Bari, fra alti e bassi il tramonto di un sogno

BARI - Una radiografia impietosa per certificare la fallimentare stagione del Bari nel campionato 2024/25. Nove mesi e mezzo di moltissimi bassi e pochi alti scrivono la pagella da bocciatura dei biancorossi i cui numeri non mentono. Punto di partenza, il nono posto dopo 38 giornate per 48 punti all’attivo: meno quattro dai playoff e più cinque sui playout. Ammontano a 41 i gol fatti. Quaranta, invece, le reti al passivo che fanno della difesa barese la quarta migliore retroguardia del campionato dopo quelle di Spezia (33), Pisa (36) e Sassuolo (38). Marcature incassate che, alla luce del rendiconto consuntivo, rappresentano per assurdo il solo dato positivo della truppa allenata da Moreno Longo. Un quadro crudele per una formazione in grado di pareggiare ben diciotto volte - in pratica circa il cinquanta per cento delle gare complessive - facendo registrare il triste record del torneo alle spalle solo del Catanzaro (20 totali). Pareggite acuta manifestatasi in particolare dalle sei divisioni della posta consecutive inanellate dalla settima alla dodicesima giornata.
Score di apparente e superficiale appagamento immerso nel filotto circoscritto dal terzo al sedicesimo turno in cui rientrano le 14 partite di imbattibilità incluse dal 27 agosto al 7 dicembre. Si tratta, nella sostanza, dell’unica scalata messa in atto dai Galletti costruita su nove pareggi e cinque vittorie a cui segue il punto più alto della stagione coinciso col quarto posto. Siamo al 7 dicembre, sedicesima giornata, in cui il Bari supera 1-0 il Cesena grazie al quarto ed ultimo gol stagionale di Dorval. Un colpo di testa al minuto 33 su assist di Novakovich che permette ai pugliesi di salire per la prima ed unica volta al quarto posto in classifica con 24 punti in coabitazione con la Cremonese.
Si tratta della quinta vittoria stagionale sulle dieci finali, di cui mai più di due consecutive. Tentativo di involata mestamente cancellato dalle tre successive sconfitte di fila contro Pisa, Sudtirol e Palermo, prima di una lieve ripresa contraddistinta da cinque risultati utili consecutivi dalla 20ma alla 24ma giornata e altri cinque dalla 26ma alla 30ma intervallati dalle sconfitte di Castellammare di Stabia e di Carrara.
Da questo momento in poi inizia un lento ed inesorabile declino sino all’impietoso bottino delle ultime cinque apparizioni ufficiali di appena quattro tasselli, di cui tre al San Nicola contro un Pisa già virtualmente promosso in serie A. Una resa incondizionata iniziata dalla sconfitta interna contro il Modena per 2-1 e terminata lo scorso 13 maggio con lo 0-0 di Bolzano, sponda Sudtirol con le «chicche» delle umiliazioni a Cosenza e Cittadella.
PLAYOFF, MIRAGGIO COSTANTE - L’andamento col freno a mano tirato è sintetizzato dalla semplice proporzione tra la parentesi temporale in cui la squadra ha stazionato in zona playoff e quella in cui invece ne è rimasta fuori. Nello specifico, 17 su 38 nel primo caso e 21 su 38 nel secondo. Quest’ultimo dato statistico si completa con le nove volte in cui i biancorossi hanno stazionato al nono posto. Per il resto, la formazione di Longo ha per lo più oscillato tra il decimo e l’ultimo posto in graduatoria considerando il lasso temporale incluso tra la prima e la dodicesima giornata. Il punto più basso corrisponde alle prime uscite di regular season sulla scia di un avvio dell’attività agonistica in grandissimo affanno. La stagione del Bari inizia infatti con tre battute d’arresto consecutive: il 10 agosto a Cremona (6-5 dopo i calci di rigore) nel primo turno di Coppa Italia, il 17 agosto in casa con la Juve Stabia ed il 23 agosto a Modena. Seguiranno i due pareggi contro Sassuolo e Sampdoria a chiudere un’estate nera. Per la prima vittoria targata Longo bisogna aspettare il 2-0 sul Mantova alla quinta giornata del 14 settembre. È il giorno delle false aspettative, griffato dai primi centri con la maglia barese di Lella (al 31’ su corner di Falletti) e di Mantovani (all’89’ su angolo di Sgarbi).
SQUADRA SENZA MIDOLLO - Dieci rimonte subìte e sei recuperi. L’ennesimo rovescio della medaglia nasce dal confronto tra i trenta punti in ballo tra mancate vittorie e agganci degli avversari per 7 tasselli all’attivo e ben 23 lasciati per strada. Il fronte positivo (si fa per dire) combacia con gli 8 punti raggranellati nelle sei rimonte operate in cinque pareggi (il più clamoroso l’1-1 interno col Sassuolo con rete di Lasagna al 93’) ed una sola vittoria (il 2-1 sul Palermo con vantaggio di Maggiore, pari di Pohjanpalo e gol vittoria all’89’ di Simic). Dati oggettivi a cucire il vestito di un gruppo senza nerbo né capacità per mantenere le situazioni di vantaggio costruite nel corso delle partite.
Le prime avvisaglie arrivano dal secondo turno a Modena, dove Palumbo e Mendes vanificano l’iniziale marcatura di Novakovich. Ne seguono altre a ripetizione contro Cosenza (1-1 di Fumagalli all’87’), Cremonese (1-1 di Sernicola al 70’), Catanzaro (1-1 di Iemmello al 74’), Reggiana (Lucchesi all’84’ e Gondo all’87’ dopo il 2-0 di Benali e Novakovich). E ancora contro il Brescia (Bianchi e Bisoli in replica a Lella e Bellomo), il Cesena (rigore di La Gumina all’83’ dopo lo 0-1 di Favilli al 23’), il Sassuolo (1-1 di Volpato all’82’ dopo il gol di Lasagna al 37’). Da brividi le più recenti debacle di Carrara (2-1 toscano con Torregrossa e Guarino nella ripresa dopo l’1-0 di Simic) e Cittadella (Rabbi, Palmieri e Pandolfi cancellano nella ripresa il precedente acuto di Favilli). Più che sporadici episodi, si conclama una carrellata di nefaste coincidenze proprie di una squadra afflitta da una patologia endemica.
La Gazzetta del Mezzogiorno