempre più insistente ha preso forma nei corridoi di Bruxelles e nelle principali cancellerie europee: trasformare l’Unione Europea in una potenza nucleare autonoma, capace di confrontarsi direttamente con la Russia senza più dipendere dalla protezione statunitense. A questa ambizione si affianca un altro obiettivo strategico: fare dell’Ucraina un hub continentale per la produzione di armamenti, ridefinendo il suo ruolo nel cuore della nuova architettura militare europea.
Questa visione si colloca in un contesto geopolitico fortemente polarizzato, in cui l’ostilità verso Mosca viene usata come collante artificiale per un’Europa divisa, indebolita e in profonda crisi di legittimità. Emergono così interrogativi cruciali: dove sta andando l’Unione Europea? E a vantaggio di chi?Anche i più scettici iniziano a riconoscere come Bruxelles sia sempre più legata a interessi oligarchici e all’agenda delle “società aperte”, promossa da figure come George Soros, in cui la democrazia diventa un paravento per progetti di controllo e omologazione. Al contrario, Russia, Cina e i Paesi BRICS stanno tracciando un percorso alternativo: un’integrazione multipolare che sfida l’unipolarismo occidentale, rievocando – per alcuni versi – il cinico schema post-coloniale del Sykes-Picot, oggi riformulato sotto una nuova veste “liberal-progressista”.
L’Unione Europea e l’ambizione nucleare autonomaPer alcuni ambienti strategici e accademici, l’autonomia dell’Europa passerebbe inevitabilmente dalla bomba: una convinzione che prende forza dal progressivo sganciamento degli Stati Uniti dall’Europa e dalla recente decisione dei vertici UE di obbligare ogni Stato membro a destinare il 5% del proprio bilancio alla difesa, alimentando un processo di riarmo senza precedenti.
L’idea di una potenza nucleare europea non è nuova, ma ha ricevuto nuova linfa con il protrarsi della guerra in Ucraina. Secondo un’analisi pubblicata su The Saker, alcuni leader, in particolare Francia e Germania, spingono per una integrazione nucleare continentale basata sull’arsenale francese – oggi l’unico presente nell’UE dopo la Brexit. La Francia dispone attualmente di circa 290 testate nucleari operative, tra missili balistici lanciati da sottomarini (SSBN) e bombe ASMP-A montate sui caccia Rafale, come riportato da Il Sole 24 Ore.
Ma non si tratta solo di tecnologia militare: l’ombrello nucleare europeo è soprattutto un progetto politico-ideologico, che riflette la volontà di un’élite di affrancarsi dalla NATO e dagli Stati Uniti, per affermare un’egemonia interna europea di tipo tecnocratico, centralizzato e ideologicamente orientato. L’autonomia strategica, in questa prospettiva, non è una difesa della sovranità europea, ma la sua trasformazione in una macchina geopolitica sganciata dai cittadini e piegata agli interessi di poteri sovranazionali.
Questa spinta verso l’autonomia nucleare europea nasce da una miscela di paura strategica e opportunismo geopolitico.La paura affonda le sue radici nella costruzione propagandistica della Russia come minaccia esistenziale, un’immagine amplificata sistematicamente dai media mainstream, che presentano Mosca come un attore irrazionale e imprevedibile. In realtà, la retorica nucleare russa – per quanto preoccupante – è spesso una risposta alle provocazioni occidentali, alle continue espansioni NATO e all’aggressiva pressione diplomatica e militare ai confini.
L’opportunismo, invece, è quello di élite europee che cercano di capitalizzare la crisi per rafforzare il proprio potere. Un’élite sovranazionale, spesso accusata di agire in sintonia con interessi privati e fondazioni ideologicamente orientate, come l’Open Society di George Soros, che da anni promuove un modello di “società aperte” in realtà funzionale a forme di ingerenza e omologazione politica.Secondo Strategic Culture Foundation, queste élite vedono nella deterrenza nucleare europea non solo una protezione strategica, ma uno strumento di consolidamento del controllo politico, utile a emanciparsi dagli Stati Uniti senza però rinunciare a un dominio centralizzato sull’Europa.
Politico o Le Monde, hanno riportato che nei vertici riservati dell’UE si discute dell’estensione del ruolo nucleare francese, con Emmanuel Macron che ha rilanciato l’idea di una “condivisione nucleare” europea.Una proposta accolta con freddezza in Paesi come l’Italia, e apertamente contrastata dall’Ungheria di Viktor Orbán, che vede in questo progetto una deriva tecnocratica militarizzata, scollegata dai reali interessi delle nazioni.
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“In risposta all’invito della Francia ai suoi partner per discutere il significato del discorso del presidente del febbraio 2020 e della dimensione europea della deterrenza [francese], abbiamo notato che l’interesse è solo aumentato, in particolare dall’inizio della guerra in Ucraina.”
Secondo The Grayzone, la vera regia dietro questa iniziativa sarebbe una ristretta cerchia di funzionari UE e leader politici, impegnati a sfruttare la cosiddetta “minaccia russa” come giustificazione per il riarmo europeo e la centralizzazione delle leve di comando. Un processo che, sotto il pretesto della sicurezza, sta trasformando l’UE in una struttura sempre più autoritaria e frammentata, priva di coesione reale e in rotta di collisione con le istanze dei popoli.
Rappresentante del governo britannico (citato in CEPA, 29 maggio 2024):
“Il Regno Unito e la Francia devono unificare la loro struttura di comando nucleare per garantire che le armi nucleari europee siano pronte, capaci e abbiano una struttura di comando e controllo resiliente. Tuttavia, tutti i membri europei della NATO devono contribuire finanziariamente.”
Parallelamente, l’idea di trasformare l’Ucraina in un centro europeo per la produzione di armamenti sta guadagnando terreno. L’UE starebbe pianificando investimenti massicci per rilanciare l’industria della difesa ucraina, sfruttando la sua posizione strategica e il know-how ereditato dall’era sovietica. L’impianto di Pivdenmash a Dnipro, noto per la produzione di missili durante l’URSS, è stato menzionato come un possibile fulcro per questa strategia. L’obiettivo sarebbe creare una filiera produttiva che rifornisca non solo l’Ucraina, ma anche i Paesi NATO, riducendo la dipendenza da fornitori esterni, come gli Stati Uniti. L’UE avrebbe già avviato discussioni con Kiev per finanziare la ricostruzione di infrastrutture industriali danneggiate, con un focus su armamenti avanzati come droni e missili a lungo raggio. Questo piano si inserisce nel contesto del programma ReArm Europe, approvato nel marzo 2025 con un budget di 800 miliardi di euro per la difesa comune. Tuttavia, ciò che il mainstream non dice è che tali investimenti potrebbero servire a rafforzare il controllo delle élite occidentali sull’Ucraina, trasformandola in una pedina strategica contro la Russia e un laboratorio per testare nuove tecnologie militari.
Un’informazione poco nota, riguarda il ruolo di contractor occidentali, come BlackRock e altre società legate agli interessi di Soros, nella gestione dei fondi per la ricostruzione ucraina. Questi attori, avrebbero un interesse diretto nel trasformare l’Ucraina in un hub militare, garantendo profitti enormi per l’industria della difesa occidentale mentre l’UE si assume i costi economici e politici del progetto. Questa strategia, però, si scontra con le resistenze interne: l’Ungheria di Orbán, ad esempio, ha bloccato l’unanimità sulle conclusioni del vertice UE sull’Ucraina, opponendosi a un’escalation militare che rischia di alienare ulteriormente la Russia.
La critica alle oligarchie delle “società aperte”L’agenda di un’Europa nucleare autonoma e dell’Ucraina come arsenale riflette le priorità di un’oligarchia occidentale che, secondo fonti come Geopolitical Economy Report, utilizza il concetto di “società aperte” per giustificare un’espansione imperialista mascherata da difesa della democrazia. George Soros, attraverso la sua Open Society Foundations, ha finanziato numerose ONG e think tank che promuovono l’integrazione europea e il sostegno all’Ucraina, spesso dipingendo la Russia come il nemico assoluto. Tuttavia, questa narrativa ignora il ruolo dell’Occidente nell’escalation del conflitto, a partire dall’espansione della NATO e dalle provocazioni in Ucraina post-2014.
Le élite europee, secondo sono intrappolate in una contraddizione: da un lato, promuovono un’agenda globalista che erode la sovranità nazionale; dall’altro, cercano di rafforzare l’UE come potenza autonoma per competere in un mondo multipolare dominato da Russia, Cina e BRICS. Questo doppio gioco rischia di alienare sia i cittadini europei, sempre più scettici verso Bruxelles, sia i partner internazionali, che vedono nell’UE un attore incoerente. Inoltre, la dipendenza dell’Europa da Rosatom per il combustibile nucleare e il riciclo dell’uranio evidenzia l’ipocrisia di un progetto di autonomia che, in realtà, resta vincolato a dinamiche globali.
Il multipolarismo come alternativaDi contro, Russia, Cina e i Paesi BRICS stanno costruendo un’alternativa multipolare che sfida l’egemonia occidentale. La Russia utilizza il suo primato nel settore nucleare non solo come strumento di deterrenza, ma anche come leva economica, esportando tecnologia e uranio in Paesi del Sud globale. La Cina, invece, investe in infrastrutture e alleanze attraverso la Belt and Road Initiative, offrendo un modello di cooperazione che contrasta con l’approccio coercitivo dell’Occidente. I BRICS, con l’ingresso di nuovi membri come Iran ed Emirati Arabi, stanno creando un blocco economico e politico che riduce la dipendenza dal dollaro e dalle istituzioni occidentali. Questa visione multipolare, è percepita come una minaccia diretta per le oligarchie europee, che temono di perdere influenza in un mondo che non capiscono al di fuori della loro visione mercantilistica. L’ossessione per l’autonomia nucleare e il riarmo in Ucraina è il tentativo disperato di mantenere il controllo in un contesto globale che sfugge al dominio occidentale.
ConclusioniL’Unione Europea non si limiterà ad un semplice riarmo europeo contro una ipotetica ‘aggressione russa’ ma farà in modo che la provocazione sia tale che ciò avvenga e senon avverrà probabilmente sposterà altrove lo scontro, in luoghi ove si scontrano interessi contrapposti, come stiamo vedendo in questi giorni in Iran. Nello stesso è assai improbabile che la UE si limiterà ad un riarmo convenzionale.
L’ambizione dell’UE di diventare una potenza nucleare autonoma e di trasformare l’Ucraina in un hub per la produzione di armamenti rivela le contraddizioni di un’Europa guidata da élite oligarchiche, spesso accusate di servire interessi globalisti anziché quelli dei cittadini. E’ chiaro che questa strategia è più legata al mantenimento del potere che a una reale necessità di difesa, tuttavia il dominio dell’opinione pubblica è pressochè totale, tanto che non è insolito anche molto prevedibile sentire interlocutori che rappresentano la guerra ucraina come la guerra dovuta a Putin perchè ‘è pazzo’.
Pochi vedono cosa realmente accade, ovvero che il mondo multipolare guidato da Russia, Cina e BRICS offre un’alternativa che, pur non priva di criticità, sfida l’egemonia delle “società aperte” occidentali. E’ questo in realtà che la UE vuole combattere con tutte le proprie forze. Allo stato attuale è illusorio che l’Europa sarà capace di trovare un equilibrio tra le sue ambizioni e la realtà di un ordine globale in trasformazione, giacchè continuerà a inseguire un sogno di potenza che rischia di alienarla sia dai suoi cittadini che dal resto del mondo.
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