Ue contro l’Italia, 5 procedure d’infrazione: non residenti nel mirino di Bruxelles

Sarà un’estate di fuoco per il governo Meloni: la Commissione europea ha aperto cinque nuove procedure d’infrazione contro l’Italia, due delle quali colpiscono direttamente il sistema fiscale, accusato di essere discriminatorio nei confronti di cittadini non residenti.
Al centro delle contestazioni ci sono il regime forfettario per i lavoratori autonomi e le agevolazioni su Imu e Tari riservate ai pensionati esteri. In entrambi i casi, Bruxelles contesta violazioni ai principi fondamentali dell’Unione: libertà di stabilimento, libera circolazione dei lavoratori e non discriminazione in base alla residenza fiscale.
Fisco discriminatorio per i non residentiLa Commissione rileva che il regime forfettario italiano, che prevede aliquote agevolate e minori obblighi burocratici, è accessibile solo ai residenti o, per i non residenti, solo se almeno il 75% del reddito complessivo è prodotto in Italia. Per chi vive all’estero, resta quindi il regime ordinario Irpef, più oneroso.
Questo meccanismo, secondo Bruxelles, crea una barriera indiretta alla libertà di stabilimento e viola le regole del mercato unico. L’Italia ha ora 60 giorni per rispondere alla lettera di costituzione in mora e modificare la norma. In caso contrario, si rischia un parere motivato e successivamente un ricorso alla Corte di Giustizia Ue. La regola del 75% per i non residenti era stata pensata dal governo, fra le altre cose, anche per stimolare gli investimenti nel nostro Paese e innescare un circolo virtuoso. Ma con la spada di Damocle della procedura di infrazione Ue, la misura potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Imu e Tari dei pensionati UeAltra procedura riguarda le agevolazioni Imu e Tari previste per i pensionati esteri. La normativa italiana consente lo sconto solo a chi:
- percepisce la pensione da un Paese estero,
- ha versato contributi previdenziali sia in Italia sia in un altro Stato con accordi internazionali.
La Commissione contesta l’eccessiva rigidità dei criteri, che finiscono per penalizzare i pensionati Ue o del See (Spazio Economico Europeo) e ridurre l’attrattività degli immobili in Italia. Anche qui, si ipotizza una violazione delle libertà di circolazione e stabilimento.
Le altre infrazioni riguardano:
- la mancata designazione dell’autorità nazionale sul metano, obbligo previsto dal regolamento Ue (infrazione che coinvolge altri 9 Paesi);
- ritardi nella trasmissione dei dati doganali, in violazione del codice doganale Ue;
- il recepimento incompleto della direttiva Daisy Chains II sul risanamento bancario, obbligo scaduto nel novembre 2024.
Quest’ultimo caso è in fase avanzata: Bruxelles ha già inviato un parere motivato, secondo step della procedura d’infrazione, che potrebbe sfociare nel deferimento alla Corte di Giustizia.
Cosa rischia l’ItaliaSe l’Italia non rivede la sua legislazione entro i termini indicati, la Commissione Ue potrà rivolgersi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. In caso di condanna, Roma sarà tenuta ad adeguarsi immediatamente e, in caso di inadempienza prolungata, potrà essere condannata anche a sanzioni pecuniarie.
Il governo Meloni si trova già sotto osservazione per lo stato dei conti pubblici. Ora si trova anche a dover gestire un pacchetto di infrazioni che coinvolge nodi chiave della sua politica fiscale. Per la premier e i suoi ministri sarà un’estate tutt’altro che rilassante.
QuiFinanza