Toro e Simeone: cuore, tecnica, cattiveria. C’è tutto nell’1-0 sui campioni d’Italia

Il Cholito decide la partita contro il “suo” Napoli, ma è tutta la squadra a convincere
Lo spirito del Toro si è fatto carne nel Cholito: "Sono entrato in simbiosi con l’anima e la storia granata", annunciava messianicamente alla vigilia. Simeone, Simeone e ancora Simeone! Un gol da 3 punti, il terzo in granata, il primo qui al Grande Torino e proprio contro il Napoli, suo nido sino a tre mesi fa. Era dal 23 aprile contro l’Udinese, 178 giorni fa, che il Torino non vinceva in casa in campionato. Alla fine: uno stadio ebbro di gioia, ma anche in lacrime. Lacrime di commozione. "Vi vogliamo così!", ha cantato la Maratona, con migliaia di telefonini accesi in stile albero di Natale, e coi giocatori sotto che applaudivano a loro volta. E ne abbiamo visti tanti, davvero tanti pure in tribuna di tifosi granata con gli occhi lucidi, e pure luccicanti. Il Toro batte la squadra campione d’Italia, salita quassù da capolista, tanto quanto il Napoli sbatte contro il Toro, ma infrangendosi anche nei propri errori in area. I granata ringraziano gli azzurri per i gol falliti nel pressing in crescendo, opprimente, alla fine terribile, nel secondo tempo (i rigori in movimento scartavetrati da De Bruyne ed Elmas).
E poi i baroniani devono anche benedire il Var per l’annullamento del gol di Lang al 93’, per fuorigioco (dopo la carambola palo-schiena di Israel, su una rasoiata a giro di Politano). Ringraziamenti granata, ma anche altri generi di aiuti: vedi i problemi sorti quasi in extremis a Hojlund (caviglia ferita) e McTominay (affaticamento muscolare), per cui Conte ha complessivamente dovuto fare a meno di 6 titolari, al momento di stendere la formazione. Ma in ogni caso i granata di Baroni han vinto con merito, seppur soffrendo pure da morire negli ultimi 20, 30 minuti. E si sono collegati idealmente alle due imprese di Roma: il successo sull’altra capolista di questo inizio di campionato (i giallorossi) e la quasi vittoria sulla Lazio prima della sosta, con fregatura consumata al 103’ (e ieri, al 93’, a momenti Lang…). Cuore, tenacia, equilibrio tattico, determinazione, ferocia agonistica, fame, concentrazione: il Toro di ieri, sperando che vera svolta sia, a questo punto, dopo tanto zigzagare in cerca di una soluzione ideale e di punti ossigenanti, data la classifica.
Riscatto CocoVedremo col Genoa di nuovo in casa, domenica. Mentre rivedremo il Napoli martedì in Champions, contro il Psv. Certo, sul gol (32’ pt) Simeone è stato liberato in area da un retropassaggio di Gilmour (quasi in tackle con Adams): col Cholito sì fortunato nel frangente, ma poi bravissimo a dribblare in sequenza Di Lorenzo e Milinkovic Savic e a buttarla dentro (senza esultare). Però al 15’ Vlasic aveva già colpito un palo clamoroso con un diagonale millimetrico, in fuga. E appena 3 minuti dopo l’1 a 0, ancora Simeone in contropiede piazzava Pedersen solo davanti a Vanja, ma sul rimbalzo il norvegese sprecava tutto tirando alle stelle. Ha insomma funzionato il nuovo 3-5-2 di Baroni, varato contro la Lazio e ora riveduto e corretto con Adams al fianco del Cholito (prima volta assieme dal 1’), con Ngonge di conseguenza in panca (ma ottimamente entrato nel corso della ripresa da ala sinistra), con Vlasic mezzala e Asllani metronomo. Contro il 2° miglior attacco del campionato, la peggior difesa della A (appunto quella granata) ha retto, ed è tutto dire, con stoicismo e sofferenza, ma anche un’attenzione spasmodica, meritevole (Coco su tutti).
Il Napoli ha avuto un possesso palla enorme (quasi il 70%): Baroni lo aveva preventivato, ha abbassato il baricentro, stretto i reparti e armato a ripetizione il contropiede. In specie nel primo tempo, quando ha funzionato tutto quasi alla perfezione (anche un gol mangiato da Olivera solo davanti a Israel: ha ciccato un pallone d’oro servito da Di Lorenzo). Poi, nella ripresa, il Napoli è diventato meno accademico, più determinato e oppressivo, con Conte che man mano sfoderava anche i cambi per trovare varchi nuovi, mentre Baroni dopo un mese si affidava nel finale pure alla sana rabbia di Zapata. Il Toro ha progressivamente rinculato, anche troppo, votandosi alla fine a un simil-catenaccio, con sortite rarefatte, quando possibile. Ma "Baroni è la mia bestia nera", aveva detto l’altro ieri Conte. Vero, 2 vittorie e un pari nella scorsa stagione per il toscano, Coppa Italia compresa, e ora questa nuova botta per il Napoli: la seconda in campionato. Dopo 10 vittorie, Conte perde per la prima volta col Toro. E dopo 7 giornate, forse Baroni ha davvero trovato l’Uomo, come Diogene col lanternino. Gioisca: se lo merita.
Lo spirito del Toro si è fatto carne nel Cholito: "Sono entrato in simbiosi con l’anima e la storia granata", annunciava messianicamente alla vigilia. Simeone, Simeone e ancora Simeone! Un gol da 3 punti, il terzo in granata, il primo qui al Grande Torino e proprio contro il Napoli, suo nido sino a tre mesi fa. Era dal 23 aprile contro l’Udinese, 178 giorni fa, che il Torino non vinceva in casa in campionato. Alla fine: uno stadio ebbro di gioia, ma anche in lacrime. Lacrime di commozione. "Vi vogliamo così!", ha cantato la Maratona, con migliaia di telefonini accesi in stile albero di Natale, e coi giocatori sotto che applaudivano a loro volta. E ne abbiamo visti tanti, davvero tanti pure in tribuna di tifosi granata con gli occhi lucidi, e pure luccicanti. Il Toro batte la squadra campione d’Italia, salita quassù da capolista, tanto quanto il Napoli sbatte contro il Toro, ma infrangendosi anche nei propri errori in area. I granata ringraziano gli azzurri per i gol falliti nel pressing in crescendo, opprimente, alla fine terribile, nel secondo tempo (i rigori in movimento scartavetrati da De Bruyne ed Elmas).
E poi i baroniani devono anche benedire il Var per l’annullamento del gol di Lang al 93’, per fuorigioco (dopo la carambola palo-schiena di Israel, su una rasoiata a giro di Politano). Ringraziamenti granata, ma anche altri generi di aiuti: vedi i problemi sorti quasi in extremis a Hojlund (caviglia ferita) e McTominay (affaticamento muscolare), per cui Conte ha complessivamente dovuto fare a meno di 6 titolari, al momento di stendere la formazione. Ma in ogni caso i granata di Baroni han vinto con merito, seppur soffrendo pure da morire negli ultimi 20, 30 minuti. E si sono collegati idealmente alle due imprese di Roma: il successo sull’altra capolista di questo inizio di campionato (i giallorossi) e la quasi vittoria sulla Lazio prima della sosta, con fregatura consumata al 103’ (e ieri, al 93’, a momenti Lang…). Cuore, tenacia, equilibrio tattico, determinazione, ferocia agonistica, fame, concentrazione: il Toro di ieri, sperando che vera svolta sia, a questo punto, dopo tanto zigzagare in cerca di una soluzione ideale e di punti ossigenanti, data la classifica.
Riscatto CocoVedremo col Genoa di nuovo in casa, domenica. Mentre rivedremo il Napoli martedì in Champions, contro il Psv. Certo, sul gol (32’ pt) Simeone è stato liberato in area da un retropassaggio di Gilmour (quasi in tackle con Adams): col Cholito sì fortunato nel frangente, ma poi bravissimo a dribblare in sequenza Di Lorenzo e Milinkovic Savic e a buttarla dentro (senza esultare). Però al 15’ Vlasic aveva già colpito un palo clamoroso con un diagonale millimetrico, in fuga. E appena 3 minuti dopo l’1 a 0, ancora Simeone in contropiede piazzava Pedersen solo davanti a Vanja, ma sul rimbalzo il norvegese sprecava tutto tirando alle stelle. Ha insomma funzionato il nuovo 3-5-2 di Baroni, varato contro la Lazio e ora riveduto e corretto con Adams al fianco del Cholito (prima volta assieme dal 1’), con Ngonge di conseguenza in panca (ma ottimamente entrato nel corso della ripresa da ala sinistra), con Vlasic mezzala e Asllani metronomo. Contro il 2° miglior attacco del campionato, la peggior difesa della A (appunto quella granata) ha retto, ed è tutto dire, con stoicismo e sofferenza, ma anche un’attenzione spasmodica, meritevole (Coco su tutti).
Tuttosport