Dogi, santi, combine saltate, spareggi e gol: quante storie nelle sfide tra Venezia e Bari

Così lontane. Così vicine, Bari e Venezia. A dividerle ci sono 325 miglia nautiche e 800 km. A unirle, il mare Adriatico e la secolare apertura verso l’Oriente. E poi c’è la B nel calcio. Questa è una storia di mare e di assedi e di dogi. Di chiese e celebrazioni. Una storia che dura da più di un millennio. Ed è scandita anche dai gol, da duelli di mercato, da combine saltate e da spareggi.
Questa storia comincia nell’Alto Medioevo. Nel 1002, Bari è un capoluogo bizantino fiorente nei commerci. I saraceni l’assediano. L’intervento - per difendere la rotta dei commerci nel basso Adriatico - da parte del doge Pietro Urseolo II "con cento legni", alleato dei bizantini, allontana l’insidia araba durata sei mesi. I veneziani, nella circostanza, adoperano anche i “dardi ignivomi” (dardi fiammeggianti lanciati a pelo d’acqua per mezzo di canne nascoste che non si spegnevano in acqua, secondo quanto riferito dal monaco benedettino Goffredo Malaterra). Scampato il pericolo, i baresi nel giorno dell’Ascensione, per ricordare l’evento, celebrano - ricorrenza rispristinata nel 2014 - la Vidua Vidue, nome mutuato da “la vì, la vì” ("la vedi, la vedi" in dialetto barese riferita alla flotta veneziana in arrivo e poi diventata nei secoli grazie a qualche buontempone barese "la vidue, la vidue" ("la vedova, la vedova"). La Vidua Vidue, non a caso, si svolge in contemporanea alla Festa della Sensa di Venezia. Di più, nel borgo antico sorge la chiesa di San Marco dei Veneziani, eretta proprio per ringraziare i veneziani dell'intervento armato. Mentre sul sipario del teatro Petruzzelli, distrutto dal rogo doloso del 27 ottobre 1991, era istoriato dal celebre pittore locale Raffaele Armenise l’intervento di Pietro Orseolo II.
Quella di domenica (ore 19) sarà la 20ª sfida di B in Laguna. Nei 19 precedenti, undici successi per i veneti, l'ultima il 10 marzo 2024 per 3-1 (gol di Gytkjaer, che ora è al Bari ma salterà la sfida per infortunio, Altare e Pohjanpalo, Puscas per gli ospiti) e promozione in A a fine stagione, biancorossi salvi dopo il playout con la Ternana. Cinque i pareggi, l'ultimo per 1-1 il 6 gennaio 2003 con le firme di del brasiliano Anderson e Spinesi. Tre i successi biancorossi, l'ultimo per 1-2 l'8 ottobre 2022. Vantaggio ospite con Antenucci, pareggio di Ceccaroni e rigore vincente di Cheddira. Ben 34 i gol segnati dal Venezia, il doppio di quelli subìti nei 19 precedenti.
Anche Bari ha il suo "doge" nella storia. L’ha perso nell’ottobre 2014. È Bruno Cicogna da Venezia, ala sinistra biancorossa dal 1958 al 1968. Con 262 presenze (e 36 reti) è al quinto posto tra i fedelissimi.
Il "caso Catania" sconvolge il format del torneo di B nell'estate del 2003. Ne viene fuori un campionato lunghissimo a 24 squadre con cinque promozioni (più un'altra dopo il playoff con il club 15° in A) e quattro retrocessioni: la quarta da decidere dopo un playout. Il Bari, quartultimo, affronta così il Venezia, quintultimo, al termine della stagione regolare e vittorioso nei due scontri diretti coi biancorossi (3-2 in casa e 2-1 al San Nicola). Il playout, disputato tra il 16 e il 19 giugno è appena più equlibrato. Il Bari s'impone (1-0) in casa all'andata con un gol di Salvatore Bruno. Il Venezia ribalta la contesa al Penzo raggiungendo la salvezza coi centri di Julien Brellier e Raffaele Biancolino, attuale tecnico dell'Avellino. Bari in C, dunque. Ma ripescato "grazie" alla mancata iscrizione del Napoli.
Venezia-Bari tra i cadetti è una "classica" lunga 38 partite. La prima nella neonata Serie B. Il 20 ottobre 1929, a pochi giorni dal crollo di Wall Street, il Bari supera 5-1 i veneti al Campo degli Sports. È la terza giornata, ma per i biancorossi dell'austriaco Josep Uridil detto "Pepi" è la seconda, dopo il rinvio di Genova con la Dominante. Sul 5-0, Aldo Gorini firma il primo gol subito dai baresi nella storia della B. Al ritorno, il 16 marzo 1930, il Venezia vince 4-1 con due gol di Alberto Rossi che l’anno seguente contribuirà con tre reti in venti gare alla prima, storica promozione in A dei biancorossi.
Passano gli anni. Pochi. La Serenissima è già una potenza militare e commerciale. Ma i normanni nel 1071 strappano Bari ai bizantini e il rapporto con Venezia si incrina. Bari ha la necessità di ritrovare in qualche modo la centralità perduta nel basso Adriatico poiché Roberto il Guiscardo sposta l'epicentro commerciale sul Tirreno. Sulle coste adriatiche, però, è sempre più diffuso il culto per un uomo nato a Myra (nell'odierna Turchia) e ivi sepolto dopo la morte avvenuta nel IV secolo d.c.. Non è un caso poi, che in città, il nome di Nicola sia tra i più diffusi insieme a quello di Giovanni. Le reliquie di quel santo sono un'occasione importante per restituire importanza al borgo. Le voci che a quelle reliquie siano interessati anche i veneziani accelera la decisione. È il 1087 quando una spedizione composta da 72 marinai salpa per una serie di tappe commerciali in Asia minore. Approda a Myra e trafuga le ossa di San Nicola. L'equipaggio tocca terra a San Giorgio (a sud di Bari) nel maggio del 1087. Le reliquie vengono riposte prima in un monastero benedettino sotto la custodia dell'abate Elia. Poi, due anni più tardi, il 1° ottobre 1089, alla presenza di papa Urbano II, nella cripta della Basilica omonima sorta nella corte del catapano (governatore) bizantino, la cui costruzione inizia già nel 1087 e verrà ultimata nel 1197. E i veneziani? Riportano dall’Asia minore i resti di... un parente di San Nicola, che custodiscono nella chiesa di San Niccolò.
È il 24 gennaio 1999, prima giornata del girone di ritorno del campionato di A, allo stadio Penzo di Venezia la gara è sull'1-1. Vantaggio di Maniero, pareggio di De Ascentris. Il brasiliano Tuta - Moacir Bastos Tuta all'anagrafe - entra a una decina di minuti dalla fine della partita. Il pareggio fa comodo a entrambe le squadre. Però c'è un cross nell'area degli ospiti. Tuta si fa largo nella nebbia, colpisce di testa e segna. È l’ultimo minuto di gioco, non c’è più tempo per nient’altro. Il brasiliano esulta. Da solo. Nessuno dei compagni lo segue per abbracciarlo e fare festa. Venezia-Bari finisce 2-1. Nel dopo gara accade un po' di tutto. I compagni gli si avvicinano insultandolo a denti stretti, gli avversari lo accerchiano, lo braccano, cominciano a spintornarlo. Il difensore del Bari , Gaetano De Rosa gli dà un buffetto sulla guancia. Nel tunnel che portava allo spogliatoio del Penzo c'è una rissa. Plateale. Volano accuse. Offese. Parolacce. Tutti contro tutti. E tutti contro Tuta, che riceverà anche il Tapiro d’Oro. L'Ufficio Inchieste apre un fascicolo. Impossibile far finta di nulla per un pareggio concordato e saltato. Ma non ci sono conseguenze. Tranne che per Tuta, il "Mostro della Laguna", che lascerà l'Italia a fine stagione nell'indifferenza generale nonostante i tre anni di contratto.
Le qualità di Valentino Mazzola, stella di quello che passerà alla storia come il Grande Torino, non sfuggono a un tifoso barese che vive al nord e lo vede giocare più volte con i rossi dell’Alfa Romeo Arese, formazione impegnata nella Serie C del 1938-39. Tutto accadde pochi mesi prima che scoppi il secondo conflitto mondiale. Un conflitto che, nel primo anno, non coinvolge l’Italia, rimasta neutrale. Il tifoso segnala quel giovane talentuoso al presidente biancorosso Giambattista Patarino. Questi si fa convincere e ne conclude l’ingaggio già nel gennaio 1940. Il giocatore, nel frattempo, è chiamato alle armi e viene assegnato come marinaio a bordo del cacciatorpediniere Compienza. Nei primi mesi del 1940 sta svolgendo in laguna il servizio militare e, per non restare inattivo, accetta l’offerta del Venezia, che milita in Serie A. Il Bari, perfezionato il contratto con la società di Arese, si muove anche per ottenere il nullaosta in modo da farlo trasferire in Puglia, dove avrebbe continuato a servire la Patria. Il tutto secondo quanto stabilito dai regolamenti per i calciatori-militari. La burocrazia e, forse, anche un intervento del club veneto, più "vicino" ai vertici della Regia Marina, allungano però i tempi di trasferimento, così che Mazzola inizia anche il campionato di A del 1940-41 con il Venezia. Le proteste del club di Patarino provocano l’intervento della Commissione di Controllo della Federcalcio che sceglie il compromesso: Mazzola finirà la stagione nel Venezia per poi passare al Bari nel 1941-42. Pur essendo conscio delle qualità dell’atleta, il club pugliese, passato nel frattempo dalla presidenza Patarino a quella del commissario Angelo Albanese e infine a quella del ragionier Pasquale Ranieri, accetta la proposta della Commissione e ingaggia dal Crema la mezzala Luigi Cattaneo, una meteora che per rendimento somiglia molto a un... bidone: due presenze. Nel frattempo, il futuro leader della squadra perita nella sciagura aerea di Superga il 4 maggio 1949 continua a giocare nel Venezia, segnando – ironia della sorte – il gol del 2-1 proprio al Bari il 26 maggio 1940, quindici giorni prima che Benito Mussolini trascini l’Italia in un conflitto sbagliato e per cui non era pronta. La retrocessione dei biancorossi al termine del seguente torneo di A rendono vano l’ingaggio del giocatore e l’accordo garantito dalla Commissione. Mazzola rimane così in laguna. Trasferitosi al Torino, un suo gol a pochi minuti dalla fine della sfida del Della Vittoria del 25 aprile 1943, condanna il Bari – appena tornato in A – agli spareggi con Venezia e Triestina per salvarsi. Che i biancorossi perderanno per 3-0 a Bologna il 6 giugno 1943. Gol di Sandro Puppo e doppietta di Francesco Pernigo. La retrocessione sarà poi annullata nel dopoguerra e la squadra del commendator Tommaso Annoscia ripartirà dalla massima serie. Tuttavia, l’episodio del mancato arrivo di Mazzola, resta sconosciuto ai più, tant’è che, nel 2013, il giornalista Mario Pennacchia nel libro Gli scudetti che vinsero la guerra, scriverà: "Stranamente, le biografie di Valentino avrebbero tramandato il ricordo che al provino allo stadio di Sant’Elena si era presentato a piedi nudi per risparmiare i nuovi scarpini personali, ma ignorando del tutto la vicenda del suo tesseramento conteso tra il Bari, che l’aveva vincolato per primo, e il Venezia".
La Gazzetta dello Sport