A Simone Feder l’Oscar della bontà dei City Angels

C’è Simone Feder tra le personalità premiate dai City Angels in occasione della ventiquattresima edizione del Premio Campione. Un riconoscimento conferito a quanti si sono distinti mettendosi al servizio della comunità, diventando un esempio positivo per l’opinione pubblica.
Il Premio, ideato dal fondatore Mario Furlan, è noto anche come “Oscar della bontà” o “Oscar della solidarietà”.Patrocinato da Comune di Milano, Regione Lombardia, Città Metropolitana, con l’Ordine degli Avvocati, la Comunità Ebraica di Milano, il Lions Club, l’Osservatorio Metropolitano di Milano e Wikimilano, il premio ha visto l’assegnazione di una statuetta in vetro, l’Oscar della bontà – che rappresenta la sagoma di un uomo con un grande cuore in mano – a dieci “campioni” impegnati nell’ambito del sociale, del civismo e dell’inclusione.
«Per me, essere qui oggi significa soprattutto: dare voce a chi voce non ha. Da oltre otto anni siamo presenti al Bosco di Rogoredo, insieme a tanti volontari e associazioni, in quella che è a tutti gli effetti una frontiera esistenziale. Un luogo/non-luogo dove l’emblema è la disperazione, dove le storie sembrano consumarsi nel silenzio, e dove ogni giorno si combatte una battaglia silenziosa contro l’indifferenza» ha commentato Simone Feder nel corso della premiazione che si è tenuta a Palazzo Marino (sede del Comune di Milano) martedì 13 maggio.
La giuria del premio ha nominato Simone Feder, “Campione per il recupero del territorio”. Educatore e psicologo, già giudice onorario del Tribunale dei minorenni, lavora nella Casa del Giovane di Pavia, dove coordina l’area Giovani e dipendenze. Nella motivazione si legge che «è, con i suoi volontari, uno dei principali artefici del recupero del tristemente noto boschetto di Rogoredo».

Nel suo intervento durante la cerimonia Feder ha aggiunto: «”Esserci” per noi non è solo una scelta: è un atto di responsabilità, di umanità, di amore. Significa arrivare prima che la speranza si spenga, prima che ogni scintilla si perda.Esserci significa saper guardare negli occhi la sofferenza senza distogliere lo sguardo, lasciarci toccare, interrogare, ferire anche… perché è solo attraversando il dolore dell’altro che possiamo davvero accompagnarlo verso un percorso di cura, di dignità, di vita».
E ancora: «Abbiamo incontrato tanti giovani in questi anni, tanti volti, tante storie spezzate. Molti di loro sono riusciti a varcare la soglia delle comunità, ad avviare un cammino. Molte famiglie, disperate e isolate, hanno potuto sentire un soffio di speranza grazie a una nostra chiamata, a un messaggio, al semplice sapere che c’era ancora qualcuno che ascoltava i loro figli, qualcuno che era diventato un punto di riferimento. Spesso l’unico. Quel ponte fragile tra loro e il mondo che sembrava averli dimenticati, lo abbiamo costruito insieme, giorno dopo giorno, con presenza, ascolto, fatica e tanta umiltà».
Nel ringraziare per il riconoscimento ricevuto ha aggiunto: «Oggi lo sento come un segno prezioso di attenzione verso chi vive ai margini, verso chi troppo spesso viene escluso anche dal pensiero collettivo. Lo accolgo a nome di tutte le persone che non si voltano dall’altra parte, che ogni giorno scelgono di “esserci”, nel silenzio, nella notte, nella fatica. Lo dedico a chi ancora è là, al Bosco, in attesa di essere visto. E a chi, con coraggio, ha scelto di tornare alla vita».
Nell’immagine in apertura Feder con alcuni volontari dopo la premiazione – tutte le foto dal sito ufficiale simonefeder.it
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