“Non cerco la fama, ma fame e appartenenza”. Mister Martino: “L’Ischia deve tornare a essere l’Ischia”

L’Ischia Calcio ha deciso di affidare la panchina ad Alessio Martino. Il nuovo allenatore gialloblù si è presentato con idee chiare, entusiasmo e grande rispetto per la piazza. Dall’identità della squadra alle scelte di mercato, passando per giovani, girone e ambizioni: ecco le sue prime parole, tra orgoglio personale e desiderio di costruire un gruppo che rappresenti l’isola.
Mister, partiamo dall’inizio. Ci racconta la trattativa e quali sono state le sue sensazioni nelle ultime settimane?“Sono stato onorato dalla chiamata del direttore Ferrante, le sensazioni sono state bellissime. Sento una grande responsabilità ma anche un entusiasmo fortissimo. L’Ischia è una piazza storica con un’identità precisa e con un grande senso di appartenenza. Conosco questo club da anni, è una realtà che merita rispetto e ambizione. Entrare in questo contesto per me è un motivo di orgoglio”.
Abbiamo visto le prime manovre di mercato, ci sono state tante novità. Vogliamo parlare un po’ delle scelte che avete realizzato?“L’obiettivo è chiaro, tracciare una linea che la società mi ha dato. Stiamo lavorando in piena sintonia con la società per costruire una squadra equilibrata, con fame e un’identità chiara. Quello che mi è stato chiesto è di inserire profili funzionali al nostro modo di giocare, ma anche calciatori motivati, pronti a sposare il progetto e consapevoli di dove sono arrivati. L’obiettivo è dare continuità a quanto di buono è stato fatto in passato, migliorando il livello dove serve.
Quello che mi sento di dire è che la società mi ha chiesto di sposare pienamente il territorio: è una cosa bellissima, e quindi vorrei attingere il più possibile dall’isola, soprattutto per quanto riguarda il settore giovanile. Vogliamo portare più ischitani a difendere questa maglia, perché poi, in realtà, è quello che dice la storia. Nei momenti di difficoltà si è sempre chiesto aiuto agli ischitani e hanno risposto presente. Quando sono stati messi un po’ da parte, forse l’Ischia non è andata come doveva. Quando ha vinto il campionato di Eccellenza, la squadra era quasi totalmente ischitana. Quindi la cosa migliore è partire da lì, inserendo profili funzionali al nostro modo di giocare, in base a quelli che sono i nostri obiettivi”.
Mister, proviamo a scendere sul campo. Che Ischia vedremo?“Troveremo sicuramente un’Ischia coraggiosa e organizzata. Vogliamo una squadra che sappia come giocare, ma che prima di tutto abbia spirito, compattezza e una giusta identità, che deve essere cucita addosso. Chi verrà allo stadio dovrà riconoscersi in quello che vede: questo è il mio obiettivo personale come allenatore. Poi, per quanto riguarda l’aspetto tattico, sono un allenatore creativo e non ho mai dato preferenza a un modulo in 12 anni. Ho sempre puntato su giocatori di fame, non di fama, e penso che ogni campionato abbia percorsi differenti. Ovviamente ho delle idee precise, quindi so che cosa voglio fare, cosa vogliamo fare insieme al direttore, al presidente, allo staff. Mi piacerebbe poi guardare le prime impressioni dal video per capire quale sistema sia più adatto all’Ischia. Il modulo è relativo, più che altro stiamo cercando le caratteristiche che si possano sposare con i calciatori che già abbiamo”.
Mister, si discute spesso della regola degli under. Come vive questa situazione?“Non è una regola da rispettare, ma una risorsa vera. Se hanno qualità e mentalità, i giovani devono sentirsi assolutamente protagonisti. Ad Ischia ci sono già profili interessanti e dovremo lavorare anche per farli crescere, non solo per metterli in campo. Da allenatore ho vinto un playout quando guidavo il Termoli con sei under in campo. I giocatori più forti, a mio avviso, sono quelli che escono da queste quote: vengono un po’ bistrattati e fanno fatica a trovare spazio. Magari hanno già quattro o cinque campionati alle spalle e sono giocatori su cui puntare, che nel futuro diventeranno protagonisti della categoria. Per quanto riguarda i giovani, non mi sono mai posto un vero problema”.
Mister, Girone G o Girone H? Lei immagino li conosca entrambi. Quale preferisce?“Chi allena l’Ischia non può avere una preferenza sul girone: dobbiamo prepararci ad affrontare chiunque. G o H cambia poco, se hai una mentalità forte e un’identità chiara. Il discorso dei gironi c’è, ma la categoria è la stessa. Ho affrontato il Girone H in passato e ho incontrato squadre come Taranto, Cerignola, Foggia, Sorrento e Andria. In quella Gelbison a fare la differenza furono mentalità e organizzazione. Il Girone G è un po’ particolare. Con il Gladiator ho disputato 34 gare e abbiamo fatto 51 punti. Viene spesso sottovalutato anche dalle campane. Ci sono giovani importanti, perché le squadre romane hanno sempre un prodotto giovanile di alto livello. Poi è sempre difficile andare a giocare in Sardegna. Le trasferte sono massacranti. Sulla carta sembra più facile, ma ha le sue difficoltà. Voglio una formazione organizzata, al di là della composizione del girone”.
Vogliamo costruire una squadra equilibrata, con fame e un’identità chiara. Mi è stato chiesto di sposare pienamente il territorio, ed è quello che intendo fare, valorizzando anche il settore giovanile locale
Mister, possono nascere problemi di comunicazione con i calciatori stranieri in rosa. Per lei questo aspetto conta?“Per quanto mi riguarda è una ricchezza, non un problema. Non voglio essere negativo, ma è importante l’atteggiamento, non il passaporto. Quando si viene in un posto differente, bisogna capire cosa si rappresenta e quale maglia si indossa. Il gruppo si costruisce con rispetto e obiettivi comuni. Ho sempre avuto un rapporto importante con i giocatori stranieri, e l’atteggiamento farà la differenza. La bravura, a mio avviso, dovrà essere anche da parte degli ischitani, che dovranno farli integrare subito”.
Troveremo un’Ischia coraggiosa e organizzata. Una squadra che sappia come giocare ma che prima di tutto abbia spirito, compattezza e una giusta identità, che deve essere cucita addosso
L’Ischia ha riportato a casa Franco Impagliazzo, Taratà. Ha già avuto modo di sentirlo e conoscerlo?“Non ancora. La sua storia la conosciamo, è una persona di grande esperienza e professionalità. Avere una guida come lui, per me, è un valore aggiunto per il progetto, anche perché sia in campo che nello spogliatoio bisogna lavorare per portare avanti gli obiettivi condivisi. È un punto di riferimento. Cercherò di conoscere la storia dell’Ischia e un protagonista di questo calibro con tanta umiltà, ma anche con la mia professionalità e con il mio carattere. Può darmi le dritte giuste sia a livello ambientale che tecnico-tattico. Sono ben onorato di questo affiancamento”.
Il Dispari