Cinecittà, il buco, la crisi. Le star non bastano a risollevare gli studios

Le dimissioni della presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, ufficialmente per concentrarsi sul suo ruolo di capo dei produttori (Apa) e per impegnarsi sempre più sull’Italian global festival, ma che nasconderebbero tensioni politiche tra il ministro Giuli e l’ufficio di Sbarigia, arrivano nel momento più delicato.
Oggi Giuli è a Cinecittà per presentare i nuovi teatri realizzati grazie al Pnrr e un nuovo corso di produzioni internazionali è pronto per far tornare Hollywood sul Tevere. Mel Gibson è atteso ad agosto per girare la sua Resurrezione (sequel di quella Passione di Cristo del 2004), quello che lo ha convinto a invertire la rotta da Malta all’Italia è stato il nuovo teatro 22, ben 7 metri più alto rispetto a quello di Fellini. Ridley Scott gira il suo film apocalittico The Dog Stars all’Eur e negli studios e i teatri sono prenotati fino a fine 2025. Non è il momento di sbagliare.
La grave crisi che ha colpito gli studios, e per la quale le accuse di malgoverno sono rimbalzate da un’amministrazione all’altra, è esplosa a fine 2024. Nelle pieghe dei conti a dicembre scorso era emerso un buco da 6,7 milioni di euro, pari a circa un terzo del capitale sociale. La pandemia, la crisi di Hollywood con il lungo periodo degli scioperi, infine la riforma del tax credit voluta da questo governo che ha di fatto paralizzato il settore per lungo tempo, sono tutti elementi che hanno contribuito alla crisi che ha vissuto per lunghi mesi Cinecittà. “Sono arrivata nell’ora più buia – ha detto un mese fa l’attuale amministratrice delegata Manuela Cacciamani che si intesta il successo di aver riportato Gibson e Scott negli studi di via Tuscolana – a luglio dello scorso anno non c’era nessuna trattativa commerciale confermata e nessuna all’orizzonte”.
L’investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per Cinecittà è stato di 230 milioni di euro, entro il 2026 dovrebbero terminare i lavori di altri 9 teatri ad alto livello tecnologico per arrivare a fine 2026 a 25 teatri di posa compreso un teatro virtuale. È fondamentale che quei teatri siano pieni, che le 344 persone che lavorano negli studios abbiano una garanzia per il proprio futuro. Il piano industriale per il quinquennio 2025-2029 è molto ambizioso: l’obiettivo è ottenere ricavi commerciali e delle attività istituzionali pari a 51,9 milioni di euro rispetto ai 26,7 milioni del 2024. Per questo il momento è delicato e non si può sbagliare, le tensioni politiche tra amministratori non devono far saltare gli accordi con le grandi produzioni internazionali.
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