Il Bari all’ultima curva, c’è da salvare la faccia. Playoff ? Vincendo a Bolzano e tifando Modena col Cesena

BARI - L’impressione è che si stia, oggettivamente, esagerando nel considerare già chiuso il campionato del Bari. Non è più artefice del proprio destino, vero. Non si presenta a quest’ultima curva in condizioni mentali che possano dirsi decenti, verissimo. Continua a non saper coniugare il verbo dell’affidabilità, verità sacrosanta. Ma qui non c’è da vincere sul campo del Pisa e sperare che il Cesena inciampi sul campo di una squadra, magari, già retrocessa. Servono due risultati che, nonostante la depressione dilagante, vanno considerati compatibili con la realtà di una serie B mai come quest’anno illeggibile. E sul mediocre andante.
Per battere un Sudtirol già salvo (a proposito, complimenti all’intramontabile e sempre di moda Fabrizio Castori) non serve una prestazione chissà quanto convincente. Sulla carta, evidentemente. Perché se, poi, si ripensa al Bari visto a Cosenza e Cittadella... diventa problematico pensare qualsiasi cosa che possa indurre all’ottimismo. Il derby emiliano-romagnolo, poi. La cifra tecnica del Cesena lascia aperto qualsiasi discorso. Anche perché quelli del Modena non se la passano bene sul piano ambientale. E chiudere con una sconfitta in una sfida così sentita... sarebbe un ulteriore colpo alla propria credibilità. Mignani ha fatto un ottimo lavoro. E per lui, sì, i playoff sarebbero un traguardo importantissimo e inatteso. Alla guida di una squadra con l’età media abbastanza bassa e con pochissime certezze.
Il problema, però, è un altro. Con tutti i disastri che il Bari ha combinato, soprattutto nella seconda parte di stagione, chi lo racconta ai tifosi che c’è una partita da guardare e due risultati da auspicare? La distanza tra la città e la squadra sembra sempre più siderale. Si sapeva della frattura, nettissima, con la proprietà. Ed era già un problema di enormi proporzioni. S’è aggiunto, poi, il crollo della squadra, capace di risultati scadenti e di prestazioni addirittura peggiori. Quello che la gente del Bari ha dovuto incassare in queste ultime settimane è, francamente, sconcertante oltre che inaccettabile. Al punto che qualsiasi tipo di analisi risulta impraticabile. Restano i risultati, l’unica vera cosa certa nel marasma biancorosso.
L’importanza del momento non può bastare a vestire i panni dell’ottimista. A Cosenza e Cittadella i momenti erano ancora più delicati. Quelle partite in cui ci si aspetta calciatori in grado di «mangiare» il campo. E di dominare l’avversario anche e soprattutto sul piano mentale. Sei il Bari e chi ti sta di fronte deve capirlo subito, già nel tunnel. Credete che Longo e i suoi ragazzi non sappiano che fallire l’obiettivo playoff, per giunta in una stagione dal livello tecnico bassissimo, sarebbe una macchia difficile da cancellare, anche a lungo andare? Lo sanno e anche bene. Ma non basta, evidentemente. A far scoppiare la scintilla. Ad accendere il motore dell’ambizione. Questo raccontano i numeri. E l’atteggiamento.
Ambiente depresso, si diceva. E ci sta. Confusione, tanta. Difficile leggere dentro un presente fibrillato, figurarsi sporgersi su un futuro di cui nessuno sa nulla, nemmeno ai piani alti. I silenzi delle ultime settimane non aiutano. Longo non parla più, pare per una scelta condivisa con il club. Il senso? Boh... L’altra sera non sarebbe stata una cattiva idea se, dopo l’umiliazione in campo, a presentarsi davanti ai giornalisti ci fosse stato un dirigente. O magari il presidente, perché no? Certo, trovare le parole giuste sarebbe stata un’impresa. Ma almeno metterci la faccia. Il segno distintivo del rispetto. Almeno nei confronti di una tifoseria pazzesca. Per passione e senso di appartenenza. Il rispetto, già. Sempre più solo e soltanto un optional in un calcio che, di giorno in giorno, perde sempre più valori. Stritolato in una mediocrità dilagante. A tutti i livelli.
Riassumendo. C’è da vincere, stasera, a Bolzano contro il Sudtirol. E sperare che il Modena batta il Cesena. Allora sì che ci sarebbe il pass per i playoff. Che certo non andrebbero festeggiati, ci mancherebbe. Ma almeno sarebbe un qualcosa che aiuta a salvare la faccia, almeno quello. Ci sarebbe anche da chiedere scusa, a ben pensarci. Ma per quello ci sarà tempo. Sperando che i silenzi non tornino a dominare la scena. Beffardamente.
La Gazzetta del Mezzogiorno