Riviera da (ri)vedere, dagli alberghi chiusi alle colonie: regole e investimenti per lo sprint


La spiaggia di Rimini, bagnanti al sole per la tintarella. La Riviera è pronta al rilancio
Ci sono due temi: uno strutturale e nazionale (i prezzi troppo alti, il calo del potere d’acquisto delle famiglie, la concorrenza dell’estero), l’altro invece – più locale – di opportunità e identità (come attirare più persone durante la settimana, come rigenerare le strutture alberghiere chiuse senza gentrificare, come reinventare il turismo dell’accoglienza negli anni dell’omologazione da social).
Non si tratta di riscrivere la storia della Riviera adriatica, semmai di aggiornarla.
Per la Regione Emilia-Romagna (e di sicuro anche per il futuro delle Marche dopo questa tornata elettorale) l’autunno segnerà un momento delicato normativo, come ha più volte detto al Carlino il governatore Michele de Pascale: dunque un’azione sulla classificazione alberghiera, norme urbanistiche sulla rigenerazione (ad esempio quanto residenziale ‘piazzare’ negli ex alberghi o pensioni medi, a due-tre stelle? E come gestire senza speculazioni le colonie?), ma soprattutto strumenti finanziari che aiutino chi vuole investire.
Su questo si può e si deve fare di più. Il mondo è cambiato da quell’idea nostalgica e un po’ naif – ma insuperabile e meravigliosa – del Boom anni Sessanta.
Pertanto, anche le norme devono cambiare. Ecco perché bisogna cercare di allungare la stagione turistica, ma soprattutto rendere più accessibile, pardon, raggiungibile la costa adriatica dai Lidi fino a San Benedetto.
Ieri mattina servivano 80 minuti per fare 25 chilometri. Dunque, nei prossimi giorni, ci occuperemo non solo di A14, ma anche di aeroporti e di un sistema che va gestito come un unico corpo. Non siamo isole.
İl Resto Del Carlino