Simone Corino: «Non siamo morti, vogliamo dimostrare che possiamo rialzarci»

Una sconfitta pesante, un momento delicato e la necessità di ritrovare orgoglio e identità. Simone Corino, allenatore dell’Ischia Calcio, non si nasconde dopo il 4-0 subito sul campo della Flaminia e parla con la franchezza di chi conosce la fatica di una stagione nata in salita. Rosa corta, infortuni, partenze eccellenti e un mercato che stenta a concretizzarsi: il tecnico non cerca alibi ma chiede ai suoi uomini “uno spirito più vivo” e la forza di crederci, anche quando tutto sembra remare contro.
Nel lungo confronto con i cronisti, Corino analizza la gara, parla del futuro prossimo – a partire dalla sfida interna contro il Latte Dolce – e chiarisce la situazione sul fronte mercato, tra trattative in corso e rinforzi che tardano ad arrivare. Poi, nel finale, c’è spazio anche per un momento di umanità e riflessione: il mister indossa la coccarda lilla del mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, ricordando che “le vere battaglie della vita sono altre”.
Corino, per continuare a commentare questo campionato complesso, partiamo dal 4-0 contro la Flaminia. Una gara che sapevamo difficile sulla carta e che poi si è rivelata tale anche sul campo, se consideriamo il momento generale che sta vivendo l’Ischia Calcio. Proviamo a ricostruire un po’ la partita.“Sì, come abbiamo detto anche nel post gara, era chiaro che saremmo andati ad affrontare la sfida con una rosa corta, corta sia numericamente che a livello di soluzioni, visto anche le uscite che ci sono state. C’era la speranza di avere già qualche nuovo innesto, ma sapevamo che sarebbe stato complicato. L’impatto alla gara non è stato dei migliori, poi ci stavamo riorganizzando ma nel giro di un minuto e mezzo abbiamo preso due gol e perso due giocatori per infortunio. Loro hanno iniziato meglio, hanno avuto un approccio più deciso, e ritrovarsi sotto di due reti complica tutto. Sapevamo di affrontare una squadra forte, con giocatori di valore, ma potevamo fare qualcosa di meglio. Nella ripresa, secondo me, i ragazzi hanno avuto una buona reazione, anche se il risultato era già indirizzato. Dispiace perché il passivo è pesante: non avremmo meritato il pareggio, questo è evidente, ma forse un gol lo avremmo meritato. Il portiere avversario ha fatto due o tre interventi importanti, e in generale i ragazzi non hanno mai smesso di provarci”.
Adesso arriva un’altra sfida difficile, nel solito orario delle 11. Le squadre sarde sono sempre toste: che tipo di partita si aspetta e quale aspetto teme di più del Latte Dolce?“Troveremo una squadra in fiducia, perché se non sbaglio oggi è la terza forza del campionato. È un gruppo che ha mantenuto l’ossatura delle scorse stagioni: l’anno scorso ha raggiunto una salvezza importante dopo un cambio di allenatore, e quest’anno è ripartita da quella base, aggiungendo elementi molto validi. È una squadra di valore, con una buona struttura e qualità di gioco, almeno da quello che ho visto preparando la partita. Vorrei che i miei ragazzi affrontassero la gara con uno spirito più vivo, più convinto. Se entriamo in campo come nei primi 15-20 minuti contro la Flaminia, passivi, facciamo fatica con tutti: con la prima in classifica e con l’ultima, che in questo momento siamo noi. La mia squadra non può permettersi di essere passiva, né nell’atteggiamento né nel gioco. Dobbiamo combattere, come abbiamo dimostrato in altre partite. Poi, se troviamo una squadra più forte, stringiamo la mano, ma la passività non la accetto”.
Le posso chiedere se per ruolo e caratteristiche Nicola Talamo è il profilo giusto per l’Ischia? E, per quanto ci è dato sapere, quante possibilità ci sono di vederlo presto in maglia gialloblù?“Talamo, per caratteristiche e ruolo, è una pedina che ci serve. Noi cerchiamo un attaccante centrale, perché con l’uscita di Victor, che era la nostra punta di riferimento, e di Parigi, siamo rimasti scoperti. Stiamo adattando altri giocatori, ma è chiaro che non è semplice. Stiamo cercando un profilo di quel tipo. Detto questo, Talamo è un giocatore dell’Acerrana e liberarlo non è facile, non è una trattativa immediata”.
Torno un attimo su questo argomento, ma prima una domanda in vista della prossima gara: la rosa è corta, dicevamo, ma Trofa ha recuperato? Ha scontato la giornata di squalifica? Si potrà contare su qualche rientro?“Sicuramente avremo qualche pedina in più. Arcamone era in panchina e sta recuperando. Anche Ajio sta migliorando. Purtroppo, invece, Trofa, che sembrava più avanti nel recupero, non sarà ancora disponibile”.
Lei parla spesso di carattere, ma secondo lei basta il carattere per emergere? Io credo che oggi l’Ischia sia carente in tutti i reparti, e un’altra settimana è passata senza novità. Si può andare avanti così?“La qualità serve sempre, ma io devo lavorare con i giocatori che ho. Posso segnalare carenze, ma poi devo allenare quelli che ci sono. Ho 18-20 ragazzi, e sono loro i miei giocatori: li tratto come i più forti del mondo. Se iniziamo a negativizzare tutto, diventa ancora più difficile. È vero che molti di loro hanno poca esperienza, alcuni non sono mai stati titolari fissi in categoria, ma questa è la rosa che ho trovato. Abbiamo dovuto allontanare qualcuno perché non si poteva più andare avanti, ma non per motivi personali. Ora serve rinforzare la squadra, questo sì”.
Si era parlato di tre o quattro nuovi arrivi, ma noi veniamo ogni giorno al campo e non è successo nulla.“Capisco la critica, ma non dev’essere visto come un miracolo mancato. Stiamo lavorando per portare giocatori a Ischia. È chiaro che l’Ischia resta una piazza importante per storia e blasone, ma quando oggi parli con un calciatore, lui guarda la classifica, la situazione generale, e non è così scontato che dica “sì, vengo a Ischia”. La società mi ha dato grande disponibilità, ma non è semplice ottenere la liberatoria da club che hanno giocatori importanti. Stiamo cercando profili giusti, con carattere e voglia di mettersi in gioco. Perché, diciamolo chiaramente: salvarsi qui è un’impresa. Io sono venuto a Ischia consapevole che ci sarebbe stata da soffrire. Ma l’unica cosa che possiamo fare è tenere la testa alta e combattere. Apprezzo la gente che ci segue, agli allenamenti e alle partite, in casa e in trasferta. È per loro che dobbiamo reagire”.
“Volere è potere”, dicevano i latini. La società promette, ma i fatti tardano.“Sono d’accordo. La società mi ha dato disponibilità totale, ma dobbiamo fare i conti con la realtà: quando chiedi un giocatore importante, la società che lo ha non te lo libera facilmente. Ci sono tante complicazioni. Stiamo provando a portare i giocatori che abbiamo individuato, ma non è semplice. Faremo di tutto per chiudere il prima possibile”.
Talamo sembra ormai sfumato. Il profilo che cercate resta comunque quello?“Sì, stiamo cercando un attaccante con caratteristiche simili. Non c’era solo Talamo nei nostri pensieri: abbiamo individuato due o tre profili e mi auguro che almeno uno di questi arrivi”.
E a centrocampo? C’è qualche movimento in vista? Abbiamo visto un 2005 o 2006 in prova.“Sì, il ragazzo si allena già con noi. È un terzino destro, interessante, e probabilmente resterà. Era stato individuato da qualche settimana, ma abbiamo dovuto attendere alcune uscite prima di inserirlo. Per il centrocampo cerchiamo un giocatore duttile, che possa fare sia il play che la mezzala. Vedremo se sarà un under o un over: l’importante è che sia pronto a darci una mano. Abbiamo due-tre operazioni da completare, oltre al ragazzo del 2006, e speriamo di chiudere presto”.
Difficile però che arrivi qualcuno già per domenica contro il Latte Dolce.“Sì, a meno di sorprese all’ultimo momento. Prima di entrare qui stavo parlando con il presidente: siamo al lavoro, ma i tempi dipendono anche dalle altre società. I giocatori che ci interessano sono sotto contratto e ci sono passaggi burocratici che richiedono tempo”.
In classifica la situazione è pesante, ma ora arrivano due partite in casa. È il momento per provare a invertire la rotta?“Non parliamo di stress o paura. Noi dobbiamo scendere in campo con la testa giusta e la consapevolezza di dover reagire. Siamo ultimi, è vero, ma non siamo morti. Sento che ci danno per spacciati e questa cosa, se possibile, mi dà ancora più voglia di lottare. È il momento di dimostrare che non è così. Voglio una squadra che combatta, che tenga alta la testa. È difficile, sì, ma qualcosa bisogna fare. Noi abbiamo la volontà di cambiare questa storia. E se qualcuno ci dà per finiti, meglio: ci dà un motivo in più per stupire”.
Mister, l’ultima domanda. La vedo indossare la coccarda lilla: ottobre è il mese della prevenzione contro il tumore al seno. Vuole lanciare un messaggio?“Mi permetto di aggiungere qualcosa: la battaglia contro il tumore al seno non si vince sempre. Io stesso, purtroppo, ho perso una persona cara dopo anni di lotta”.
Vedete, ogni settimana viviamo il calcio come se fosse tutto, tra prepartita e post gara. Ma ci sono cose che ti ricordano che la vita vera è altrove. Il calcio è la cosa più seria tra i divertimenti, ma resta un gioco. Ci sono momenti difficili, certo, ma le vere battaglie sono altre.Purtroppo ognuno di noi, chi più chi meno, ha avuto qualcuno vicino colpito da questa malattia, e anche io personalmente. Per questo porto questo fiocco lilla: è un piccolo gesto, ma ha un grande significato. Le cose importanti della vita sono queste, e per quanto possiamo, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare qualcosa. Perché il calcio passa, ma la solidarietà resta”.
Il Dispari