David, freddezza Champions: l'uomo di ghiaccio Juve per gelare il Dortmund

Il canadese pronto a riprendersi il ruolo di titolare e rimettere Vlahovic in panchina, facendo pesare il ruolino di marcia in Europa da bomber assoluto
Questione di curriculum, sì. Stavolta pesa. In queste occasioni conta sfoderarlo, anche solo per esorcizzare il pericolo Borussia Dortmund. L’esperienza ha un valore. Ancor di più quando giochi nel Lille e ti affacci alla Champions League col vestito da outsider. I numeri di Jonathan David hanno un significato. Per comprenderli basta rapportarli ai dati dell’intera rosa della Juve. Un organico che complessivamente mette insieme 36 gol nella massima competizione europea. Non tantissimi, a dire il vero. 12 di questi 36, quindi un terzo, sono proprio di David. Fatti, oltretutto, in appena 22 partite (comprese le 4 disputate ai preliminari, che hanno fruttato 2 sigilli). Fatti, appunto, col Lille, non esattamente una realtà costruita per arrivare in fondo alla Champions League. David guida un gruppo di giocatori che non ha un vissuto così prolifico a livello internazionale. Dietro di lui, in termini di gol segnati in questa competizione, c’è il solito Weston McKennie. Prezzemolo: gioca ogni anno, con qualsiasi allenatore, in qualunque posizione e modulo. E segna pure: 7 marcature per lo statunitense, indispensabile nell’economia del gruppo.
David, dunque, prende per mano una Juve reduce dal 4-3 all’Inter. Col canadese attore non protagonista, sebbene in pochi minuti sia riuscito comunque a lasciare il segno: l’assist per Adzic, semplice ma molto efficace, è tutto suo. Ha dimostrato quanto sia dentro il progetto, in che misura: gli viene preferito Vlahovic nel primo big-match della stagione, lui incassa e quando viene chiamato in causa non tradisce. Aiuta i compagni, con un atteggiamento costruttivo. Col piglio di un giocatore che ha un carattere forte, una statura professionale da Juve. David è l’uomo che serve per notti così: il Borussia Dortmund è già conscio del pericolo che correrà all’Allianz Stadium. Tudor si fida di lui: sotto porta nessuno nella rosa bianconera può offrire le garanzie del canadese. In media, in Champions League, fa poco più di un gol ogni due partite. Non è poco. E in Europa si è fatto vedere solo col Lille, club in ascesa, ma ancora molto lontano dalla prima fascia. Sarà titolare, dunque. Ma Tudor, a proposito dell’undici anti-BVB, ha diversi nodi che scioglierà solo in mattinata. Forse solamente l’attacco ha ruoli e piani definiti. Dall’inizio si prospetta un piano gara simile a quello contro l’Inter: centrocampo più folto e attacco più snello.
Accanto a David il solo Kenan Yildiz. Con tutte le altre armi offensive a disposizione a gara in corso: Vlahovic e Openda, che da subentrati possono dare freschezza al reparto. Con la variabile Adzic, capace di decidere la sfida contro l’Inter: è un utilissimo jolly sulla trequarti e ora vola sulle ali dell’entusiasmo figlie della gioia del Derby d’Italia. Tornando a David, naturalmente, un po’ di emozione ci sarà. Un conto è presentarsi all’Allianz Stadium in campionato, ma in Champions League le pressioni salgono. Soprattutto per un giocatore che ha voluto fortemente la Juve, mettendola in testa tra i top club europei. Ripescare i pensieri di David di qualche tempo fa aiuta ad inquadrare, però, la sua calma: “La Juve ha avuto tantissime leggende come Cristiano Ronaldo, Dybala, Del Piero e Trezeguet. Non riesco a nominarli tutti, sono davvero tanti. Ma mi chiamano Iceman: sono molto freddo e questo mi aiuterà nelle situazioni di pressione”.Il ghiaccio sarà molto utile stasera. Quando il popolo bianconero lo accoglierà con un boato, con l’auspicio di vederlo nuovamente segnare. In Europa, poi, avrebbe un sapore unico.
Questione di curriculum, sì. Stavolta pesa. In queste occasioni conta sfoderarlo, anche solo per esorcizzare il pericolo Borussia Dortmund. L’esperienza ha un valore. Ancor di più quando giochi nel Lille e ti affacci alla Champions League col vestito da outsider. I numeri di Jonathan David hanno un significato. Per comprenderli basta rapportarli ai dati dell’intera rosa della Juve. Un organico che complessivamente mette insieme 36 gol nella massima competizione europea. Non tantissimi, a dire il vero. 12 di questi 36, quindi un terzo, sono proprio di David. Fatti, oltretutto, in appena 22 partite (comprese le 4 disputate ai preliminari, che hanno fruttato 2 sigilli). Fatti, appunto, col Lille, non esattamente una realtà costruita per arrivare in fondo alla Champions League. David guida un gruppo di giocatori che non ha un vissuto così prolifico a livello internazionale. Dietro di lui, in termini di gol segnati in questa competizione, c’è il solito Weston McKennie. Prezzemolo: gioca ogni anno, con qualsiasi allenatore, in qualunque posizione e modulo. E segna pure: 7 marcature per lo statunitense, indispensabile nell’economia del gruppo.
David, dunque, prende per mano una Juve reduce dal 4-3 all’Inter. Col canadese attore non protagonista, sebbene in pochi minuti sia riuscito comunque a lasciare il segno: l’assist per Adzic, semplice ma molto efficace, è tutto suo. Ha dimostrato quanto sia dentro il progetto, in che misura: gli viene preferito Vlahovic nel primo big-match della stagione, lui incassa e quando viene chiamato in causa non tradisce. Aiuta i compagni, con un atteggiamento costruttivo. Col piglio di un giocatore che ha un carattere forte, una statura professionale da Juve. David è l’uomo che serve per notti così: il Borussia Dortmund è già conscio del pericolo che correrà all’Allianz Stadium. Tudor si fida di lui: sotto porta nessuno nella rosa bianconera può offrire le garanzie del canadese. In media, in Champions League, fa poco più di un gol ogni due partite. Non è poco. E in Europa si è fatto vedere solo col Lille, club in ascesa, ma ancora molto lontano dalla prima fascia. Sarà titolare, dunque. Ma Tudor, a proposito dell’undici anti-BVB, ha diversi nodi che scioglierà solo in mattinata. Forse solamente l’attacco ha ruoli e piani definiti. Dall’inizio si prospetta un piano gara simile a quello contro l’Inter: centrocampo più folto e attacco più snello.
Tuttosport