La ventesima estate azzurra di Melli


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Il Foglio sportivo
“Una medaglia con la Nazionale è il sogno dopo una stagione quasi perfetta con il Fener”. La forza del gruppo e la voglia di vincere secondo il cestista
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Uno dei segreti del successo di Nicolò Melli è che non perde tempo a guardarsi indietro. Pensa sempre alla prossima tappa, alla conquista successiva. Il capitano è alla sua ventesima estate azzurra, anche se qualcuna l’ha dovuta saltare per infortunio (“Come dice qualcuno diciamo che è la ventesima estate lorda”). Da quando era un ragazzo di 15 anni sa che una parte della sua estate è da dedicare a questa maglia. “Per convincere i ragazzi dell’importanza della maglia azzurra, non credo ci siano molte cose da dire, più che altro ci sono cose da fare. Se a fine luglio rinunci a un po’ di vacanze e ti presenti in montagna ad allenarti per poi giocare un torneo e quindi ricominciare con il club, devi avere dentro qualcosa. O ce l’hai o dopo un paio di stagioni molli. La Nazionale è una selezione naturale. Mia moglie e le mie figlie sanno che ogni estate io ho il mio periodo da trascorrere in azzurro almeno fino a che mi chiameranno”. Essere ancora qui dopo vent’anni significa che questo bambino diventato uomo vestendo la maglia azzurra ha dentro qualcosa di speciale.
“Non è che ci si ritrova al 23 di luglio a Folgaria per andare a far le vacanze a Cipro. L’obiettivo è quello di togliersi delle soddisfazioni. E togliersi delle soddisfazioni vuol dire vincere una medaglia”. Sarebbe il finale perfetto di un’estate cominciata con il bronzo delle ragazze e proseguita con l’oro dell’Under 20: “E adesso stiamo tifando tutti per l’Under 18. Questi successi significano che il movimento è sano e la federazione sta lavorando bene a livello giovanile. Anche Gigi, scherzi a parte, si sta dando molto da fare”. Datome si era dato molto da fare anche per portare Donte DiVincenzo all’Europeo. “La cosa importante è che si avesse in mente un piano B di tutto rispetto con Darius Thompson, uno dei migliori in Europa nel suo ruolo, un giocatore che ci può far fare il salto di qualità. È inutile pensare a Donte che non verrà, anche perché non ci abbiamo mai giocato e quindi non è che perdiamo qualcosa, non è che dobbiamo cambiare il nostro gioco come se improvvisamente dovessimo non avere Fontecchio. Pensiamo a chi c’è e non a chi non è venuto per un infortunio, perché questo piano B è davvero super, grazie per averlo avuto”. Ecco un assaggio di quel che si diceva all’inizio. Melli guarda avanti. Potrebbe sedersi sulla riva a vedere scorrere i nemici nel fiume, allargare fieramente le spalle perché lui ha vinto l’Eurolega (e pure lo scudetto e la coppa di Turchia) con il Fener e chi non lo ha più voluto a Milano non ha vinto nulla, invece non affonda il coltello.

“Sinceramente non so se sono mancato a Milano, ma di certo a me è mancata Milano perché in città e in squadra mi trovavo bene, tanto che sento ancora molti compagni. Mi sono mancati quei colori che ho vestito per 8 anni. Però fa parte del gioco: mi era mancato il Fener quando sono andato in Nba, come mi è mancato il Bamberger quando sono andato al Fener. È inutile star qui a dire ancora perché sia finita, lo sanno tutti che cosa non ha funzionato (il rapporto con Messina, ovviamente n.d.r.). E poi io posso solo dire grazie perché sono tornato a Fener e abbiamo vinto tutto”. Soprattutto l’Eurolega. “E’ il trofeo più importante della carriera, sono contento di averlo vinto perché a 34 anni non era scontato avere altre chance. Però non modifica la mia voglia di vincere ancora di provare nuove emozioni. Quelle provate con la vittoria in Eurolega le metterei alla pari con un paio di scudetti, il primo con Milano e quello in Germania il primo in cui avevo un ruolo diverso”. Ma Melli più che pensare ai successi del passato, pensa al sogno: “Perché è quello che considero una medaglia con la Nazionale. Un sogno. Sarà dura perché per vincere qualcosa con la maglia azzurra bisogna avere anche un pizzico di fortuna. Noi dobbiamo essere bravi a meritarcela. Quest’anno abbiamo anche voglia di dedicare qualcosa di speciale a Polonara. E’ bello come Pozzecco lo abbia fatto sentire parte del progetto, come ci sia anche lui nella chat di squadra. Ma Achille deve pensare soprattutto a vincere la sua battaglia, è quello che conta adesso. La forza di questo gruppo è sempre stata l’unione. Stiamo bene insieme anche fuori dal campo, siamo uniti, siamo una squadra”.
Una squadra che a settembre andrà a giocarsi l’Europeo a Cipro cominciando dal girone iniziale con Grecia, Georgia, Bosnia Erzegovina, Spagna e e Cipro. E allora ecco la domanda su cui potrebbe spezzarsi la sua amicizia con Datome: quest’estate sarebbe meglio perdere la finale per l’argento o vincere quella per il bronzo? “Non ho il minimo dubbio: perdere quella per l’argento e dopo la delusione per la sconfitta pensare di aver comunque una medaglia che vale più di un bronzo. Chiedete al Poz se ai Giochi di Atene avrebbe preferito il bronzo all’argento…”. Gli appassionati dei team abbracci&macine sappiano che quest’anno il podcast con Gigi non tornerà. “Ormai lui ha un ruolo troppo importante per venire a cazzeggiare con me in un podcast. Ho pensato di sostituirlo con un altro compagno, ma non volevo metterlo di fronte all’evidenza che avevo trovato qualcuno meglio di lui”. Lasciamolo studiare da presidente. “Io non gli farò concorrenza, vorrei giocare fino a Los Angeles, ma prima dobbiamo riuscire a qualificarci”. Il viaggio nel futuro continua.
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