Vivendi sale a Parigi: Amf ordina a Bolloré di lanciare un'Opa entro sei mesi
(Il Sole 24 Ore Radiocor)- Balzo di Vivendi alla Borsa di Parigi, dopo che l'Autorità francese per i mercati finanziari (Amf) ha ordinato al gruppo Bolloré e Vincent Bolloré di lanciare un’Opa entro sei mesi sulle azioni Vivendi che non possiedono. La decisione dell’Amf giunge al termine di un braccio di ferro legale durato diversi mesi. Come si legge nella decisione dell’Amf, l’authority "ha ritenuto che Bolloré SE e il signor Vincent Bolloré, che la controlla, siano tenuti a presentare… una proposta di offerta pubblica di acquisto sui titoli azionari di Vivendi SE entro sei mesi".
Attualmente il gruppo Bolloré detiene il 29,9% di Vivendi, che a sua volta detiene il 3,7% di azioni proprie e secondo l'Amf queste azioni devono essere assimilate, portando quindi Bolloré sopra la soglia del 30% che fa scattare l'Opa obbigatoria. Vivendi, che ha una capitalizzazione di circa 3,3 miliardi di euro, nel dicembre 2024 ha finalizzato lo scorporo e la quotazione delle sue tre principali entità in altrettante Borse. Canal+ è sbarcata a Londra, Havas ad Amsterdam e Hachette a Parigi, mentre Vivendi ha assunto il ruolo di holding e società di investimenti. In precedenza, nel 2021, Vivendi aveva scorporato e quotato ad Amsterdam Universal Music Group. La scissione del 2024 è stata peraltro approvata nel corso di un’assemblea da un'ampia maggioranza, pari a oltre il 97% degli azionisti del gruppo, ma ha incontrato la forte opposizione di alcuni azionisti di minoranza, in particolare il fondo parigino Ciam, che si è rivolto alla magistratura.
Con una sentenza emessa il 22 aprile scorso, la Corte d'Appello di Parigi ha annullato la decisione dell'Amf che in prima battuta non aveva ravvisato una situazione di controllo da parte di Bollorè e ha rimandato la questione nel campo dell’Amf affinchè la riesaminasse. Dopo la sentenza, Vivendi ha annunciato l'intenzione di presentare ricorso alla Corte di Cassazione per contestarla. L’Amf ha dichiarato che "garantirà" che la chiusura dell'offerta pubblica di acquisto avvenga solo dopo che la Corte di Cassazione "avrà emesso la sua sentenza".
Come si legge nella documentazione diffusa dal ‘gendarme’ della Borsa francese, l’Amf ritiene in particolare che il gruppo Bolloré abbia avviato il progetto di scissione di Vivendi grazie alla governance della società, ovvero la presenza dei suoi rappresentanti nel consiglio di sorveglianza, che hanno autorizzato le varie tappe dell’operazione. Quindi “la società Bolloré Se, azionista di controllo di Vivendi ai sensi” della normativa del codice commerciale “deve essere vista come avendo deciso del principio dell’operazione di scissione”, scrive l’Amf. L’Autorità evidenzia inoltre come la scissione abbia profondamente modificato la natura di Vivendi, visto che le attività scorporate rappresentano la maggior parte del suo business in termini di fatturato ed Ebita. Nel 2023 “le partecipazioni in Canal +, Havas, Prisma Media e Lagardere” rappresentavano il 94% sia dei ricavi consolidati sia dell’ebita di Vivendi, precisa la comunicazione. Inoltre, l'Amf ritiene che i diritti e gli interessi degli azionisti di minoranza siano stati significativamente influenzati dalla quotazione delle tre entità su mercati che offrono meno protezione, in particolare Lse, Euronext Growth e Amsterdam, il che giustifica l'acquisizione delle quote degli azionisti di minoranza. Pertanto Bolloré avrebbe dovuto proporlo prima della scissione. Tuttavia, le società scorporate sono attualmente quotate sui mercati esteri su cui l’Amf non ha ovviamente alcun potere, o nel caso di Louis Hachette su un mercato non regolamentato. Di conseguenza, spetta a Vivendi ora l’acquisto delle minoranze. Infine l’Amf ritiene che il prezzo dell’offerta dovrebbe essere basato su un’analisi multi-criteriale, data la complessità dell’operazione di scissione e non sulla base delle quotazioni di Borsa delle ultime 60 sedute, come di prammatica. La decisione della Corte di Cassazione sul ricorso di Vivendi è attesa entro la fine del 2025. In base al sito di Vivendi, il gruppo controlla il 100% di Gameloft, il 9,94% di Universal Music Group, il 19,2% di Baniijay, il 13% di Lagardere, il 19,8% di MediaForEurope, il 12% di Prisa e il 2,51% di Tim. Vivendi comunicherà i risultati del secondo trimestre il 31 luglio. In una nota pubblicata venerdì, gli analisti di Alphavalue reagiscono positivamente alla "gradita decisione dell'Amf, che migliora un caso di investimento già molto interessante", aggiungendo che l’annuncio odierno "ha cambiato le carte in tavola" per Vivendi, considerata "fortemente sottovalutata".
ilsole24ore