Quando la terza maglia diventa un tributo alla storia e alla città


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Il Foglio sportivo
Le società dedicano sempre più attenzione allo stile delle maglie da gioco: al disegno, alla tonalità dei colori, ai dettagli sparsi tra colletto e maniche. Le novità di abbigliamento delle varie squadre per la stagione di campionato di Serie A 25/26
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Un tempo si sognava la 10, la 9 se si aveva confidenza col gol. A chi piaceva difendere e correre spettava la 3. Poi sono arrivate la 14, la 23, la 99. Accompagnate dalle lettere: da 30 anni, stagione 1995/1996, i calciatori in Serie A hanno sulle maglie i loro cognomi e il numero preferito, non più vincolato al ruolo. Nello stesso anno della sentenza Bosman, altro segnale del cambio di paradigma nel rapporto di forza tra società e giocatore. L’acquisto di una maglia, seppur della squadra del cuore, è diventato un atto di amore per un idolo, per un singolo prima che per un collettivo.
Qualcosa sta cambiando. Le società dedicano sempre più attenzione allo stile delle maglie da gioco: al disegno, alla tonalità dei colori, ai dettagli sparsi tra colletto e maniche. Ne vengono realizzate tre e poi si aggiungono le edizioni speciali. La maglia come elemento di identità di una squadra, che rinforza il legame con la propria storia o città. A prescindere da chi la indossa. Una visione che in Italia combacia con la scomparsa, salvo poche eccezioni, di bandiere capaci di legare un numero a dei colori per tanto tempo e di campioni che aumentino il desiderio di avere il loro nome sulla schiena. Meglio una divisa immacolata, ma sorprendente come la terza del Napoli. È stata pensata color caffè, in omaggio alla bevanda che in città si trasforma in rito. Il saluto perfetto per Tommaso Starace, magazziniere del club in pensione dopo 50 anni e nel cuore di giocatori e allenatori per i suoi caffè con la moka. La Fiorentina invece sciacqua i panni in Arno, così come fece Alessandro Manzoni con la lingua italiana. La terza maglia è azzurra e argentea come il fiume che attraversa Firenze. Sull’Arno d’argento si specchia il firmamento, versi della canzone Firenze sogna di Claudio Villa, sono stampati sul colletto assieme alle coordinate di Ponte Vecchio. La seconda bianca è un tributo alla basilica di Santa Maria Novella, con cerchi concentrici che si ispirano alla facciata.
La Roma non ha badato al patrimonio storico, ma a quello ambientale. La terza maglia presenta trame verdi ai bordi delle maniche, sulle spalle e sul colletto a polo. Un’estetica che celebra le ville e i parchi pubblici della capitale. Il paesaggio è ispirazione ricorrente in questa stagione: la Juventus deve ancora presentare la terza maglia, ma stando alle anticipazioni dovrebbe essere nera con uno sfondo di motivi vegetali che riecheggiano i vigneti piemontesi. Quella del Cagliari omaggia invece la ricchezza forestale sarda con foglie di leccio, roverella e sughera a decorare l’azzurro. Sulla seconda, il bianco nella parte inferiore ospita una riproduzione dell’opera “Ai sardi” dell’artista Costantino Nivola. Maglie come tavolozze su cui dipingere orpelli oltre ai colori ufficiali. Con buona pace dei puristi nostalgici. Anche perché ogni scelta ha una ragione: lungo le bande rosse della prima maglia della Cremonese si sviluppa un pentagramma. Doveroso se si è la squadra della città liutaria. A Milano ci saranno le Olimpiadi invernali e l’Inter in trasferta si vestirà con una divisa dai colori freddi che richiama la rassegna, così come dovrebbe fare la quarta maglia, finora solo anticipata.
Maglie per eventi, monumenti, flora e rivendicazione storico-culturale. Quella da trasferta del Genoa avrà la croce di San Giorgio: è stata presentata con lo slogan “it’s coming home” per rimarcare come il simbolo appartenga a Genova da prima che diventasse quello inglese. Su quella bianca del Napoli sono invece riprodotti elementi della tradizione partenopea come Pulcinella e San Gennaro. Tanti la compreranno di McTominay, ma vale la pena vestirla senza lettere e numeri. E con lo scudetto.
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